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Covid, perché si gioca Milan-Juve e non c’è un “focolaio”

MILANO – La Juventus è già a Milano e sta aspettando nel suo albergo, intorno alle 19.15 il pullman porterà la squadra a San Siro dove alle 20.45 si disputerà la sfida con il Milan. Regolarmente. Nessun rischio di rinvio per Covid, nonostante ai due positivi della Juventus (Alex SandroCuadrado) e due del Milan (Rebic e Krunic, risultati positivi questa mattina). Il protocollo, applicato immediatamente dalla Juventus che ha avvisato la Asl di Torino per poi procedere con l’isolamento dei positivi e la creazione della bolla al J-Hotel della Continassa. Lo stesso ha fatto il Milan che, peraltro, si trovava già in ritiro.

LE PAROLE DELLA ASL – Si è fatta, tuttavia, un po’ di confusione sulla possibilità che la Asl di Torino potesse fermare la Juventus, interpretando in modo scorretto le parole del dottor Roberto Testi, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl. Testi, parlando con Tuttosport, ieri è stato molto chiaro: «L’Asl interviene solo nel caso in cui emerga un focolaio che costituisca un problema di sanità pubblica. Ma qui siamo lontani anni luce da una situazione simile: ci sono alcuni casi di positività al Covid, ma non cambierebbe nulla anche se nel giorno della partita (cioè oggi, ndr) ne emergessero altri 7-8 isolati. Diversa sarebbe la situazione se in un gruppo squadra ci fossero 3-4 casi di positività al giorno e per 4-5 giorni di seguito: a quel punto, in collaborazione con lo staff medico bianconero, l’Asl prenderebbe provvedimenti e isolerebbe i soggetti coinvolti in una struttura idonea. Ma è un’ipotesi lontanissima, in questo senso il protocollo è molto chiaro».

IN CAMPO POCHI RISCHI – La possibilità che nel Milan e nella Juventus ci siano altri potenziali contagiati esiste, perché si fanno scendere in campo lo stesso? Alla base del protocollo Figc-Governo, stilato nel mese di maggio, c’è uno studio che ha consentito agli scienziati di verificare come in campo si verifichino in modo rarissimo le condizioni per un contagio, essendo i contatti e le vicinanze dei giocatori troppo rapide e non continuative per consentire il passaggio del virus in quantità sufficiente da un individuo all’altro. Inoltre, le due squadre continueranno a restare in bolla per i prossimi giorni e, quindi, eventuali altri casi rimarrebbero circoscritti ai due gruppi squadra.

COS’E’ UN FOCOLAIO – Infine, anche la parola «focolaio» è stata usata un po’ a sproposito nelle cronache delle ultime 24 ore. Per essere precisi, si parla di focolaio epidemico quando una malattia infettiva provoca un aumento nel numero di casi molto maggiore rispetto a quanto atteso all’interno di una comunità o di una regione ben circoscritta. Per individuare l’origine di un focolaio è necessario attivare un’indagine epidemiologica dell’infezione tracciando una mappa degli spostamenti delle persone colpite.

Fonte tuttosport.com

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