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I reali meriti della Juventus, secondo Dino Zoff 

juventus dino zoff 

 Alessandro Serrano’/Agf

Dino Zoff

“Ho visto la partita in tv, quindi le mie sono sensazioni dalla tv”. La premessa dell’intervista su Juventus-Atletico Madrid è l’essenza di Dino Zoff, mitico portiere della Juventus dei sei scudetti, due coppe Italia e una coppa Uefa. Oltre che, con la maglia della nazionale, degli Europei e dei Mondiali.

Come mai al super elenco dei suoi successi manca la coppa Campioni?

“Perché perdemmo due finali per 1-0. La prima volta, nel ’72-’73, incontrammo l’Ajax di Cruijff, Krol, Neskens che vinse la terza Coppa consecutiva, e la seconda, nell’82-’83, contro l’Amburgo, sbagliammo partita”.

Le pesa tanto quel trofeo?

“Ci si accontenta e non ci si accontenta mai, ma io credo nel destino, si vede che non doveva succedere. Di certo, la Coppa Campioni è importante per tutti”.

Martedì sera le sarebbe piaciuto tornare fra i pali di quella super Juventus, protetto da due difensori come Chiellini e Bonucci.

“Mah, anch’io ho avuto gente forte che mi proteggeva, a cominciare da Scirea… Mi piacerebbe tornare a giocare, vorrebbe dire che ho una cinquantina di anni di meno! Sinceramente, se potessi tornare indietro nel tempo, all’epoca, anche se in Italia eravamo l’eccellenza, avrei giocato volentieri in Inghilterra. Il portiere lì era meno protetto, ma mi piaceva l‘idea di tutto quel combattere, le ali veloci, tanti cross”.

Certo che questa Juventus che ha rimontato l’Atletico è stata una grandissima Juventus.

Ha fatto una grossa prestazione, non stupefacente, già l’avevo dichiarato alla vigilia che si poteva fare. Era nelle potenzialità di questa squadra che ha tante frecce al suo arco, dai calciatori all’allenatore Allegri”.

 Ci svela che cos’è la famosa mentalità vincente della Juventus?

“E’ una cosa banale, soprattutto per il pubblico e per chi deve riempire i giornali, ma è semplicemente il numero dei trofei che vinci. E’ quello che dà la misura nello sport, solo quello, e la Juventus punta sempre a vincere”.

Però, vincere lo scudetto con 18 punti di vantaggio, è un numero troppo facile.

“Forse è un vantaggio troppo grande, a questo punto del torneo e a questo livello, ma deve preoccupare soprattutto le altre squadre. Come i sette, quasi otto, scudetti consecutivi”.

Le dispiace un po’ per il Napoli, dov’ha lasciato un pezzetto di cuore?

“Direi che il Napoli ne esce bene, la squadra fa il suo. Se vogliamo, dopo la bella stagione passata si poteva pensare che non si sarebbe ripetuta”.

La Juventus è l’eccellenza anche come società: l’investimento di Ronaldo è stato già assorbito

“E’ stata un’operazione non solo sportiva ma anche finanziaria, che non si ferma al campo da calcio, e riguarda l’esposizione anche mondiale che dà un simile campione”.

Un campione come Ronaldo che segna una tripletta in una partita così è un campione di prima grandezza.

“Un goleador, con tecnica, forza fisica, carattere, e con un comportamento, un darsi da fare, importantissimo, che stimola i compagni. Scatena un ‘Se lo fa lui, dobbiamo farlo anche noi’”.

ISABELLA BONOTTO / AFP 

Cristiano Ronaldo 

Così, Bernardeschi ha fatto una prestazione straordinaria.

“Certo, è stato bravo. Ma tutta la squadra è stata bravissima nel non far giocare l’Atletico, concedendogli davvero pochissimo, per tutta la partita. Che pure mi è sembrato strano, un po’ fuori, soprattutto con giocatori come Griezman che ha vinto il Mondiale. Tutto merito della Juventus”.

Chissà come se la sarebbe cavata Zoff, col pallone più leggero, dovendo giocare di più coi piedi, con un calcio diverso…

“Il pallone è solo più elastico, somiglia a quello bianco, che usavano in Inghilterra. E questo calcio non è così lontano dal mio. Si è alzata la media dei giocatori ma allora i picchi erano più alti. E i portieri… Sinceramente preferisco che il portiere prenda la palla e la tenga, piuttosto che la calci bene”.

Chi le piace di più fra i portieri giovani?

“Beh, Donnarumma, ma anche Meret, che ha giocato meno. Il portiere lo giudico non dalla parata miracolosa, ma da come sta in porta. Dalla tranquillità che trasmette, quello è fondamentale”.

Il suo idolo era Banks, che è appena deceduto.

“Prima di lui Yashin, l’unico portiere che ha vinto il pallone d’oro. E poi, sì, Banks, perché era completo”.

Come lui, contro l’Inghilterra, anche Zoff è rimasto famoso per una parata ai Mondiali.

“Contro il Brasile, certo, non fu la più bella, ma la più importante. Perciò la ricordano tutti”.

Un altro mito dello sport italiano e mondiale, Eraldo Pizzo, le ha appena dedicato il suo libro, “Caimani”.

“Pur avendo fatto discipline diverse, ci conosciamo da anni e ci siamo tenuti in contatto. Ci legano i valori dello sport, siamo due uomini di sport, che hanno stima l’uno dell’altro. Per me, far sport non equivale ad essere uomo di sport, ma condividere certe regole, certi comportamenti, certi esempi”.

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