Nella storia del calcio c’è stato solo un attaccante diciottenne costato più caro di lui: parliamo del campione del mondo in carica con la Nazionale francese Kylian Mbappé (22 anni compiuti domenica), che il Paris Saint-Germain acquistò dal Monaco il 31 luglio del 2017 per 145 milioni di euro più 35 di bonus. Poi, a oltre cento milioni di distanza, ecco il talento portoghese Fábio Silva, classe 2002, ingaggiato lo scorso 5 settembre dagli inglesi del Wolverhamtpon Wanderers per 40 milioni, versati nelle casse del Porto. Tutti gli altri stanno dietro: da Pato (24 milioni nel 2007) ad Agüero (21,7 nel 2006), da Pellegri (20,9 nel 2017) a Lukaku (15 nel 2011) e via discorrendo. Un gran bel biglietto da visita, ma anche un peso notevole per l’attaccante che i media lusitani paragonano e considerano un potenziale erede di Cristiano Ronaldo.
Il sogno Golden Boy
Fábio Daniel Soares Silva (il suo nome completo) durante questo 2020 che volge al termine è stato anche in corsa per il Golden Boy: unico portoghese nella “shortlist” finale di 20 giocatori in lizza per ereditare lo scettro del suo connazionale João Félix. Non ce l’ha fatta, ma si rendeva conto anche lui che sarebbe stata ardua di fronte a campioni del calibro del “bombardiere” Haaland, del geniale “furetto” Ansu Fati e del “vincitutto” Alphonso Davies. «Pazienza, ci riproverò nel 2021 – afferma convinto -. Il Golden Boy è un premio magnifico e mi piacerebbe tanto vincerlo per continuare la tradizione dei portoghesi che l’hanno conquistato nel recente passato come Renato Sanches e João Félix».
Calciatori i cui trasferimenti milionari (rispettivamente al Bayern Monaco nel 2016, all’Atlético Madrid nel 2019 e, appunto, ai “Wolves” poco più di un trimestre fa) sono stati “orchestrati” dal potentissimo superagente lusitano Jorge Mendes. Che nella sua scuderia Gestifute ha il solo Sanches in quanto per Félix e Silva s’è sì occupato direttamente dei passaggi di proprietà, con relative commissioni, lasciando tuttavia i giocatori in procura ai rispettivi agenti ovvero Manuel Antonio Moreira de Sá e Pedro Cordeiro della Soccer Promaster (João Félix) nonché Carlos Miguel Oliveira e Mário Santos della Soccer Talent Vision (Fábio Silva). Entrambe le agenzie hanno comunque stabilito rapporti di (proficuo) partenariato con la società di Mendes.
Il fratello laziale
Fábio è nato (a Gondomar, sul rive del Douro come Oporto da cui dista una decina di chilometri in direzione Est) e vissuto in una famiglia in cui si è sempre respirato calcio. Suo papà Luís Jorge Pinto da Silva, ex centrocampista, oggi 45enne, ha conquistato uno storico titolo portoghese nel 2001 con il Boavista, finora l’unico trionfo nella Primeira Liga per la squadra dalla maglia a scacchi bianconeri chiamata a fronteggiare l’impari concorrenza “stracittadina” con il pluridecorato Porto.
E suo fratello maggiore Jorge Filipe Soares Silva, classe 1999, è un difensore centrale di proprietà della Lazio che lo scorso 6 ottobre l’ha ceduto in prestito fino al prossimo giugno proprio al Boavista, dove gioca nella formazione Under 23. «Cerco di fare quello che deve fare un fratello – spiega Jorge junior -. Sfortunatamente da un lato, e fortunatamente dall’altro, non posso vivere vicino a lui, ma abbiamo un ottimo rapporto e parliamo quasi ogni giorno di come è andato l’allenamento e di tutto il resto. Seguo tutte le partite di Fábio ed è un vero orgoglio per me vedere quello che sta facendo il mio caro fratellino alla sua età: la scorsa stagione nella prima squadra del Porto e ora in Premier League con la maglia arancio-nera del Wolverhampton. Ha sempre avuto molta fiducia nelle sue capacità, questo è il motivo per cui è arrivato a un livello così alto pur essendo giovanissimo. Farà una grande carriera. Quello che gli diciamo io e mio padre è che ogni giorno deve lavorare duramente, solo così tutto andrà per il meglio. Ma lui lo sa benissimo».
