LISBONA – Che il Portogallo fosse la terra degli eroi per caso lo si poteva sospettare: all’Europeo 2016 fu infatti Ederzito Antonio Macedo Lopes in arte Eder, classe 1987, nato in Guinea Bissau, allora attaccante abbastanza oscuro del Lille e riserva della Nazionale di Fernando Santos, a beffare in finale nei tempi supplementari la Francia di Deschamps, zeppa di futuri campioni del mondo. Eder era entrato verso la fine del secondo tempo, perché l’eroe vero, Cristiano Ronaldo, si era infortunato a inizio partita, Nani e Quaresma non preoccupavano Lloris e qualcosa bisognava provare. Dopo quel gol storico, nella migliore tradizione degli eroi per caso, Eder tornò nel limbo: è finito in Russia, alla Lokomotiv Mosca. In compenso ha clamorosamente ispirato 3 eredi, che 4 anni dopo, in questa Final Eight di Lisbona, hanno deciso entrando dalla panchina i primi 3 quarti di finale e che vorrebbero non fermarsi a questo: 2 tra loro, il camerunense Choupo Moting e il francese Dembélé, hanno un po’ risarcito la Francia della beffa di Ederzito, portando in semifinale Psg e Lione. Lo statunitense Adams, invece, ha mandato avanti il Lipsia.
Choupo, quello che fa gruppo
La regola delle 5 sostituzioni, norma al momento provvisoria del post Covid, facilita la scelta degli allenatori, che possono attingere a un maggior numero di riserve. Ma in realtà soltanto Choupo Moting, contro l’Atalanta, è entrato per quinto, come ultima scelta al posto di Icardi. Mancavano 12 minuti, il Psg stava perdendo per il gol di Ilicic e la rimonta era abbastanza imprevedibile. Si è concretizzata col gol di Marquinhos all’ultimo minuto e appunto con quello al 3° minuto di recupero del più insospettabile. Jean-Eric Chuopo Mouting, a 31 anni, non è esattamente il prototipo del tipico campione della galleria di attaccanti del Psg qatariota. Nato ad Amburgo da padre camerunense e madre tedesca, dall’Amburgo fu ceduto al Norimberga e da lì passò al Mainz, dove conobbe Tuchel. Dopo le altre parentesi allo Schalke e allo Stoke City in Premier League (5 gol in 30 partite, retrocessione), il gigante (1,90), tecnica così e cosi, classico centravanti del quale si dice che gioca per la squadra, pareva destinato a palcoscenici minori, salvo le partite col Camerun: nel 2010 l’allora ct, il francese Paul Le Guen, lo aveva chiamato per il Mondiale. Ma nel 2018, da svincolato dello Stoke, firmò per il Psg, che cercava un sostituto di quantità per il portoghese Guedes: era stato Tuchel a ricordarsi di lui. Il cartellino gratis e l’ottimo carattere fecero il resto. Choupo Moting è diventato l’uomo spogliatoio, quello che se non gioca non fa drammi. Era la riserva di Cavani e intanto diventava il collante tra il gruppo dei brasiliani e quello dei francesi. Fino al gol all’Atalanta era famoso per due episodi assai meno felici. Nell’aprile 2109, al Parco dei Principi contro lo Strasburgo, respinse sulla linea il tiro del suo compagno Nkunku, che avrebbe garantito il titolo anticipato al Psg. E in un allenamento prima della partenza per Lisbona, 2 settimane fa, ha colpito al polpaccio Verratti, che così con l’Atalanta non c’era e che non sa ancora se riuscirà a guarire per l’eventuale finale. Il Psg aveva inserito Choupo nella lista per la Final Eight soltanto per il Covid e per la lunga pausa: Cavani ha rifiutato il rinnovo del contratto per 2 mesi, per finire la stagione, così è entrato in lista Choupo: “Tutto è possibile nella vita”, ha chiosato lui.
