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De Paul per la nuova Juve di Pirlo. Matuidi ai saluti, accordo con l’Inter Miami

TORINO – La Juve di Pirlo somiglierà a Pirlo: più giovane e meno costosa. Ringiovanire e decespugliare il monte ingaggi, che ha toccato i 173 milioni di euro, rappresentano le due linea guida del prossimo mercato e sono giù state anticipate dalle prime operazioni realizzate (l’acquisto di Arhur e Kulusevski e la cessione di Pjanic) ma anche dal cambio in panchina: è vero che la Juve dovrà pagare a Sarri ancora due anni di stipendio, ma quello di Pirlo (1,8 milioni a stagione) è nettamente al di sotto della media dei suoi colleghi di prima fascia.

La Juve non naviga nell’oro, il rosso dell’ultima semestrale era di 50,3 milioni, ed è la ragione per cui Paratici sta organizzando soprattutto scambi, che portano gonfie plusvalenze per sistemare il bilancio ma, in certi casi, anche benefici tecnici: i bianconeri pensano di averne avuto uno dall’operazione Arthur-Pjanic. Il problema è che, rispetto al passato, la Juve non ha granché da vendere e molta della sua merce si è svalutata. Per avere risorse da investire sul mercato dovrebbe liberarsi o dal più costoso (Ronaldo, che grava sul bilancio per quasi 60 milioni a stagione) o dell’unico che renderebbe un incasso notevole, cioè Dybala, valutato attorno ai 70 milioni. Se ci fosse l’occasione, la Juve sarebbe quindi disposta a rinunciare a uno dei due, ma al momento la Joya è orientata a rimanere a Torino mentre Ronaldo non sembra avere sbocchi altrove, nonostante le voci sul Psg che regolarmente rimbalzano dalla Francia.

In ogni caso, la Juve sa che a Pirlo servono almeno un centravanti, uno o due centrocampisti di qualità e uno o due difensori di fascia. Sono le stesse necessità che aveva manifestato Sarri e che il nuovo allenatore condivide, così come sembra, da queste prima battute, condividere i nomi già emersi con il vecchio allenatore a cominciare da Milik, con cui Paratici ha da tempo raggiunto un accordo, anche se con il Napoli ancora no: per il polacco, la Juve spera di poter imbastire un baratto (i nomi sul piatto sono Bernardeschi, Rugani, Romero). L’alternativa è Jimenez, messicano del Wolverhampton, senz’altro più forte ma anche molto più caro. Orbita nella galassia Mendes, è questo può essere un vantaggio: i rapporti con il procuratore di Ronaldo, che di fatto esercita anche un controllo gestionale sui Wolves, sono eccellenti.

A centrocampo il nome giusto è De Paul, che nella seconda parte della stagione ha giocato a livelli stratosferici adattandosi perfettamente alle mansioni di mezzala che gli ha dato Gotti (e contro la Juve, addirittura di mediano difensivo): nel 4-3-3 di Pirlo sarebbe perfetto, per tecnica, dinamismo e senso del gol. Il suo prezzo è di 35 milioni, la concorrenza forte è quella del Milan. Con l’Udinese i bianconeri hanno rapporti privilegiati e il canale di comunicazione è sempre aperto. In lista c’è sempre, e da sempre, anche Zaniolo, ma con l’arrivo di Friedkin è praticante impossibile che il gioiello giallorosso possa finire sul mercato. Si è riaperta invece la pista che porta a Tonali, che Paratici aveva smesso di battere quando ha capito che il vantaggio dell’Inter era ormai incolmabile. Ma Pirlo stima molto quello che a Brescia è stato accolto come il suo erede: la Juve, quindi, un tentativo di tornare in corsa lo farà.

L’elenco dei partenti è lunghissimo e coinvolgerà almeno sette-otto giocatori. La società ha già proposto a Khedira, e presto lo farà con Higuain, la rescissione del contratto che dovrebbe scadere nel giugno prossimo. Matuidi già domani dovrebbe firmare con l’Inter Miami di Beckham (la Juve cederebbe gratuitamente il cartellino risparmiando l’ultimo anno di ingaggio del francese), in vendita ci sono i perennemente infortunati Ramsey e Douglas Costa, ma in generale si può dire che nessun juventino sia incedibile, a fronte di un’offerta congrua. Anche quest’estate, dunque, dovremo aspettarci un mercato flessibile e mutevole, anche se magari meno schizofrenico rispetto a un anno fa, quando quasi nulla di quello che si sperava di fare venne fatto. E Sarri, alla fine, non ebbe un solo giocatore funzionale alla sua filosofia di gioco.

 

Fonte www.repubblica.it

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