TORINO – Diciamo che c’è molta logica e poca improvvisazione nel fatto che il Milan, più o meno direttamente, abbia portato sul podio più alto degli ultimi tre Golden Boy italiani altrettanti suoi giocatori. E anche il fatto che due siano prodotti direttamente del vivaio, per di più di lunghissima data, e che invece il terzo sia un fresco acquisto, da condividere dunque con il Brescia, è specchio fedele della società rossonera. Che là dove non arriva con i prodotti del settore giovanile, prova ad arrivare con le giovani promesse talentuose ma ancora non campionissimi, da strappare a prezzi più o meno contenuti per poi sfruttarne eventualmente l’esplosione. Così si spiega perché nel 2018 sia stato premiato Patrick Cutrone, bomber emergente di un Milan che faceva tantissima fatica a emergere. E ancor più logico il riconoscimento che invece un anno fa è andato a Gigio Donnarumma, che sembra ormai un veterano, solo perché ha esordito in serie A a 16 anni e 8 mesi, ma che in realtà era a tutti gli effetti in linea con i limiti di età previsti dal nostro premio. Sandro Tonali, il Golden Boy italiano per il 2020, al Milan ci è arrivato soltanto quattro mesi fa, quindi è un premio che il club rossonero deve giustamente condividere con il Brescia, società che ha cresciuto e lanciato il giovane centrocampista. Ma ancora una volta dimostra come il Milan sappia vederci benissimo, quando si tratta di giovani.
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Una squadra in A
Proviamo a immaginarci questa squadra, al via del prossimo campionato: Donnarumma, Calabria, Darmian, Gabbia, De Sciglio; Verdi, Pobega, Locatelli, Cristante; Petagna, Cutrone. Riserve Antonio Donnarumma, Maldini, Colombo. C’è di peggio, in giro, non ci sono dubbi. Perché al Milan c’è una tradizione antica, in tal senso. Che attraverso Franco Baresi e Paolo Maldini è arrivata fino ai giorni nostri. Perché va detta anche un’altra cosa: è difficile ricordare qualcuno che ha puntato i piedi, pur di andarsene. Vero, piuttosto, il contrario. Per Cristante al Benfica c’è stata contestazione ai dirigenti, De Sciglio non voleva andarsene, Locatelli si è arrabbiato di brutto, Cutrone ha pianto, Petagna ogni estate sogna di tornare. Segno che al Vismara, centro del settore giovanile rossonero, non insegnano solo la tattica e la tecnica, ma anche i sentimenti. Anche se poi l’esame di San Siro è durissimo e non tutti ne escono… vivi. Perché il tifoso rossonero ha idoli antichi e fortissimi: se giochi attaccante, ti paragonano con Van Basten. E se sei un terzino, sai Paolo Maldini quanti ne ha visti di presunti eredi, in questi anni… Per non parlare del nuovo Pirlo, del nuovo Gattuso…
Tocca a Tonali
E a proposito del presunto, nuovo Gattuso, eccoci a Tonali, che proprio all’attuale tecnico del Napoli ha chiesto l’autorizzazione per poter indossare la maglia numero 8. Il premio che si accinge a ritirare fa certamente riferimento più al passato che al presente. L’inserimento del Milan sta procedendo forse con un po’ più di lentezza del previsto, anche se proprio a Marassi, domenica scorsa, l’ex bresciano ha disputato una delle prove più convincenti, sfiorando anche il gol. E lui stesso, ieri, a Sky, ha confermato le difficoltà iniziali: «L’avvio non è stato semplice, perché arrivavo da un mese praticamente fermo dopo la vacanza. È stato difficile riprendere a giocare in un nuovo club, c’è voluto un po’ di tempo, il primo mese di ambientamento. Poi, una volta che conosci i ritmi, i compagni, il mister e lo staff, è semplice andare avanti in un gruppo del genere». Un gruppo vincente come nessuno si sarebbe aspettato: «Fa piacere essere dentro a questo Milan, vincere e convincere. I numeri sono incredibili, non perdiamo da marzo ed è tanta roba in Serie A. Il Milan è speciale, perché al Milan non puoi trovarti male. Nessun giocatore, forse, si è mai trovato male in questa società. È diverso, perché le persone che ti seguono sono tutte umili». E siccome, come è noto, l’appetito vien mangiando, ecco le prospettive di Tonali: «L’ambizione è alta. E’ normale che dopo tanti risultati così, credi che possa arrivare a determinati obiettivi, quindi ti avvicini sempre di più. Poi sai che puoi fare tutto, con compagni simili. Sai che puoi arrivare a qualsiasi obiettivo, come quello di non perdere, che deve durare per il più lungo tempo possibile».
Fonte tuttosport.com