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Juventus, Agnelli: “Pirlo? Il mondo non vede l’ora di commentare le nostre sconfitte”

Presidente Agnelli, secondo la sua previsione ci sono 360 club che hanno bisogno di ricapitalizzazione. Un elenco che comprende anche la Juventus?
“In questo momento no, grazie all’aumento di capitale. Anche se doveva servire per altri scopi, abbiamo una struttura patrimoniale solida”.
L’idea di rimodulare il format del campionato è un tabù oppure no?
“Non credo ci sia l’esigenza. Quando si inizia una partita si applicano determinate regole e non si cambiano in base alle carte che si hanno in mano. Si inizia in un modo e si finisce in quello. Diverso è se un format possa dare maggior divertimento ai tifosi. Il protocollo che ci siamo dati, in accordo con i ministeri di competenza e l’approvazione del Cts, se applicato correttamente è sufficiente per permetterci di finire la stagione senza alcun intoppo. Basta essere diligenti nell’applicazione del protocollo”.

All’inizio ha ringraziato tuti ma non Sarri. Come è stata gestita secondo lei la passata stagione?
“Ho un ottimo ricordo di Maurizio come persona: colta, con senso dell’umorismo e diversi interessi al di là del calcio che è la sua prima passione e la vive in maniera coinvolgente. Sono estremamente felice che abbia vinto lo scudetto con noi. All’interno dello spogliatoio però si crea un’alchimia che porta a superare ostacoli che sembrano insormontabili e non si è creata. Nonostante ciò abbiamo vinto uno scudetto e ho scelto io che fosse lui a portare la coppa dello scudetto al Museo”.

Lei ha presentato un quadro drammatico della situazione. Però le società non vivono solo di patrimoni ma di cassa e il 20/21 sarà un anno che andrà come il 19/20. Escludendo interventi sul capitale, per il futuro immediato prevedete di ricorrere al debito o a cessioni di asset, facendo cassa sull’organico?
“Comprensibile la domanda. Evidentemente una ricalibrazione degli investimenti e delle retribuzioni ci deve essere. Ad esempio il Real Madrid quest’anno non ha comprato un solo giocatore. Coinvolge tutta l’industria, non solo la Juve. In assenza di risorse aumenta la creatività, per arrivare ad un nuovo equilibrio economico finanziario senza trascurare il desiderio di vincere della Juventus, in Italia, e di rimanere ad alto livello in Europa”.
Paratici è stato messo a capo dell’area calcio. Il suo contratto è in scadenza: qual è la sua posizione?
“Vero, scade il 30 giugno e anche quello di Cherubini. Sono responsabili del settore sportivo e tutti coloro i quali hanno contratti federali in Juventus sono in scadenza al 30 giugno dell’anno prossimo. Mi è capitato di vivere casi mediatici che coinvolgevano me e non trovavano riscontri nella realtà. Non ho segnali, Paratici, Nedved e Cherubini godono della mia fiducia e mi hanno dimostrato la volontà di restare in Juventus. E insieme andremo a stilare il piano per le sfide sportive che abbiamo davanti. La prima e la più importante è la sfida di quest’anno: raggiugnere il decimo scudetto consecutivo”.  
Che sensazione ha sul Covid? Ha paura di un lockdown che avrebbe impatto devastante anche sul calcio?
“Non sono virologo, mi rimetto a quello che mi dicono di fare. Se osservo il comportamento tenuto, siamo stati un popolo estremamente diligente, e se sarà il caso vuole dire che ci sarà un rischio. Il collasso del sistema sanitario non se lo può permettere nessuno, non possiamo avere un virus che non consenta alla gente di accedere ai servizi di routine. Se dovesse succedere ci troveremo tutti a dover affrontare una situazione che sarà molto, molto, molto complessa. E bisogna dare il massimo supporto a chi queste decisioni le deve prendere”.