Adams, l’americano nella storia
Tyler Adams, ventunenne centrocampista del Lipsia, è un tipo più ambizioso e non lo si capisce solo dall’età. Nelle gerarchie di Nagelsmann, contro l’Atletico Madrid, è stato il primo cambio. E’ entrato subito dopo il gol del pareggio avversario, il rigore di Joao Felix. Mancavano 18 minuti alla fine e i supplementari sembravano per la sua squadra un ragionevole obiettivo. Invece, a 3 minuti dall’ipotesi del prolungamento della partita, ha azzeccato il destro dal limite che ha spiazzato Oblak, con l’aiuto della deviazione di Savic alla traiettoria, e si è trasformato in eroe anche della saga sportiva americana, visto che il suo gol è stato catalogato come “il più importante mai segnato da un calciatore degli Usa”. Lui ha apprezzato e ha voluto ricordare che non si sente affatto una riserva: “Nei primi 6 mesi, quando abbiamo iniziato la Champions, io sono stato infortunato. Ora che finalmente sto bene, posso dimostrare il mio valore”. Adams giocava nel New York Red Bull, filiale della multinazionale calcistica della bibita energetica. In Germania è arrivato al Red Bull Lipsia nel gennaio 2019, quando nessuno poteva immaginare che sarebbe diventato il quarto statunitense a segnare in Champions dopo Beasley, Jones e Pulisic, ma il primo a farlo in un quarto di finale: “E siccome sono giovane, in una squadra giovane, non mi pongo limiti”.
Dembélé, l’uomo del mattoncino
Anche Moussa Dembélé, avendo ancora 24 anni, può fare in tempo a sfondare, per quanto la concorrenza tra gli attaccanti, nella Nazionale francese, non manchi di sicuro. Per ora deve recuperare un po’ delle occasioni perdute e la doppietta che ha spedito a casa il City di Guardiola lo può aiutare: nell’elenco delle potenziali cessioni del Lione, club formatore di talenti per definizione, c’è pure lui. Nel quarto di finale della gloria è entrato al 30’ del secondo tempo come terzo cambio, al posto del capitano Depay, subito dopo il gol con cui De Bruyne sembrava avere raddrizzato la serata della squadra favoritissima. Il Lione di Rudi Garcia ha vinto in contropiede. E lui si è ritrovato di nuovo con l’etichetta di eroe, come quando aveva segnato un celebre gol al Psg, il club in cui è cresciuto calcisticamente: “Ho lasciato Parigi, dopo 8 anni, quando è arrivata la proprietà del Qatar. Era complicato per i giovani trovare spazio, con campioni come Ibrahimovic e Lavezzi in davanti: i dirigenti volevano che restassi, ma io volevo giocare per crescere. Così andai al Fulham, che all’epoca aveva la migliore accademia d’Inghilterra”. Lì vinse la Premier Academy League, per poi firmare nel luglio 2013 il contratto a 17 anni con la prima squadra, retrocessa. I primi 2 gol da professionista – i suoi gol multipli sono una costante – furono nel 2014 al Derby County in Coppa di Lega. Nel 2016 passò al Celtic, in Scozia, per un milione di euro e a Glasgow assaggiò la Champions: nel novembre 2017 avrebbe segnato al Psg il famoso gol dopo soli 56 secondi, il più rapido della storia del Celtic nella coppa più importante, prima che l’impetuosa reazione avversaria portasse al 7-1. L’approdo a Lione confermò il feeling con la Champions: fu subito centro, in un 2-2 con lo Shakhtar Donetsk. Ma poi basta e non era mica facile pensare che col City sarebbe successo quello che è successo: ingresso a un quarto d’ora dalla fine, 7 palloni toccati, 2 tiri, 2 gol: “Quando parti in panchina, sei triste e non è mai facile accettare la scelta dell’allenatore. Poi pensi che verrà il momento di giocare e tu potrai mettere il tuo mattoncino. Io l’ho messo”. Come tutti gli eroi per caso.
Fonte www.repubblica.it