TORINO – «Abbiamo rivisto più volte la partita dell’andata – ha spiegato Pirlo nella conferenza stampa della vigilia – . Avevamo preparato la gara in modo diverso, poi lo svantaggio ci aveva portato a cambiare modo di giocare. Avremmo dovuto avere più lucidità, impariamo dagli errori commessi».
Essì, in effetti non commettere più certi errori sarebbe un clamoroso, importante, decisivo punto di partenza per riuscire poi a ribaltare il Porto e conquistare l’accesso ai quarti di finale. Tre, in particolar modo, sono i macroerrori commessi dalla Juventus in Portogallo e dai quali bisogna trarre insegnamento.
Serve un approccio all’altezza
L’importanza di un approccio all’altezza, innanzitutto. Tempistiche e modi in cui la Juventus ha subito i due gol all’andata evidenziano vuoti di concentrazione e difficoltà a livello di mentalità.
Velocità delle giocate e movimento senza palla
Secondo aspetto: velocità delle giocate e movimento senza palla. Una Juve che costruisce tutte le azioni da dietro e palla a terra deve essere svelta nel pensiero e nella manovra. Deve attrarre il pressing avversario e al contempo costruire le opzioni per ripartire. Altrimenti l’errore (da panico) è inevitabile.
La ricerca della profondità
Terzo aspetto: la ricerca della profondità. Nella partita d’andata la Juve – soprattutto nel primo tempo – ha prodotto uno sterile possesso palla con trame in orizzontale. E’ mancato il lavoro degli esterni e degli attaccanti, che ha reso più semplice la vita ai padorni di casa.
I recuperi di Arthur e Morata
Con il Porto che difende il risultato sarà ancora più difficile riuscire ad essere insidiosi, ma i recuperi di giocatori come Arthur e Morata possono rappresentare una svolta preziosissima.
Fonte tuttosport.com