Non vuole mai perdere
Fábio ha mosso i primi passi calcistici nella União Nogueirense, prima di passare nella compagine della sua Gondomar insieme al fratello maggiore. «Si notava che aveva qualcosa di speciale, soprattutto nel modo di trattare la palla – ha raccontato Pedro Fonseca, allenatore di Silva all’età di 6 anni -. Aveva però un… problema e cioè che odiava perdere. Si puniva quando veniva sconfitto. A volte facevamo esercizi di tecnica individuale e a quell’età lui si annoiava. Perché? Perché per lui erano un qualcosa di semplice da fare». A 8 anni, il piccolo bomber si è unito al Porto sempre insieme a Jorge junior e anche in quel contesto divenne subito evidente il fatto che avesse qualcosa di diverso rispetto agli altri bambini. «Fábio era molto più avanti – ha detto Marc Vieira, tecnico del baby bomber nei suoi primi tre anni al Porto -. Ha sempre giocato con ragazzi che erano più grandi di lui e questo perché aveva le caratteristiche per farlo. Segnava moltissimo, aveva i movimenti e l’agilità tipici di un attaccante. Anche se era solo un bambino, poteva già contare su una grande tecnica e sulla capacità di andare a rete in vari modi. Era dotato di quella calma che è propria degli attaccanti che devono ricevere palla in area e capitalizzare».
Fábio Silva ha trascorso 5 anni al Porto prima di trasferirsi ai grandi rivali del Benfica, club che aveva offerto a suo fratello maggiore la possibilità di entrare a far parte del proprio settore giovanile. Anche Fábio si è presto unito alle “Aquile” di Lisbona, ma i loro cammini si sono divisi due anni dopo, quando Jorge nell’estate del 2017 è passato alla Lazio.
Record a ripetizione
Il più giovane dei fratelli Silva aveva offerte da Liverpool e Manchester City, quando era ormai evidente il suo desiderio di lasciare il Benfica, ma il Porto – venuto a conoscenza del suo malcontento attraverso i suo compagni di squadra nelle rappresentative giovanili del Portogallo – essendo più che certo delle sue straordinarie qualità, fece di tutto per convincerlo a tornare. José Tavares, ex direttore del settore giovanile dei “Dragões”, raggiunse il ragazzo e la sua famiglia in Algarve, dove stavano trascorrendo un periodo di vacanza, con l’obiettivo di convincerlo.
In realtà Silva ha sempre voluto tornare al Porto per riprendere il cammino lì dove l’aveva interrotto. A 16 anni era già fuori scala per la sua categoria. È stato nell’estate del 2018 che sono cominciati a fioccare i paragoni tra lui e Cristiano Ronaldo. «Quando CR7 aveva 17 anni giocava da centravanti nelle giovanili dello Sporting Lisbona – dichiarò in tempi non sospetti Manuel Fernandes, leggenda dei “Leoni” biancoverdi con 193 gol in 327 gare di campionato -. Gli vidi fare delle cose che, alla stessa età, ho rivisto compiere a questo ragazzo straordinario che diventerà un attaccante formidabile». Silva ha segnato a raffica nella stagione 2018- 19: addirittura 33 volte in 39 presenze con l’Under 19 del Porto, formazione con la quale ha conquistato sia il titolo nazionale di categoria sia la sempre più ambita UEFA Youth League (5 gol e 4 assist nella Champions dei giovani), schiantando 3-1 il Chelsea in finale.
Ormai era giunto il tempo d’essere promosso in prima squadra. Il tecnico Sergio Conceição («Ha tutto per affermarsi ad alti livelli, è già un uomo») lo fece debuttare il 10 agosto 2019 a Barcelos contro il Gil Vicente: Fábio entrò a 11’ dalla fine al posto di Otavinho e così, a 17 anni e 22 giorni, divenne il più giovane esordiente in campionato nella storia del Porto cancellando il precedente primato detenuto da Bruno Gama. Da allora ha battuto anche altri record, visto che è diventato il più giovane “Drago” a disputare un match in Europa, il più “young” a vestire la maglia da titolare e il più giovane ad andare a segno.
