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Fognini duracell, spappolato e felice

Otto set giocati in due giorni, dieci in tre e una conferenza stampa nel cuore della notte, quando a Melbourne Park erano rimasti cinque giornalisti, gli uomini della security e gli addetti alle pulizie: il quattordicesimo Australian Open di Fabio Fognini sta assumendo i contorni del poema epico. Dopo aver passato il lunedì a contare gli aces di Opelka e il martedì a vincere 3 set, obbligando tutto il quarto piano della sala stampa a scartabellare alla ricerca delle statistiche sulle sue rimonte, nel mercoledì notte down under il ligure ha chiuso un altro match al fotofinish, superando 7-6 6-1 3-6 4-6 7-6 l’australiano Jordan Thompson al termine di una sfida durata 4 ore e 5 minuti. Una partita prima dominata, poi riaperta, infine risolta con autorevolezza, senza mai dare l’impressione di poterla perdere. “In realtà l’ho temuto – rivela Fabio -. Il primo set l’ho vinto ma ho giocato malino, il secondo invece sembravo Federer – mi e’ riuscito qualsiasi cosa – ma questo mi ha fatto pensare troppo. Ad inizio del terzo ho giocato un game stupido e lì ho temuto che la partita mi sfuggisse di mano perché Thompson ha iniziato a fare numeri che vanno al di là della sua classifica perché avevo dolori dappertutto. Poi per fortuna ho giocato un grande tie-break”.

Già  nel decimo game del quinto set, Fognini aveva avuto sulla racchetta due match point – non consecutivi – che il sydneysider numero 66 del mondo aveva annullato rispettivamente con un ace sulla T e con un dritto inside-in. All’ennesima occasione sciupata, Fabio aveva rifilato un pugno alla sua racchetta e aveva rimediato un warning da parte del giudice di sedia Carlos Ramos. “Mi stavo preoccupando perché avevo davvero male ai piedi, al tendine destro e alla caviglia sinistra. Poi credo anche di aver avuto un calo glicemico, mi sentivo spappolato. Durante la partita m’è venuto in mente qualsiasi cosa…sicuramente che questo è uno sport st…E forse sto cominciando a diventare vecchio”. Il terzo e il quarto match point arrivavano sul 6-5, erano consecutivi e se ne andavano con un gratuito del vecchietto ligure e con un’accelerazione vincente dell’australiano col baffo alla Burt Reynolds poco gradito da Andy Murray. L’impressione che Fabio fosse comunque artefice del suo destino diventava certezza nel secondo super-tie break in altrettanti giorni, quando Fognini prendeva subito il largo (4-2, poi 7-3), facendo prendere fiato ai tanti connazionali presenti sulle tribune della Margaret Court. Tanto rumorosi, i tifosi azzurri, che Ramos li riprendeva in italiano. 

Nonostante un fallo di piede, poi, il 32enne di Arma di Taggia si guadagnava altri 5 match point con un lungolinea di dritto. E stavolta era sufficiente il primo, trasformato con un’accelerazione di rovescio. Erano le 12.12, e il numero 12 del mondo lanciava per aria la sua Babolat, mostrava le orecchie al suo angolo e si assicurava il terzo turno a Melbourne Park per il terzo anno di fila. Ad attenderlo ci sarà Guido Pella, contro il quale il computo è negativo (1-2) ma sulla lunga distanza è arrivato l’unico successo di Fognini. “Dal match di Davis vinto in rimonta è cambiato molto in positivo, è un mancino che corre tanto e gioca meglio di rovescio. Ma adesso non farmici pensare. Intanto vediamo a che ora e come mi sveglio domani perché ho talmente tante ore di tennis nelle gambe che forse invece di venire qui faccio un giro per Melbourne. Se sono pronto a giocare altri 5 set? Sì, ma solo se vinco”.

 

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