Avremo ancora qualche giorno di nazionali, poi sabato si ricomincia con la serie A. Già, si ricomincia? La domanda ha un senso, il dubbio galleggia, non passa un giorno senza un nuovo calciatore contagiato, il Genoa ha ancora mezza squadra positiva e per adesso Inter-Milan (in calendario sabato alle 18) è un derby degli infetti, anche se almeno Ibra è guarito e domenica pomeriggio ha ricominciato ad allenarsi.
Sarà una settimana chiave per lo sviluppo della serie A, per l’esistenza stessa del campionato: prima che si riprenda a giocare, è atteso il verdetto del giudice sportivo sulla partita che invece non si è giocata mai, quel Juventus-Napoli da cui, in definitiva, discendono tutti i dubbi, che ha messo in dubbio il protocollo, che ha incluso al tavolo di gioco l’Asl e che ha fatto scoppiare le bolle, con i sette juventini “evasi” dall’isolamento già al secondo giorno del medesimo. Il giudice può decretare il 3-0 oppure decidere che la gara andrà recuperata. In ogni caso, la sentenza definitiva arriverà dopo altri due gradi di giudizio e chissà cosa succederà nel frattempo, se e quanto i contagi decimeranno le squadre.
I giorni della sosta sono stati scanditi da una positività dopo l’altra. I club sono preoccupatissimi, perché temono che al rientro dei giocatori dalle varie nazionali emergeranno nuovi contagi, visto che di fatto avranno vissuto – in molti casi in paesi ad altissimo rischio, in particolare quelli sudamericani – dieci giorni di promiscuità, mescolati ad atleti di altre squadre, di altri campionati. Molte nazionali (a cominciare dal Portogallo di Ronaldo, dove ci sono stati due casi) hanno avuto direttamente a che fare con il covid: sarà inevitabile che qualcuno se lo porti a casa. La settimana successiva riprenderanno le coppe, martedì sarà finalmente ora della Champions: è un altro crash test fondamentale, per il destino del pallone. La trasferta a Kiev preoccupa la Juve, più tranquilla quella in Danimarca dell’Atalanta.
Oggi come oggi, la situazione più delicata resta quella del Genoa, con 14 positivi: domenica sera il club ha comunicato l’esito negativo dei tamponi di Perin, Marchetti e Radovanovic, ma non ci sa ancora come faranno i rossoblù a giocare a Verona (che a sua volta ha due infetti, Gunter e Barak) nel posticipo di lunedì sera. Poi viene l’Inter: Young è il sesto positivo dopo Bastoni, Skriniar, Gagliardini, Radu e Nainggolan, mentre quelli del Milan sono scesi a due (Gabbia e Duarte) dopo la liberazione di Ibrahimovic. Ma la settimana è appena all’inizio così come, si teme, la conta dei contagi: per questo Figc e Lega calcio sono in allerta, anche se la linea rimane quella di non fermare il campionato, perché uno stop avrebbe conseguenze devastanti sull’intero movimento. E mentre del ritorno del pubblico sugli spalti se ne riparlerà probabilmente nel 2021 (eppure appena un mese fa sembrava che ottobre fosse il momento giusto per riaprire le porte), la Federcalcio tiene in caldo la soluzione di riserva, nel caso in cui il campionato venisse troncato dal virus, anche se il piano B di cui tutti in qualche modo sanno, ovverosia i play off, non è mai stato ufficialmente presentato: proporlo a campionato in corso potrebbe creare degli sconquassi. Però parlarne adesso, d’altro canto, è considerato ansiogeno. Quindi, meglio incrociare le dita e sperare.
Fonte www.repubblica.it