MILANO – I tanti assenti per Covid, la qualità dell’avversario, le ambizioni della propria squadra. Alla vigilia del derby contro il Milan, l’allenatore nerazzurro Antonio Conte risponde alle domande dei cronisti.
Che valore attribuisce al derby, che arriva all’inizio di un ciclo di partite importanti, anche in Champions?
“Ogni partita vale tre punti. Affrontiamo una squadra forte che ha finito lo scorso campionato in modo importante, e così ha cominciato questo. Vogliamo fare bene e proseguire nel percorso iniziato, sapendo che domani incontreremo difficoltà”.
Nella proprie nazionali gli interisti hanno giocato bene. Cosa si aspetta da loro?
“Sono rientrati ieri, gli ultimi sono stati Vidal e Sanchez in serata. Giocare bene in nazionale aiuta il morale. Dovremo preparare bene la partita e sfruttare il loro buon umore”.
Quanto è difficile preparare un derby con tante defezioni e un solo giorno di allenamento a disposizione?
“Avessi potuto scegliere, avrei voluto avere un giorno in più prima del derby. Ma i calendario sono da rispettare. Il tempo sarà poco, cercheremo fra video analisi e spiegazioni alla lavagna di accorciare l’allenamento, che non potrà essere lungo, visto l’impegno dei giocatori”.
Ti aspetti di vedere da parte della squadra quello che ha acquisito in termini di capacità di stare in campo, comportamento e maturità?
“Siamo solo alla quarta giornata, di prove importanti ce ne saranno tante da qui alla fine della stagione. Anche dal punto di vista della responsabilità. Cerco di responsabilizzare i giocatori. Questo è importante per fare un ulteriore step di crescita”.
In che condizioni è Alexis Sanchez?
“È tornato alle dieci di ieri sera con un affaticamento muscolare. In allenamento valuteremo la sua condizione. Ci aspetta un ciclo di 7 partite da giocare ogni tre giorni. Dobbiamo stare attenti. Se Sanchez darà garanzie, e lui stesso si prenderà la responsabilità di dire che sta bene, sarà a disposizione. Altrimenti, meglio che riposi”.
I casi di Covid aumentano nel nostro campionato. Questo potrebbe falsare i valori delle squadre o alla fine di un lungo torneo si aspetta un riequilibrio delle varie situazioni?
“Dovremo essere bravi a essere propositivi, in un momento difficile come questo. Come sportivi dovremo essere collaborativi, pazienti e disponibili. Abbiamo passato un periodo molto duro e sembra che ce ne siamo dimenticati in fretta. Sembra che ora stiano tornando giorni difficili per tutti. Sia a livello sportivo e lavorativo, sia di vita privata, dobbiamo affrontare e superare questa situazione insieme. Fermarsi sarebbe disastroso per tutti. È inutile lamentarsi per i positivi in squadra, o fare la conta di chi è più e meno penalizzato, così come non ha senso contare i presunti favori e torti arbitrali. Bisogna lavorare insieme. E parlo di noi italiani, in generale”.
Prima della partita con la Lazio disse che preferisce vincere 5-4 che pareggiare 0-0. In Europa ormai in molti cercando il gioco, a costo di sacrificare qualcosa in difesa. Anche il calcio italiano va in questa direzione?
“Lo scorso anno abbiamo fato 113 gol fra le varie competizioni, mi piacerebbe ripetere questa buona performance. Il calcio oggi è fatto di ritmo e pressione. Lo vediamo in Europa e quindi anche in Italia. Questo val per la maggior parte delle squadre. In ogni caso, è importante adeguarsi alle situazioni. Chi lotta per salvarsi, contro squadre con rose più forti deve adottare strategie diverse dalla vittoria a tutti i costi. In ogni caso, in Italia si è alzato il livello medio del pressing, della costruzione. E lo stiamo riportando anche all’estero”.
Come approccerà la partita di domani?
“La voglia, la determinazione, la concentrazione saranno le stesse di sempre, anche se il periodo è difficile. Non cambieremo approccio, sono contento per quel che vedo da parte dei miei calciatori. Vedo giocatori disponibili e determinati, in allenamento e partita, anche al di là del risultato finale”.
Ci prepariamo allo scontro in fascia fra Hakimi e Theo Hernandez. Che partita si aspetta su quella corsia?
“Mi aspetto una partita fra due squadre, in cui certo ci sono elementi interessanti, che mettendosi a disposizione dei rispettivi gruppi devono dare il loro apporto. Hanno entrambi una velocità micidiale e tanta qualità”.
Premesso che ormai la difesa a tre è un dato di fatto, quale indicazione darà ai due esterni di centrocampo?
“Concettualmente, al di là di chi gioca come esterno, i centrali devono essere bravi nella costruzione di gioco e aiutare la fase offensiva. Ovviamente questo non lo si può chiedere sempre ai tre centrali in contemporanea. Mi è capitato di adattare dei terzini a centrali esterni, diciamo. L’ho fatto al Chelsea e lo sto facendo all’Inter con Kolarov. La difesa a tre per come la intendo io è più offensiva rispetto a quella a quattro. Dipende poi dallo spirito: puoi essere propositivo o fare barricate in braccio al portiere”.
Ha già deciso chi fra Eriksen e Brozovic giocherà a centrocampo?
“Rispetto ad altre volte, ho meno problemi di scelta. Ho in tutto quattro centrocampisti a disposizione. Avremo 7 partite in poco tempo, come detto, e dovremo fare rotazioni. Domani partiremo con tre centrocampisti, mercoledì ne vedremo forse altri e sabato altri ancora. Sto lavorando con tutti. L’importante è la disponibilità da parte di tutti a giocare dall’inizio o a entrare a gara in corsa e ad avere un buon impatto”.
È stata data molta enfasi alle frasi di Eriksen, che ha parlato del fatto che all’Inter gioca poco. Secondo lei è stato dato un peso generale alla cosa?
“Secondo me sta giocando il giusto. Io prendo decisioni. Sono contento del lavoro di Eriksen e sono convinto che anche lui sia contento di lavorare con questo gruppo di giocatori, con me e con lo staff. Sarà una stagione lunga ed estenuante. Domani avremo solo quattro centrocampisti. Mercoledì giocheremo in Champions con il Borussia Monchengladbach”.
Si aspetta che i giocatori positivi al coronavirus possano rientrare presto?
“Stiamo lavorando anche con i preparatori atletici per mantenerli un minimo in condizione, anche per poterli assistere nell’allenamento a casa. Rispetto ai compagni, devi poi metterti a posto. Il compito mio e dello staff è cercare attraverso sedute video di fare in modo che il danno sia minore possibile”.
Da uno a cento, quanto mancherà il tifo del pubblico?
“Giocare senza tifosi non è bello e dispiace. Si lavora, si suda, si cerca di lavorare tanto proprio per dare soddisfazioni a chi paga il biglietto per venirci a vedere. Spiace che manchi questo scambio di emozioni fra campo e spalti. Ma ribadisco: dobbiamo essere collaborativi e propositivi, aiutando chi deve prendere decisioni per uscirne al meglio. I tifosi sono stati importanti nell’ultimo derby per spingere la squadra alla rimonta, dallo 0-2 al 4-2. Posso assicurare loro che daremo il massimo per i colori della maglia”.
Fonte www.repubblica.it