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Dalla Cagnotto alla Vezzali, le super-mamme che rinunciano allo sport per la famiglia

ROMA – “Il destino ha voluto regalarmi una nuova vita dentro di me”, così Tania Cagnotto dopo la bella scoperta ha ufficializzato ieri la decisione di ritirarsi definitivamente dallo sport agonistico rinunciando così al sogno olimpico coltivato nell’ultimo anno. Ma non è l’unica ad essere arrivata a questa scelta. Prima di lei un’altra campionessa dello sport azzurro aveva dovuto dire addio alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2006 per dedicarsi alla famiglia. Si tratta di Valentina Vezzali, icona della scherma italiana e internazionale che nel novembre del 2015, all’età di 41 anni, annunciò al mondo la scelta di saltare quelli che sarebbero stati gli ultimi Giochi di una carriera costellata da ori olimpici e mondiali.

Serena e la depressione post-partum

E come dimenticare Serena Williams? La regina del tennis mondiale che nel 2017 vinse gli Australian Open incinta di 1 mese e che annunciò mesi dopo il suo trionfo più bello con un selfie su Snapchat e la didascalia: “20 settimane”. Una storia felice fino a un certo punto quello della super campionessa statunitense che dopo il parto decise di restare per lungo tempo lontano dai campi da tennis per poi ammettere dopo un anno, prima sui social, poi in un’intervista, di aver sofferto di depressione post-partum tanto da condizionarne pesantemente i risultati al suo rientro. Spostandoci a uno sport-show come il Wrestling lo scorso maggio Becky Lynch, detentrice del titolo di Raw rinunciò alla cintura perché in attesa.

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Dalla Idem alla Valcepina, quei bronzi con “sorpresa”

Ma la storia dello sport italiano e internazionale è piena anche di storie incredibili, di mamme eroiche che non si fermano davanti a nulla. Per restare in terra nostrana basti ricordare la pluricampionessa della conoa Josepa Idem, capace di conquistare un bronzo mondiale incinta di 10 settimane o Elisa Di Francisca che dopo le Olimpiadi di Rio rimase incita e allattò il proprio figlio durante allenamenti e gare del 2017. La sua foto a bordo pedana con la divisa dell’Italia e il piccolo Ettore attaccato al seno fece il giro del mondo. La pattinatrice Martina Valcepina conquistò il bronzo olimpico a Sochi 2014 nella staffetta dello short track incinta di due gemelline.

Alle Olimpiadi di Londra incinta di 8 mesi

Ancora più clamoroso lo scatto di Sophie Power che, durante l’Ultra-Trail du Mont Blanc, ultramaratona di 170 chilometri, decise di allattare al seno suo figlio di 3 mesi a bordo strada scatenando mille polemiche. Arrivò al traguardo in 43 ore e 33 minuti. La malese Nur Mohamed Suryani Taibi nel 2012 partecipò alle Olimpiadi di Londra in attesa di 8 mesi stabilendo un primato unico: fu la prima atleta a gareggiare a pochi giorni dal parto. Andando indietro nel tempo, la ginnasta russa Larisa Latynina nel 2015 rivelò di aver vinto 5 ori ai Mondiali del 1958 incinta di cinque mesi. Nel 2017 la nuotatrice americana Dana Vollmer, cinque ori olimpici, scese in vasca all’Arena Pro Series di Mesa, in Arizona, per i 50 stile libero con un pancione di 6 mesi. Indimenticabile Anja Fichtel, schermitrice degli anni ’80-’90 che vinse un campionato nazionale al quinto mese e tornò in pista 43 giorni dopo il parto. Storie di sport, storie di super-mamme capaci di riscrivere il concetto di “sport e famiglia”.

Fonte www.repubblica.it

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