avvocatoinprimafila il metodo apf

Juve, ecco perché Ronaldo non ha giocato a Benevento

Una parte consistente del seguito di BeneventoJuventus si è incentrato sull’opportunità di lasciare a Torino Cristiano Ronaldo e sugli effetti deleteri che avrebbe avuto sul risultato della partita. Si è parlato di «scelta strategica sbagliata da parte di Pirlo», «sottovalutazione del Benevento» e «poteva riposare con la Dynamo che tanto la Juve è già qualificata», ma anche di «Ronaldo con quello che è pagato deve giocare quando serve». Opinioni che, seppure rispettabili proprio in quanto tali, partono da una scarsa conoscenza della situazione di partenza. Proviamo a spiegarla.

Milioni di volte si è scritto e letto della superiore professionalità di Cristiano Ronaldo, una specie di robot umano che cura ogni dettaglio dall’alimentazione al riposo, dai carichi di allenamento alle tipologie stesse di allenamento. Ronaldo è una macchina fisiologica costantemente monitorata con molti più parametri rispetto ai già controllatissimi giocatori di alto livello (cioè quelli dei grandi club) e questo per due ragioni: migliorarla per quanto possibile e, soprattutto, prevenire gli infortuni. E’ possibile farlo? Sì, pur con qualche limite che esclude l’efficacia del metodo al cento per cento, ma si può essere abbastanza precisi. Per esempio è possibile misurare il livello di stress dei muscoli e, quando si avvicina al livello di guardia, dare il via a una serie di contromisure. Quali? Un trattamento fisioterapico, un giorno di pausa dagli allenamenti o, eventualmente, anche un turno di riposo, soprattutto se inserito in un periodo molto serrato come quello che sta affrontando la Juventus.

Quindi Ronaldo non ha scelto di saltare la trasferta a Benevento sulla base di calcoli tecnici (la Juve può vincere senza di me) o di prestigio (meglio la Champions), ma solo ed esclusivamente sulla base dei parametri fisiometrici e degli impegni futuri. E’ una decisione sostanzialmente computerizzata alla quale Pirlo si è adeguato. Per due ragioni fondamentali: la prima è che non si trattava della semifinale di Champions League, la seconda è che il pacchetto di Ronaldo è quello, prendere o lasciare. E un allenatore furbo lo prende, perché la professionalità con cui si gestisce è superiore a qualsiasi altro giocatore. Ed è proprio grazie a questa professionalità che da quindici anni almeno, dimostra di avere una costanza di rendimento e, quindi, un’affidabilità che un qualsiasi tecnico baratta volentieri con un turno d’assenza contro il Benevento.

«Eh, ma almeno poteva portarlo in panchina e metterlo dentro nell’ultimo quarto d’ora», sento dire. E la risposta è ancora: no, non poteva perché, sempre nell’ottica della gestione scientifica che CR7 ha di se stesso, il riposo e il lavoro necessari a superare il livello di stress muscolare non può prevedere la partita, anche solo un quarto d’ora. Per essere, eventualmente, disponibile a giocare quei quindici minuti, infatti, Ronaldo avrebbe dovuto saltare terapie e allenamenti specifici previsti dalle sue tabelle, vanificando l’effetto del turno di riposo (insomma, tanto valeva farglieli giocare tutti e 90). E anche in questo caso, vale il discorso di prima per chi alza gli occhi al cielo di fronte a tale maniacalità: vuoi Ronaldo? Questo è il pacchetto: prendere o lasciare. E il 99% degli allenatori prende, anche perché il portoghese non ha deciso di saltare Milan-Juve o Inter-Juve o un quarto di Champions con il Bayern, ma una partita a Benevento.

Per non perdere i prossimi approfondimenti esclusivi iscriviti gratuitamente alla newsletter di Tuttosport inserendo il tuo indirizzo email nel box di registrazione presente qui in basso.

Fonte tuttosport.com

Exit mobile version