Dopo aver provato ad ammorbidire le sue regole anti-Covid, il Tour deve fare marcia indietro. Dopo due casi di posività al Covid-19 una squadra va a casa. Corridori o membri dello staff dei team, è indifferente. Bastano due casi di Covid in una settimana fra i 30 componenti della bolla di squadra e la stessa squadra dovrà salutare la compagnia, anche se per ipotesi avesse la maglia gialla. L’UCI aveva proposto venerdì di escludere una squadra dalla corsa solo nel caso in cui ci fossero stati due casi positivi tra gli 8 corridori. Prudhomme, il direttore del Tour, è stato costretto però a fare marcia indietro: “Restiamo a due casi positivi su 30 persone, all’interno della stessa squadra per un periodo di sette giorni. La decisione era stata presa dall’unità di crisi interministeriale e resterà questa senza ulteriori cambiamenti”. I due giorni critici restano il 7 e il 14 settembre, le due giornate di riposo, in cui tutti i componenti della carovana dovranno sottoporsi a tampone. Ma nel caso di insorgenza di sintomi anche nei giorni di gara, il soggetto verrebbe attenzionato. Si rischia di arrivare a Parigi decimati. La paura è quella di non riuscire ad arrivarci affatto.
IL CASO EVENEPOEL
Con un tweet molto appuntito Remco Evenepoel ha chiesto di non essere mai più paragonato a nessun altro corridore del passato: «Nessuno è come qualcun altro, ognuno è uguale solo a stesso». Il paragone più ricorrente per il giovane fenomeno belga è quello con un altro fenomeno belga, non più giovane: Eddy Merckx. E lui, con le sue vittorie in serie, non ha fatto altro in questi ultimi due anni che ricordare continuamente il Cannibale. In questo momento Evenepoel ha però altri problemi. Il primo, più serio, è il recupero dall’infortunio al bacino che la caduta al Lombardia gli ha procurato. Non sarà operato, almeno questo, e ha già potuto muovere qualche passo con le stampelle. Il ritorno in bici avverrà tra un paio di mesi, tre al massimo. A stagione finita ormai. Ma tornerà, si spera forte quanto stava dimostrando di essere anche al Lombardia, prima di quella maledetta discesa.
Il secondo problema attuale di Evenepoel deriva da un video che da giorni sta facendo molto discutere appassionati della galassia social. In quel video, relativo ai minuti immediatamente successivi alla caduta di Ferragosto, Remco appare dolorante e in stato di choc sull’erba, ai piedi del ponticello da cui era precipitato per circa otto metri. In quel momento sopraggiunge il suo direttore sportivo Davide Bramati che, per prima cosa – almeno questo suggerisce il video – mette la mano nella tasca posteriore della maglia di Evenepoel, prende un oggetto bianco e se lo porta nella tasca dei propri pantaloni. Un gesto talmente repentino e trafelato da far immediatamente scattare i cattivi pensieri. Cosa avrà mai preso Bramati? E perché farlo con tutta quella premura? Intervistato sull’argomento, Bramati ha risposto così: «Era un panino, una barretta, qualcosa di alimentare comunque. Il dottore voleva metterlo in barella e voleva girarlo sulla schiena. Ho pensato che fosse il caso di svuotargli le tasche per rendere più facile l’operazione». Sull’argomento è intervenuto anche il presidente del sindacato mondiale dei corridori Gianni Bugno: «Il ciclismo merita rispetto, basta con queste dietrologie».
Ieri però l’Uci ha chiesto di vederci chiaro e ha dato mandato alla Cadf, la fondazione antidoping, di occuparsi della vicenda attraverso dei precisi interrogatori di protagonisti e testimoni. Il presidente Uci Lappartient ha sottolineato il passaggio di una dichiarazione di Bramati, in cui il ds della Deceunick si era espresso così: «Ci eravamo accorti della caduta di Remco perché “non ci inviava più dati”». «Di quali dati parlava Bramati?» si è chiesto Lappartient, «se non sono solo quelli relativi alla posizione in corsa, allora c’è qualcosa su cui indagare». Il caso si fa spinoso. Se dovessero essere accertate delle verità scomode, sia il corridore che il ds rischierebbero sanzioni pesanti. E il ciclismo scoprirebbe qualcosa di nuovo da cui doversi difendere e forse vergognare. Ma sono solo ipotesi. Magari, invece, era davvero solo un panino.
Fonte www.repubblica.it