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“Ero allo stadio Heysel il giorno della finale Juventus Liverpool con i 39 morti”

Memoria storica delle imprese calcistiche juventine, Walter Peccolo si entusiasma ancora nel ripensare alle molte partite in casa e all’estero. La sconfitta per uno a zero contro l’Ajax in Coppa dei Campioni e il pareggio due a due a Budapest

AOSTA. “Sì, siamo la Juve dei record. Titolo che ci siamo meritati sul campo. Ammetto che abbiamo ricevuto qualche ‘occhiata arbitrale’ in meno. E’ altrettanto dimostrabile che i ‘fischietti’ ingiusti sono stati molti di più. Ma, in questi casi, va tutto bene. Nessuno protesta. Punire la Juventus è quasi un obbligo”.

  Walter Peccolo,  juventino nel dna, vice presidente dal 1964 e cofondatore dello Juventus Club Aosta, sportivo, mai fanatico, plaude, in maniera contenuta, al 7° scudetto bianconero e ricorda come soltanto il Lione e il Celtic di Glasgow abbiano eguagliato la ‘signora’ del calcio italiano.

  “Siamo due squadra in una – riprende – come  numero e qualità dei giocatori. Il nostro ampio turnover. ci permette di rimpiazzare giocatori espulsi o assenti per malattia con sostituti di uguale capacità. Non tutte le altre squadre hanno riserve all’altezza della situazione”.  

 Garbato e obiettivo, Peccolo ritorna sui vari episodi ‘pro’ e ‘contro’ la sua squadra del cuore. “E’ opportuno – sostiene con massimo fair play – esaminare tutto il campionato. Ieri, – chiosa – nella partita con la Roma, è stato spinto Dibala in maniera tutt’altro che leggera dal difensore avversario.. Azione da rigore netto.. La partita è andata avanti come se non fosse accaduto nulla.Va detto – puntualizza Walter Peccolo – che entrambe le squadre non avevano alcun interesse a lottare per vincere. Si è giocato per il possesso palla e in tattica di attesa. Noi con lo scudetto in tasca. La Roma già in Champions league”.

 

   Quanto avete temuto il Napoli? 

  Senza esitazione : “.Moltissimo E’ uno squadrone, seppure non disponga degli stessi nostri ricambi”. Fa appello alla Dea Fortuna nel ricordare il goal segnato alla Juventus dal difensore azzurro Koulibaly. “Partita che abbiamo giocato guardando al pareggio“, dice a denti stretti. Si riprende in un amen e snocciola  i trionfi present e passati della prima in classifica: “Questo è il 36° scudetto vinto sul campo. Sono 34 gli ufficiali”.

  Con un pizzico di sana ‘crudeltà’ fingiamo di dimenticare il ‘destino’ degli altri due. Si schiarisce la voce e in una manciata di secondi accenna: “La questione del calcio scommesse e Juve retrocessa in B”.  La ripresa è immediata: Scudetto e coppa Italia, un’accoppiata incredibile vinta negli ultimi quattro anni consecutivi”. Aggiunge con ampio sorriso: Mio figlio Claudio è juventino. Ma il bello è che anche il nipotino Alberto vede solo il bianconero, colori che ha già indossato alla nascita”,. ironizza.

  Il tifo per una ‘maglia’ si identifica anche nel sostenerla in qualsiasi situazione. Seguirla nelle trasferte comode e disagevoli, incoraggiarla quando i numeri voltano le spalle. “Il nostro presidente Franco Bataillon – sottolinea il vice – ha seguito la Juventus anche a Tokio, nelle due finali intercontinentali, dove il team bianconero è uscito vincitore”.

  Se si potesse stilare una classifica delle trasferte degli juventini, Walter Peccolo potrebbe salire su uno dei tre gradini del podio: Madrid, Barcellona, La Colunia,Glasgow, Monaco di Baviera, Montecarlo, Budapest, Manchester.

  Pausa. “Ero anche allo stadio Heysel,, a Bruxelles, nella finale Tra LIverpool e Juventus. Era il 29 maggio 1985., una data che non dimenticherò mai. Ho assistito alla feroce aggressione degli inglesi, al crollo di un  muro dello stadio e alla atroce morte di 39 spettatori schiacciati da una folla impazzita. Centinaia i feriti. Io ero a pochi metri, ma in un’area tranquilla. La vittoria della Juventus per uno a zero non ci ha neppure sfiorati anche perchè ho sempre ritenuto fosse ingiusta. Quel rigore  segnato da Michel Platini non c’era”, asserisce Walter Peccolo con tristezza immutata.  

   Juventino  Doc Mario Varetta, ex direttore di banca: “La delusione per la sconfitta è sempre inferiore alla soddisfazione per la vittoria” afferma senza pensarci due volte.

   Per quale  motivo?

  “Vincere per noi è scontato”. Addolcisce il commento: “Quasi scontato”. Ma rintuzza. “Siamo abituati a risultati in positivo.Non si riesce neppure più a gioire“. Inno alla consuetudine del tifoso irriducibile. “E diventata la norma – ribadisce -. La Juventus – afferma con voce stentorea -. è una squadra imbattibile Quando scende in campo gioca solo per vincere. E batterla è sempre un’impresa ardua. Della serie: non ce n’è per nessuno”, il suo commiato.

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