Miguel Medina/Afp
Chris Kermode
L’Italia e Torino potrebbero essere quelli che ci guadagnano di più nell’ultima guerra in seno al tennis mondiale. E quindi battere il ballottaggio con Manchester e, soprattutto, Tokyo, ed ospitare per cinque anni il Masters maschile dal 2021 al 2025. Dietro le quinte, intanto, l’allontanamento a fine anno del CEO, il numero 1 dell’Atp, Chris Kermode, ha portato alla luce il vecchio problema della rappresentanza dei giocatori nell’ambito del governo del tennis e la disparità di vedute fra il numero 1 di oggi, Novak Djokovic, e quelli di ieri, Roger Federer e Rafa Nadal.
A Indian Wells, messo sotto pressione dai media, Nole ha lasciato intendere che bisogna ripensare il peso del CEO perché diventa quasi sempre decisivo se i tre rappresentati dei tornei e i tre dei giocatori si schierano compatti, come succede quasi sempre, in difesa dei propri interessi. I giocatori di seconda e terza fascia chiedono più soldi, non c’è chiarezza sulle nuove manifestazioni a squadre, coppa Piqué (ex Davis) gestita dall’Itf a fine novembre e Coppa delle nazioni di gennaio in Australia, gestita dall’Atp. Soprattutto, Djokovic, in qualità di presidente dei giocatori, ha risposto a Nadal che si meravigliava su Kermode: “Se voleva parlarmi, poteva chiamarmi lui”.
Roger Federer (Afp)
E Federer ha risposto a Djokovic attraverso il giornale Tages Anzeiger: “Ho cercato di incontrare Nole, pima del meeting decisivo, ma non ha avuto tempo. Mi ha proposto di vederci il giorno dopo ma era già stato deciso tutto e poi è cominciato Indian Wells. Conosco solo mezza verità, vorrei sapere qual è il motivo per cui Kermode è stato allontanato. Ho fatto colazione con Rafa e siamo d’accordo su come proporre un piano adeguato. Il tour sta andando bene, abbiamo grandi partite, il montepremi è salito, gli stadi sono pieni. Solo la politica è in tumulto. Alcuni giocatori non sono d’accordo, i tornei e i giocatori non sono della stessa opinione”.
Rafa Nadal (Afp)
Di certo, quand’è stato presidente dei giocatori lui non ha fatto granché, così come non ha risolto Nadal quand’ha svolto quel ruolo così delicato. E forse, dietro l’irrigidimento di Djokovic ci sono anche le ultime svolte del tennis, con la “nuova Davis” targata Spagna e spalleggiata da Rafa, e la Laver Cup, gestita da Federer come imprenditore insieme al manager-socio Godsick. Magari Nole si è sentito tagliato fuori dal business. Magari si sta allenando alla carriera politica che molti gli ritagliano in futuro come bandiera di personalità della sua piccola Serbia. Magari vuole lasciar un segno con una storica svolta creando un reale e solido equilibrio fra le troppe anime del tennis: giocatori, organizzatori di tornei, Itf, Atp, Federazioni Nazionali, gruppi manageriali con a capo IMG. Come metterle d’accordo tutte?
Di sicuro, la disputa per Kermode ha fatto slittare la decisione dal torneo di Indian Wells a quello di Miami della prossima settimana, ed ha quindi dato il tempo alla politica italiana di trovare l’intesa fra Lega e 5 Stelle, e garantire gli indispensabili 50 milioni di euro di fidejussione, cui i privati dovranno aggiungere i rimanenti 28 per arrivare a 78. La quota richiesta dall’Atp per partecipare alla gara alla quale sono già iscritte Tokyo e Manchester.
La megalopoli giapponese è penalizzata dai problemi logistici: i migliori giocatori – i top four sono europei – di rientro dal Masters 1000 di Shanghai, quanta voglia avrebbero di fare un altro viaggio oltre Oceano dopo i tornei indoor nel vecchio Continente, peraltro con la prospettiva di tornare in Europa per poi giocare la Davis a Madrid e quindi ripartite il mese dopo per l’Australia?
E Manchester avrebbe sicuramente meno appeal, come città, dopo gli 11 anni nella capitale, Londra. Sicuramente, poi, la Federtennis italiana – che ha già rilanciato magnificamente Roma – ha guadagnato benemerenze presso l’Atp con l’organizzazione la Fiera di Rho delle NextGen Finals lanciando al meglio i giovani del futuro, cioè il dopo Fab Four. Del resto, se, dopo tanti tentennamenti, il governo italiano si è esposto economicamente in modo così importante, non può averlo fatto per accontentare Torino (e i 5 Stelle), dopo che Milano-Cortina (Lega) ha vinto il ballottaggio nazionale e sta portando avanti la candidatura all’organizzazione dell’Olimpiade invernale 2026.
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