Dopo la ristrutturazione aziendale, come cambiano le mansioni di Paratici e Cherubini?
“Abbiamo dato estrema chiarezza sulle responsabilità di uno e dell’altro: Federico (Cherubini) avrà la responsabilità  di tutti i teams che non siano la prima squadra, la gestione aziendale della parte sportiva: i centri di allenamento, la logistica. Fabio rimane responsabile della prima squadra e dell’area sportiva”.
È previsto in un futuro più o meno prossimo l’ampliamento di una struttura  societaria?
“È previsto l’arrivo di altri dirigenti apicali ma non nell’area sportiva”.
Quali sono le richieste per le istituzioni o per la politica per far ripartire l’industria calcio?
“Non abbiamo richieste particolari. Il  problema principale sono gli stadi. L’apertura  agli spettatori deve essere fatta con massima responsabilità e se mi metto nei panni dei regolatori è difficile dare una soluzione univoca. Sono situazioni di diffusione del virus diverse: l’indicazione è un minimo di 1000 persone. Il nostro compito è attenerci alle disposizioni che ci vengono date e non fare fughe in avanti. Dobbiamo avere la sensibilità di capire che le regole che ci vengono date sono per tutelare la salute. Se guardo le immagini di archivio, mancano a tutti le partite con il pubblico, specialmente ai calciatori”.
Vincere scudetti è diventata un’abitudine. L’allenatore della Juve è giudicato per i risultati in serie A ma per la Champions. È così?
“Da sempre, da 50 anni. Ma chi deve giudicare il lavoro degli allenatori deve capire la difficoltà nel raggiungere lo scudetto. Date troppo per scontato il significato della vittoria del campionato, e non va mai fatto. Lavoriamo per raggiungere i nostri obiettivi: vincere campionato, Coppa Italia, Supercoppa e provare a vincere in Europa. Non farlo non significa non aver fatto un buon lavoro”.
Ci dà un giudizio su queste prime settimane di Juventus? Le piace?
“Ho la sensazione dalle prime settimane di Pirlo che il mondo che ci circonda non veda l’ora di giudicare un paio di sconfitte. Quello che è mancato nel caso specifico a Pirlo: non ha fatto pre-campionato ed è al debutto assoluto in panchina. Significa che la nostra missione sarà accompagnare con la nostra esperienza questo percorso iniziale. Non sarà privo di ostacoli e ne sono certo che tutti cercheranno di colpire la Juventus per la scelta fatta. Nella composizione dello staff  abbiamo creato il primo staff moderno, in cui ognuno si muove con la consapevolezza del ruolo che ha. Questa è la prima volta che vedo uno staff moderno”.
Esiste un modo per produrre ricavi in questa fase?
“In questo preciso momento le linee di ricavo sono queste. Sui temi di governance si possono aprire temi che non sono contemplati. Bisogna tenere duro in questa fase”.
Come commenta la decisione del giudice sportivo su Juventus-Napoli? Può aumentare i problemi di calendario?
“Questa è una vicenda in cui noi siamo collaterali. Una vicenda tra il Napoli e i gradi di giustizia sportiva. Da questo punto di vista non ci tocca”.
A proposito della Lega, c’è stato il passaggio storico con l’ingresso dei fondi. La Lega è matura per l’ingresso e la concessione di poteri a soggetti terzi per la gestione del calcio italiano?
“No, non c’è stato innesto di fondi nella Lega. C’è stata l’approvazione nel dare un mese di esclusiva a CVC per capire la loro proposta di 15 giorni fa. Solo a quel punto ci sarà il voto dell’assemblea. Ci saranno approfondimenti sulla struttura giudica, fiscale, sul business plan dell’iniziativa e la tenuta di questa proposta. Da qui a dire che è finita e fatta c’è molto lavoro. Mi auspico che questo lavoro porti ad una conclusione che permetta l’ingresso di un terzo soprattutto sulla parte di gestione. Noi dobbiamo abdicare per manifesta incapacità. Frequento via Rossellini e in 10 anni non è cambiato niente. Chiaro che auspico che alla conclusione di questo percorso ci sia l’ingresso della cordata CVC, per sviluppare un business plan. Ma se fossimo normali e normodotati non avremmo bisogno di un terzo soggetto per sviluppare il nostro business”.

