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Barkley Marathon
Per il secondo anno consecutivo non ci sono stati vincitori. Anche stavolta la Barkley Marathon ha confermato la sua fama di maratona più sadica e assurda del mondo, dove se partecipi ricevi una lettera di condoglianze. Dei quaranta concorrenti, nessuno è riuscito a tagliare il traguardo. La maratona più sovrumana della storia si disputa ogni anno, dal 1986, nel Frozen Head State Park di Wartburg, nello stato del Tennesse, e più che una corsa sembra una gara di sopravvivenza: in un tempo massimo di sessanta ore i concorrenti devono coprire il tracciato di centosessanta chilometri, cinque giri da trentadue chilometri l’uno, lungo sentieri di montagna, tra boschi, sterpaglie, rovi, con temperature che variano dai trenta gradi allo zero, con un dislivello di diciottomila metri, come scalare due volte l’Everest.
Nonostante non venga mai pubblicizzata, ma vada avanti attraverso il passaparola, tra gli appassionati del genere questa corsa è un’ossessione. I partecipanti sono soltanto quaranta, che devono pagare una quota di ingresso di un dollaro e sessanta centesimi. L’organizzazione comunica l’accettazione con un messaggio inquietante: “Ci dispiace comunicare che sei stato ammesso alla Barkley Marathons”.
Ma non è l’unica stranezza. Non esistono data e orario di partenza, i concorrenti possono passare giorni accampati con le loro tende. Il via arriva quando uno degli organizzatori della corsa, Gary Cantrell, cappello da cowboy e barba bianca, si presenta, soffia in una conchiglia e poi accende, letteralmente, una sigaretta. Al quel punto si parte. Per assicurarsi che tutti seguano il percorso previsto, senza tentare scorciatoie, ogni concorrente deve strappare una certa pagina dai libri messi in punti strategici. Se ti fai male, ti arrangi. Di notte, devi orientarti con una piccola mappa, il Gps non è ammesso. Quando uno si ritira, deve annunciarlo suonando una tromba posta alla base.
Nell’edizione che si è corsa nello scorso weekend, al primo giro si erano ritirati in diciotto, al terzo erano rimasti in sei, al quarto nessuno. C’è un traguardo intermedio, chiamato “Run Fun”, corsa per divertimento, 97 chilometri, abbastanza per sentirsi all’inferno.
Cantrell è il ‘sadico’ che ha inventato questa maratona. Sembra che l’ispirazione gli fosse arrivata dall’assassino di Martin Luther King, James Earl Ray, evaso da un carcere del Tennesse, a pochi chilometri da Wartburg, e catturato dopo aver corso nei boschi per due giorni e cinque ore. Aveva coperto “solo” venti chilometri. “Io ne avrei fatti almeno cento”, fu il commento di Cantrell, che poi decise di mettere in pratica la sua affermazione organizzando questa corsa attorno al penitenziario.
Chiamata Barlkey, dal nome di un vicino di Cantrell, ma senza chiarirne i motivi, finora soltanto in quindici sono riusciti ad arrivare al traguardo. O, almeno, non in tempo utile: due anni fa Gary Robbins arrivò secondo, registrando un tempo di 60 ore e 6 secondi. Quei sei erano di troppo. Gli organizzatori, a conferma della natura sadica della corsa, lo considerarono “non classificato”. Su Netflix gira un docufilm che racconta questa corsa simile a un “sacrificio umano”. In genere si corre il primo weekend di aprile, ma stavolta è stato anticipato, per sviare i curiosi. Cantrell, in ogni caso, non ci guadagna niente. Ai concorrenti chiede solo un ricordo: una maglia, un paio di pantaloni e una targa d’auto per indicare da dove arrivano.
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