avvocatoinprimafila il metodo apf

“Covid, è assurdo che il governo brasiliano non fermi il calcio”

LISBONA – In Portogallo, Paese storicamente legatissimo al Brasile, nelle ore in cui si sta giocando la Final Eight della Champions League con l’allarme coronavirus comunque vivo e con le relative restrizioni sanitarie, sta facendo rumore lo scontro tra le autorità governative e i rappresentanti dei calciatori proprio sul tema del Covid 19. Tra i capi della protesta c’è Walter Casagrande, 57 anni, già centravanti di Torino, Ascoli, Corinthians, San Paolo, Flamengo e Nazionale brasiliana.
Casagrande, che cosa sta succedendo nel calcio brasiliano?
“Che in una sola settimana, nelle prime tre serie del campionato, ci sono stati più di 50 casi di positività. Eppure il governo non ferma i campionati. E’ assurdo”.
Lei è stato durissimo col governo Bolsonaro.

“Mi sono schierato semplicemente contro il ritorno del calcio nel bel mezzo di una grande pandemia. Se muoiono mille persone in più ogni ventiquattr’ore e se ne sono già morte più di centomila, che senso ha correre questo rischio?”.
Pensa che il campionato abbia una portata troppo politica, soprattutto in Brasile?
“Penso una cosa molto più semplice. Che da quando si è fatto ripartire il calcio troppi giocatori si sono già contagiati. E che per la sicurezza di tutti il campionato dovrebbe fermarsi. Invece non abbiamo avuto alcun sostegno governativo nella lotta al Covid-19 e il Brasile è nel caos”.
Quali saranno le vostre prossime mosse?
“Il sindacato dei calciatori dello Stato di San Paolo chiede subito più garanzie di sicurezza e adeguate misure oppure fermerà immediatamente il campionato. Non ci sono alternative”.
Qui a Lisbona, però, la Champions è ripresa a porte chiuse e in quasi tutta Europa sono finiti i campionati.
“Quello della Champions League è un discorso completamente diverso. Sto seguendo la Final Eight con attenzione particolare. Trovo che farla giocare soltanto in Portogallo sia stata una via d’uscita intelligente. Si è usato il buon senso. E il buon senso è quello che sta mancando in Brasile. Bisogna fare in fretta. La mia più grande preoccupazione è per la salute: dei calciatori e delle loro famiglie”.Fonte www.repubblica.it

Exit mobile version