Non sarebbe il caso di rimodulare gli impegni delle nazionali? 
“Credo che si debba lavorare con una visione a medio-lungo periodo. Bisogna capire la genesi della situazione. A marzo durante il lockdown, i club urlavano che se la Uefa non avesse spostato l’Europeo non saremmo stati in grado di finire le competizioni. L’ha fatto, ha lavorato alacremente con noi creando le soluzioni tedesca e portoghese per le coppe. Ad aprile si sapeva che la Uefa avrebbe voluto riprendere le competizioni per le nazionali per portare  a termine il suo percorso. Se arriviamo a fine agosto e diamo di nuovo la colpa all’Uefa, allora io mi sento di prendere le sue difese. Se la domanda fosse “quando andremo a rivedere i calendari, sarebbe corretto rimodulare gli impegni delle nazionali?” allora dico di sì. Ma le decisioni di oggi avranno effetto tra anni. Non possiamo svegliarci sempre all’ultimo momento”.
Non avreste preferito che Ronaldo non rispondesse alla convocazione? 
“Perché? Per la bolla? Noi siamo entrati in bolla sabato. Non avendo più competizioni da giocare per due settimane, abbiamo detto che se qualcuno avesse voluto concludere l’isolamento a casa non avremmo avuto problemi. Ognuno ha scelto. Non si sono rotte bolle, le nostre sono molto resistenti. Anche le balle (ride, ndR). Dal momento che vanno a casa sono liberi cittadini. I calciatori, quando le nazionali chiamano, ci tengono. Il sogno è andare in nazionale e rimane vivo anche per chi ha oltre 100 presenze come Chiellini. Il sogno del bambino che diventa realtà. Questo è il bello del calcio”. 
Che opinione ha sull’ingresso di soggetti come Amazon e Netflix?
“Fa piacere, vengono a sperimentare. Sicuramente una notizia positiva che mette in discussione il modello esclusivo pay tv”.
Ha fatto notizia l’incontro a tre con Inter e  Milan. Si rischia di polarizzare il calcio italiano?
“Se avessimo voluto non farci vedere non avremmo scelto la sede del Milan. Quello che c’è di positivo è che da dieci anni che gestisco la Juventus è la prima volta che vedo affinità di interesse con Inter e Milan. Affinità reali. Se lavoriamo assieme la possibilità di crescita del sistema sono maggiori. Sono grato a Zhang e al fondo Elliott e al management che esprimono l’Inter e il Milan. Se mettiamo a fattore comune i nostri marchi, la nostra fanbase, al servizio della serie A potrà dare maggiori possibilità di successo. Non ho dubbi che questa collaborazione vada avanti”. 
Il ministro Spadafora ha dichiarato che Ronaldo rientrando in Italia ha violato il protocollo. Come sono andate le cose?
“Io non so il protocollo del Governo. Bisogna chiedere a chi applica le leggi dello Stato e farsi spiegare cosa abbia violato. Io applico il protocollo federale per la Juventus”.
Prima ha detto che sul caso Juventus-Napoli voi siete collaterali. Qualora ci fosse una risultato diverso sul ricorso del Napoli, si appellerebbe a quella decisione?
“Noi seguiamo il protocollo. Siamo collaterali in questo, giochiamo a calcio. Se giochiamo in casa, portiamo il pallone, se giochiamo in trasferta ci facciamo trovare al campo e giochiamo”.
Il mercato l’ha soddisfatta?
“Sono soddisfatto a fine stagione, non all’inizio. Attribuisco responsabilità deleghe e obiettivi. Al termine della stagione giudico. Posso dire che i ragazzi che sono arrivati sono ragazzi simpatici, disponibili e si sono integrati molto bene nel gruppo”.
Sarà più duro il campionato rispetto al passato?
“Ogni anno è dura. Raccontare la storia di nove di fila la fa sembrare facile. Ma ogni anno è dura, quest’anno come ogni anno. Credo che noi non dobbiamo mai guardare agli altri ma solo a noi stessi”.
Lei è stato un sostenitore della media company e dell’ingresso di professionisti. Questa soluzione potrebbe essere in contrasto con i progetti sostenuti in passato, come Superlega?
“Nelle ultime tre conferenze che ho fatto all’ultima domanda ho sempre detto una fesseria. Quindi le rispondo alla prossima”.

Fonte www.repubblica.it

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