Più che allievo di Marcello Lippi, sembra un esegeta di Zeman. L’Antonio Conte 2020/2021 ha ripescato dal proprio passato il gusto per l’arrembaggio. Quello degli esordi, che infiammava i tifosi del Bari ed esaltava la piazza di Siena. Allora il calcio tutto all’attacco dell’allenatore leccese portò due promozioni in Serie A. Un decennio dopo resta lo spirito, ma cambiano modulo e ambizioni. La nuova Inter di Conte è costruita su tre difensori, non quattro. Attacca con due punte, un trequartista, due vere ali e i centrocampisti pronti a inserirsi. Una macchina da gol capace di segnare in campionato nove reti in due partite, pur cambiando sette giocatori fra una gara e l’altra.
Un Conte positivo
Il mutato atteggiamento di Conte è anzitutto una questione di spirito. Dopo mesi di dichiarazioni sofferte e lamentele, al via di questa nuova stagione è apparso solare, pronto a scherzare, apparentemente rilassato. “Devo imparare a godermi il percorso”, s’è detto da solo il giorno delle presentazione della nuova stagione. “Dobbiamo lavorare sull’equilibrio, ma vedere giocare questa squadra mi diverte”, ha sorriso dopo il 5-2 contro il Benevento, ripetendo quel che già aveva dichiarato commentando il 4-3 in casa con la Fiorentina, raggiunto in rimonta. Due vittorie, cinque gol presi. Lo scorso anno l’Inter chiuse con la miglior difesa, ma evidentemente a Conte la cosa interessa il giusto: l’unico titolo che il campionato assegna è lo scudetto, il resto non conta. Lippi ha vinto un mondiale applicando la regola del “primo, non prenderne”, con tanto di pallone d’oro a Fabio Cannavaro. Ma sono passati 14 anni e il calcio di oggi è sempre più orientato al nuovo dogma, sposato da Guardiola come da Klopp, in Italia da Gasperini: attacco, recupero palla immediato quando la si perde (in Germania lo chiamano gegenpressing), e vince chi fa un gol in più.
Una rosa stellare
Se Conte parla mal volentieri di scudetto, o non ne parla proprio, a rompere gli indugi sugli obiettivi dell’Inter è stato il nuovo acquisto Achraf Hakimi, freccia in fascia destra. “Lavoriamo per quello”, ha tagliato corto senza giri di parole quando gli si è chiesto se l’obiettivo dell’Inter sia il Tricolore. È proprio il 22enne marocchino, arrivato per 40 milioni più bonus dal Real Madrid, il simbolo del nuovo corso interista. Esterno ultra offensivo, in due partite ha messo insieme due assist e un gol. Qualità che si aggiunge a qualità. Quella di Romelu Lukaku, anzitutto, che ha già segnato tre reti in stagione: nell’anno solare 2020 in Europa, fra club e nazionali, hanno fatto più gol di più solo Lewandowski e Ronaldo. Quella di Sanchez, infaticabile uomo assist. Quella di De Vrij, Lautaro e del nuovo arrivato Vidal. La rosa dell’Inter ha un valore di mercato che Transfermarkt.com stima in 707 milioni di euro, 24 più della Juventus. Fra stipendi lordi, ammortamenti e prestiti, i nerazzurri spenderanno quest’anno 249,5 milioni. Sono gli effetti di un mercato in entrata ricco, pur in tempo di Covid, e di una politica di cessioni prudente. “lo scorso anno c’era emergenza a centrocampo. Abbiamo voluto abbondare”, dice il direttore sportivo Piero Ausilio.
La prova di Roma
Per capire il vero livello di questa Inter, un buon banco di prova sarà l’Olimpico, dove domenica la squadra di Conte affronterà la Lazio di Simone Inzaghi. Sarà la prima sfida in questo campionato contro una squadra qualificata in Champions. Contro l’Atalanta, che un gioco tutto d’attacco lo fa da anni, i biancocelesti hanno sofferto. Lo scorso anno contro i nerazzurri di Bergamo furono capaci di ribaltare un 3-0, questa volta no. Il 4-1 subito in casa, cui si aggiunge la contestazione dei tifosi per un mercato ritenuto insufficiente, fa della Lazio una bestia ferita. E non è detto che per l’Inter sia una buona notizia. Dopo la pausa delle nazionali, il 17 ottobre la squadra di Conte dovrà affrontare il Milan, che preoccupa più che nel recente passato. I rossoneri, al pari dei nerazzurri, avendo vinto entrambe le partite di campionato, sono a 6 punti al pari di Napoli, Atalanta e Verona. Nel gruppo di testa manca la Juventus, favorita per forza (nove scudetti di fila non si cancellano) ma mai così pressata dalle concorrenti.
Fonte www.repubblica.it