BERGAMO – “Grazie a voi, sono orgoglioso di essere utile alla città che amo, nel nome dell’Atalanta”. Il sorriso di Josip Ilicic scalda il cuore e tradisce la sensibilità d’animo del signore sloveno, sul campo antistante l’Accademia Mino Favini, centro sportivo Achille e Cesare Bortolotti, casa Atalanta. “La mia casa“, rimarca lui, facendoti strada. Il 29 gennaio ha compiuto 33 anni. Passa, il tempo. Fra tre settimane, sarà già trascorso un anno. Valencia, 10 marzo 2020, stadio Mestalla, Champions League, ritorno degli ottavi di finale. Valencia-Atalanta 3-4 (aggregato 4-8). Marcatori per l’Atalanta: Josip Ilicic al 3’ (rigore), al 43’ (rigore), al 71’ e all’82. “La più bella partita della mia vita”, sbotta il campione sloveno subito dopo il fischio finale, quando è ancora sul terreno di gioco insieme con i compagni e con Gasperini. In diretta tv, mostrano una t-shirt sulla quale campeggia una scritta in pennarello: “Bergamo è per te #mòla mia”. Bergamo vive giorni terribili: fra città e provincia, la prima ondata del Covid miete seimila vittime; giorno e notte le sirene delle ambulanze rimbombano in una terra che non riesce più a contare i suoi morti, schiacciata da un dolore che spacca i cuori; il virus attacca anche Ilicic e lo infila in un tunnel lungo e buio. Prima di entrarvi, Josip mette all’asta il pallone di Valencia per l’Ospedale Giovanni XXIII, in prima linea contro la pandemia e fa una generosa donazione, come Antonio e Luca Percassi, Gian Piero Gasperini, l’Atalanta tutta. Passa, il tempo. Il 12 agosto, a Lisbona, Josip non c’è quando, al terzo minuto di recupero, Choupo-Moting manda il Psg in semifinale e tramortisce la Dea. Il 17 ottobre, Josip torna in campo a Napoli, tre mesi dopo l’ultima apparizione sulla scena agonistica. Il 10 novembre, via zoom, l’Associazione Piero Dardanello e Tuttosport, gli assegnano il Premio Piero Gasco: è, questi, il grande imprenditore di Mondovì, al quale è intitolato anche lo stadio comunale del centro cuneese, che nell’arco della sua vita ha promosso i valori dello sport e della solidarietà. Tre mesi dopo quella cerimonia virtuale durante la quale Josip non aveva nascosto la sua emozione, raggiungo Zingonia con Filippo Gasco, nipote di Piero e Paolo Cornero, vicepresidente e anima dell’Associazione Dardanello insieme con Michele Pianetta. Javier Zanetti, Giusy Versace, Clara Mondonico hanno preceduto Ilicic nell’albo d’oro. Gli parlo di Piero Dardanello, del premio giornalistico che porta il suo nome e dalla cui costola è nato il Gasco. Josip ascolta attento. In Slovenia, con Luka Doncic, 21 anni, stella dei Dallas Mavericks e a Jaka Bijol, 22 anni, talentuoso centrocampista della Nazionale, l’atalantino ha fatto cose grandiose. Il progetto si chiama: “Realizza il nostro sogno diventato realtà” (“Let’s Make Dreams Come True“). Ilicic ha promosso una raccolta fondi per acquistare maschere FFP3 donate al sistema sanitario sloveno; per aiutare i bambini delle scuole primarie a pagare le tasse scolastiche; per sostenere le famiglie in crisi economica a causa del Covid. “Da noi la situazione è molto preoccupante – confida Josip – il virus ha colpito duro, le scuole sono chiuse da cinque mesi e a soffrire di più sono i bambini”. Il pensiero corre anche ai bimbi e alle bimbe ricoverati nell’oncologia pediatrica del Giovanni XXIII. L’Atalanta che per i bergamaschi è molto più di un simbolo di orgoglio sportivo, è particolarmente vicina all’Associazione Amici della Pediatria, come i tifosi della Curva Nord. Parli con Ilicic di che cosa significhi la solidarietà al tempo del Covid e capisci che è proprio vero: tutto si tiene. Dice Paolo Cornero: “Premiandolo, non potevamo fare una scelta migliore“. Filippo Gasco annuisce.
Fonte tuttosport.com