TORINO – “Un calcio propositivo, fatto di possesso e di attacco”. Inizia così la tesi di Andrea Pirlo, discussa lunedì a Coverciano, atto conclusivo del percorso compiuto dall’allenatore della Juventus per ottenere la licenza Uefa Pro. Un primo passo generale, approfondito nelle ventisei pagine di relazione in cui Pirlo sviscera la sua idea di calcio, il suo modo di giocare “totale e collettivo, con 11 giocatori attivi in fase offensiva e difensiva”. Con l’obiettivo di comandare il gioco in ambedue le fasi.
Recupero feroce e possesso
Già durante la conferenza stampa di presentazione, Pirlo ha spiegato le due componenti chiave del suo stile di gioco: recuperare il pallone con ferocia agonistica e tenerlo il più possibile una volta riconquistato. Accantonato anche il concetto di modulo a favore di un’occupazione dinamica “delle posizioni funzionali ai principi del modello di gioco”, variabile in fase offensiva e difensiva.
Con un ruolo fondamentale ricoperto dagli esterni e dal loro uno contro uno.
I modelli del passato
Nessuna invenzione, ma la rielaborazione di concetti espressi dai grandi allenatori del passato, presi a modello ma non copiati: dal Barcellona di Cruyff e Guardiola, all’Ajax di Van Gaal, al Milan di Ancelotti e alla Juve di Conte, di cui Pirlo ha fatto parte e da cui ha preso spunto almeno osservando la prima amichevole della sua Juve.
La costruzione
Nessun modulo fisso in fase offensiva, ma la ricerca della valorizzazione delle qualità individuali attraverso “il posizionamento e i movimenti in campo dei giocatori” e la ricerca dell’ampiezza, la ricerca della rifinitura, della profondità. Alla base di tutto il tecnico bianconero colloca l’uscita della palla dalla zona difensiva, che deve essere pulita per consentire l’ideale sviluppo della costruzione. Che partirà da dietro, adeguandosi alla pressione avversaria e provando a perforarla con i “passaggi chiave”. Superando una linea di pressing alla volta e riattivandosi per il recupero immediato in caso di cambio di possesso.
Difesa e attacco
La difesa sarà la prima fase di attacco. Gli obiettivi saranno “attuare coperture preventive per presidiare l’area”, difendendo mentre si corre in avanti. La riaggressione troverà negli “half spaces”, le zone di campo che si collocano tra le fasce laterali e la linea centrale, la maggior concentrazione, per essere subito pronti ad attaccare nelle zone più delicate per gli avversari. La difesa sarà a 4 con marcature d’anticipo, trovando nel portiere un alleato sia in fase difensiva che offensiva. Il cui sviluppo sarà a due velocità, d’attesa dietro e veloce e diretto verso la porta dopo il passaggio chiave che libera un giocatore tra le linee. Per poi scatenare il talento negli ultimi 30 metri, personificato da Ronaldo, Dybala e Kulusevski nella sua Juve attuale: “I giocatori (devono essere) liberi di potersi esprimere cercando delle giocate decisive”, schierandosi “con un 3-2-5 o 2-3-5”.
Fonte www.repubblica.it