Vidal sì o Vidal no? Quasi sicuramente sì, è questione di dettagli. Kanté sì o Kanté no? Probabilmente no, salvo che prima l’Inter riesca a vendere un paio di giocatori di peso. Fin qui, i dubbi che il mercato dovrà fugare. Ma rispetto a un anno fa, vigilia della sua prima stagione interista, Antonio Conte può anche fare affidamento su punti fermi e certezze. Conosce meglio il mondo nerazzurro, rispetto a quando è arrivato. A suon di scossoni (le sfuriate, le minacce d’addio, la riconciliazione di villa Bellini) si è adattato all’idea che l’Inter quella è. E mentre la Juve mette in panchina un esordiente totale, l’Inter questa volta non parte da zero, ma da alcune solide basi. Il primo assaggio lo si avrà oggi alle 17 con l’amichevole contro il Lugano, in diretta su Sky o in chiaro sul sito web Inter.it
Il modulo
Aldo Serena, bomber dell’Inter del Trap (e di molte altre grandi squadre che furono) dice: “La vera difesa a tre in Italia la fa solo l’Atalanta, gli altri di fatto difendono a cinque”. Vero o no che sia – l’impressione è che lo sia abbastanza – fra chi preferisce lo schieramento dispari nelle retrovie, assieme a Lazio e Roma, c’è anche l’Inter. “Questo modulo è più offensivo anche del mio 4-2-4”, disse Conte quando lo sperimentò per la prima volta. Qualche prova di ritorno a 4 in nerazzurro l’ha fatta, come nel finale di Ludogorets-Inter a San Siro. Ma sono stati esperimenti tentati e presto abbandonati, il cui spirito era la piena integrazione tattica del nuovo acquisto Eriksen, acquistato a gennaio per essere il gioiello più prezioso della rosa ma di fatto relegato agli ultimi minuti di partita. Nella stessa chiave va letto il tentativo, fatto e abbandonato, di giocare col trequartista.
I fedelissimi
Capitan Handanovic fra i pali, fresco di rinnovo. De Vrij, votato dalla Lega di Serie A migliore difensore della scorsa stagione. Nicolò Barella, gran recuperatore di palloni, corridore infaticabile e sempre più bravo negli inserimenti, tanto da essere ormai un elemento irrinunciabile dell’Italia di Mancini. Poi i due lì davanti: Lukaku, leader e totem dell’Inter contiana, e Lautaro, talento scintillante e per questo bramato dai club più ricchi d’Europa. Se Romelu è incedibile, il Toro parte solo per offerte da capogiro. Per ora non si sono viste, quindi l’attacco con ogni probabilità sarà quello. Eccola, in cinque nomi e cognomi, l’ossatura dell’Inter di Conte. Poi ci sono gli altri. Hakimi porterà testa e muscoli sulla fascia destra. Kolarov, qualità ed esperienza sulla sinistra. Al recuperato Sensi l’ex ct chiede idee e gioco, al fortissimo Bastoni di crescere ancora nei tempi di chiusura, a Skriniar (salvo una partenza last minute per altri lidi) di adattarsi definitivamente al gioco a tre/cinque.
Lo spirito
All’inizio della scorsa stagione l’Inter tutta pressing, intensità e recupero palla stupì la Serie A, travolgendo una dopo l’altra anche squadre ostiche. Col tempo inevitabilmente gli avversari hanno preso le misure e il gran lavoro senza palla non è più bastato a fare la differenza. Ma la squadra di Conte deve ripartire da lì, da quella fame, da quella ferocia agonistica che è poi il miglior tratto del suo allenatore. In Europa deve riuscire a giocare intere partire con la sacra foga con cui ha affrontato i primi tempi delle trasferte a Barcellona e Dortmund, salvo poi capitolare. E soprattutto, deve tenere i nervi saldi, in campo e fuori. L’allenatore lo ha segnalato alla proprietà: servono giocatori che abbiano vinto, che possano essere d’esempio per i compagni. Due li aveva già ma li sta perdendo: Borja Valero e Godin, destinati a Fiorentina e Cagliari. Uno è arrivato: Kolarov, ex Manchester City. Un altro è in arrivo: Vidal. Conte confida che il Guerriero cileno possa essere l’arma in più, il detonatore, il moltiplicatore di grinta che valorizzi il buono che all’Inter già c’è.
Fonte www.repubblica.it