«Piacevo a Juve e Milan»
Grazie ai suoi 185 cm di altezza, è molto forte anche nel gioco aereo e incute rispetto dal punto di vista fisico. Ha vinto l’ultima Liga e l’ultima Coppa nazionale con il Porto, pur giocando poco data la giovane età (12 presenze, 1 sola da titolare in campionato), ma sfornando sempre prestazioni di alto livello che gli sono valse le attenzioni di top club inglesi oltre che dell’Atlético Madrid. Ha scelto il Wolverhampton anche perché il suo inserimento sarebbe stato agevolato dal fatto che nei “Lupi” delle Midlands ci sono la bellezza di altri 14 portoghesi tra campo, panchina e staff tecnico (l’allenatore è l’ex “portista” Nuno Espírito Santo, i giocatori più famosi Semedo, Moutinho, Rui Patrício, Rúben Neves, Pedro Neto, Podence e Vinagre).
Per il suo acquisto, il sodalizio controllato dal potente gruppo cinese Fosun International, con sede principale a Shanghai, ha fatto registrare il record assoluto di spesa. «Anche la Juventus e il Milan si erano fatte avanti in passato – rivela il 2002 al momento più costoso al mondo -. I miei agenti insieme a mio padre Jorge che lavora per la STV, con i loro “partner” italiani Luca Perugino e Umberto Riva, m’avevano aperto la possibilità di andare a giocare in Serie A, come successo a mio fratello. Chissà, magari in futuro… Nel calcio, come nella vita, mai dire mai».
Clausola: 125, 25 o 10?
Nel suo contratto era stata inserita una clausola rescissoria da 125 milioni di euro in sostituzione di quella precedente da 25, che a sua volta aveva “rinfrescato” quella iniziale da 10. Per via dei rinnovi a salire dell’ingaggio. Ma quel volpone del presidente biancoblù Jorge Nuno Pinto da Costa, 83 anni da festeggiare lunedì, ha dichiarato in tv che «con Fábio Silvia abbiamo fatto un buon negozio avendo ottenuto 40 milioni a fronte di una clausola da 10. Nelle nostre casse sono entrati per l’esattezza 30 milioni in quanto 10 sono andati agli agenti che hanno trattato l’intermediazione dell’affare». Un clamoroso vuoto di memoria dell’attempato “leader” dirigenziale del Porto oppure le ultime due clausole maggiorate, fra l’altro divulgate dallo stesso club a suo tempo, erano soltanto dei “fake”?
«CR7 mito assoluto»
Dopo aver segnato (rigore procurato e trasformato) lunedì a Burnley il primo gol con i “Wolves” (finora ha disputato 9 partite di campionato e 2 di Coppa di Lega), Fábio punta a scalare le gerarchie nelle selezioni portoghesi passando dall’Under 21 alla Nazionale A (la prossima estate ci sarà da difendere lo scettro europeo conquistato nel 2016 in Francia) e si concentra pensando a Cristiano Ronaldo: «È il mio idolo, il mio mito assoluto – confessa -. M’ispiro totalmente a CR7. Uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Ha segnato 758 gol in carriera e mica ha finito… Oltre alla sua classe e alla sua bravura, ammiro la sua volontà incrollabile. Un sogno per me poterlo incontrare e magari giocare al suo fianco nel Portogallo. È un orgoglio per tutta la nostra nazione. Io voglio sapere tutto di lui. Se esce una sua intervista, io la leggo tutta d’un fiato, se esce un documentario su di lui, devo vederlo al più presto. È stato Cristiano che ha portato quest’idea del lavoro complementare, della cura del fisico, per le nuove generazioni di calciatori. I media mi paragonano a lui? No, no per favore. Ronaldo è di un’altra dimensione. Qualcun altro dice che assomiglio un po’ al colombiano Radamel Falco, storico cannoniere del Porto. E altri ancora, fra cui mio padre, sostengono che ricordo Fernando Gomes, ex Porto, vincitore due volte della Scarpa d’Oro negli Anni Ottanta e ora capo del dipartimento “scouting” dei biancoblù. I 40 milioni pagati dal Wolverhampton non costituiscono un peso per me. Non sono condizionato, non sono preoccupato e non ho nessun timore di sorta quando mi presento allo stadio “Molineux”. La mia mente è sgombra da pensieri: ho solo tanta, tantissima voglia di lavorare sul campo, e anche fuori, per conquistare sempre più la fiducia di mister Nuno».
Fonte tuttosport.com