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Juve: Pirlo ha tanti problemi, ma anche la fiducia della società. Ecco come ne uscirà

Care amiche e cari amici di Tuttosport,

La Juventus di Pirlo è troppo giovane, poco amalgamata tatticamente, molto sfortunata. Sono problemi che possono sbarellare la stagione, ma anche problemi che possono essere risolti, perché la Juventus di Pirlo ha sicuramente un enorme potenziale tecnico, una solida coesione di gruppo e il confortante appoggio della società alle spalle. Significa che c’è un elemento concreto su cui lavorare e il tempo per farlo.

I problemi di gioventù erano stati messi in conto dalla dirigenza quando, secondo le indicazioni dello stesso presidente, ha operato un repulisti dei trentenni in favore di una serie di ragazzi talentuosi ma inesperti, incapaci cioè di quel cinismo che serve per non ingarbugliarsi la vita contro il Crotone o il Verona e di quella consapevolezza che impedisce all’agitazione di intaccare la massima concentrazione necessaria contro il Barcellona. Sberle come quelle di ieri sera servono a crescere e il ritorno di Ronaldo, Chiellini e dello stesso De Ligt (giovane solo anagraficamente, considerata la carriera) migliorerà in modo sostanziale quest’aspetto. Anche il Barcellona, infatti, aveva dei giovani in campo, ma questi potevano aggrapparsi a Messi, a un campione del mondo come Griezmann, al sapiente mestiere di Pjanic, nei ruoli nevralgici c’era sempre un faro. Nella Juventus mancava leadership per svegliare l’imbambolato Kulusevski, per rimettere sui binari il confusionario Chiesa e per richiamare tutti a una maggiore cattiveria nella riconquista della palla.

E qui veniamo al problema tattico. Il progetto di Pirlo è intrigante, molto europeo e moderno. E’ il tipo di rivoluzione che può portare la Juventus di nuovo in un una finale di Champions League e, comunque, a praticare un calcio con più appeal internazionale. Ma è ancora un abbozzo, un’idea ancora più sulla carta che sul campo. Ma Pirlo ha potuto lavorarci pochissimo: governa la Juventus da sessantasei giorni: dieci sono andati via in allenamenti singoli per il protocollo Covid, ventidue glieli hanno rubati le nazionali, 10 sono andati persi tra vigilie e partite, restano 24 giorni di allenamento vero. Realizzare un progetto ambizioso in poco tempo è una scommessa rischiosa: il nocciolo della questione è se tecnico e società abbiano calcolato bene l’azzardo, ma non è possibile stabilirlo adesso, quindi stroncare Pirlo e il suo progetto adesso subito è prematuro.

Certo, Pirlo deve accelerare il processo di crescita, perché le lacune della Juventus si sposano male con l’ambizione dichiarata (dal presidente) di vincere il decimo scudetto consecutivo. E in particolare deve sistemare quel meccanis2mo difensivo che lui chiama «riconquista della palla», perché la Juventus non può essere così fragile in fase difensiva e incassare così facilmente gol. Se giochi con due mediani e cinque attaccanti, è ovvio che fra le cinque punte ci deve essere chi corre dietro all’avversario per riprendersi la palla. E’ sempre la solita storia: gli attaccanti devono dare un contributo solido, altrimenti salta l’equilibrio e la squadra offre il fianco alle iniziative dell’avversario. Fra i tanti problemi a cui porgere l’attenzione è quello il più importante. Perché non prendere gol sarebbe per la Juventus di Pirlo comunque un bel passo avanti.

E poi, soprattutto nell’immediato, Pirlo avrebbe bisogno di Ronaldo, Chiellini e De Ligt, per l’apporto tecnico, ma soprattutto per quello caratteriale: ieri la loro semplice presenza in campo avrebbe dato una diversa di sicurezza ai più giovani indipendentemente dal ruolo. Ieri è mancato un leader e a qualcuno potrebbero fischiare le orecchie. Perché, per esempio, uno come Dybala deve ancora decidere cosa farà da grande: è un leader o non lo è. Se lo è, ieri ha sbagliato tutto, se non lo è forse non può sparare richieste d’ingaggio da 15 milioni. Ha vissuto un’estate difficile fra infortunio e voci di mercato, non si può provarlo del tempo per tornare in forma, ma il credito nei sui confronti si sta erodendo.

Un discorso a parte lo meriterebbero i gol di Morata (cinque annullati in quattro partite, per fuorigioco visibili solo al var): la Juventus non è ancora la Juventus, ma ha una dose di sfortuna esagerata. Tra il covid per Ronaldo nel momento della sfida al Barcellona, i pali e le traverse, i bianconeri stanno scontando un periodo che fortunato non si può definire. Passerà, passerà anche quello.

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Fonte tuttosport.com

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