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Il Col de Turini, un mito a tornanti

Nizza – Il Tour contraddice la sua storia, fatta di partenze lente e dense di tappe facili, e alla seconda tappa propone già tre colli duri. I primi due di prima categoria, la Colmiane e il Turini, infine il Col d’Eze, un seconda categoria arcigno. Chi avrà recuperato dalle botte della prima frazione dovrà quindi misurarsi con oltre 40 km di salita. Chi non avrà recuperato del tutto, soffrirà terribilmente. In special modo fra i tornanti della salita più simbolica, mitica, storica delle tre, il Col de Turini.

Il Moloch delle Alpi Marittime

Il Col de Turini, dal versante di La Bollène-Vesubie, una delle quattro possibili vie di salita alla vetta, è lungo 15 km e sale con una pendenza media del 7.4%. Il Col de la Loze, riconosciuta quasi unanimemente come la salita più dura di questo Tour de France (sarà l’arrivo della tappa 17) sale al 7.8%, pochissimo di più. Il Turini si inerpica fino a quota 1607 metri. Dalla cima si vede il mare, ma è possibile spingere lo sguardo verso buona parte dell’arco alpino meridionale, soprattutto verso le Alpi Marittime che dividono il Mercantour dalle valli cuneesi.

La quarta volta

Nonostante la sua bellezza, i suoi tornanti carichi di storia e il suo fascino impressionante, il Turini ha ospitato in precedenza solo tre passaggi del Tour. Il primo nel 1948, con passaggio in vetta di Bobet durante la Sanremo-Cannes. Il secondo due anni più tardi, nella Tolone-Mentone, primo fu Robic. Infine nel 1973, con lo spagnolo Vicente Lopez Carril nella Embrun-Nizza. Nel 2019 è stato scollinato per la prima volta anche dalla Parigi-Nizza. Sulla sua vetta, anche traguardo di tappa, doppietta colombiana: Daniel Felipe Martinez davanti a Miguel Angel Lopez. I due si ritrovano avversari nella tappa odierna. Il record di ascesa appartiene a Quintana e Bernal, saliti assieme nel 2019 in 40’36”.

Il rally di Montecarlo

Ma non è al ciclismo che il Turini deve la sua fama, bensì al rallismo. Infatti è la salita più simbolica del più simbolico dei rally, quello di Montecarlo. Affrontato in genere con la neve, è da sempre il passaggio che attira più pubblico. Un mito nato negli anni Sessanta, quando i tifosi francesi e italiani si affrontavano a palle di neve e al grido di “Allez Alpine” e “Forza Lancia” in attesa che passassero le auto. La tradizionale prova in notturna, durante il rally di Montecarlo, viene detta “Notte dei lunghi coltelli”, per via dei fasci di luce emanati nel buio dalle vetture. E non è insolito che siano proprio gli spettatori a gettare neve sulla sede stradale, dai bordi, per rendere più spettacolari i passaggi. Il Turini è anche il paradiso dei motociclisti, che parlano della sua salita come di una “balade à moto”. Nel 1969 il regista inglese Ken Annakin girò anche sul Turini alcune scene del suo “Montecarlo or bust”, una commedia che nella versione italiana era intitolata “Quei temerari sulle loro pazze, scatenate, scalcinate carriole”. È del 1974, invece, “Esecutore oltre la legge”, con Alain Delon: la scena finale è ambientata proprio sul Turini.

Il valore

Anche se probabilmente il gruppo non si tirerà il collo, sul Turini ci sarà da soffrire per i velocisti e per gli uomini che non curano la classifica. Potrebbe nascere lì l’azione decisiva. E attenzione alla discesa, molto tecnica, che porta verso Lucéram. In caso di pioggia tutto si complicherebbe terribilmente. Anche se Meteo Tour giura: ci sarà il sole. Dopo i drammi di ieri, è la miglior notizia possibile.

Fonte www.repubblica.it

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