Venticinque agosto 1960. Gli orologi presenti nei moderni tabelloni dello Stadio Olimpico segnano le 16:30 quando gli atleti di 84 nazioni fanno il loro ingresso per la cerimonia inaugurale. Sono partiti dal Villaggio Olimpico, a piedi. Gli uomini in giacca, cravatta e cappello di stoffa; le donne con le gonne a piega sotto il ginocchio. Alle 17:30 entra l’ultimo tedoforo della staffetta olimpica partita dai boschi di Olimpia. Fa il giro di campo e con la torcia accende il fuoco olimpico del braciere.
Il discorso è affidato a un gigante dello sport. Non solo per meriti sportivi. Adolfo Consolini, campione del lancio del disco, pesa più di cento chili e ha interpretato al cinema Maciste.
Un gigante parla a ottantamila persone in un’Olimpiade che sarà di giganti
Passeranno alla storia le imprese di Classius Marcellus Clay, che non è ancora Muhammad Ali, nome acquisito dopo la conversione all’Islam. È un pugile che vince e pensa, parlando con un linguaggio perfino più veloce e tagliente del suo diretto, che pure è micidiale. E poi Abebe Bikila, sconosciuto etiope che si presenta al via nella maratona. Il mito dei corridori dell’Altipiano nascerà con lui. La gara si svolgerà sotto la luce artificiale dei riflettori che illuminano il percorso come un gigantesco set cinematografico, uno dei tanti presenti nella Capitale della Dolce Vita. Il traguardo è sotto l’Arco di Costantino. Bikila arriva solo, scalzo. Ha staccato tutti.
Nelle piscine del Foro viene demolito il record dei 100 stile libero da Dawn Fraser. Sulla pista in terra rossa dell’Olimpico trionfa Wilma Rudolph, una gazzella che abbina doti atletiche non comuni a un fascino indiscusso. Ne farà le spese il nostro Berruti. I campioni italiani portano l’Italia sul podio del medagliere con 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi: la nazionale di pallanuoto diviene il Settebello, definizione che sa di scopone da bar. La leggendaria squadra della scherma non è da meno: Edoardo Mangiarotti stabilirà il record di medaglie olimpiche raggiunte. E Berruti, fisionomia vagamente da ragioniere, corre i 200 metri con gli occhiali a montatura nera, piuttosto spessa, ma nella retta sotto la Tribuna Monte Mario brucia tutti i suoi rivali. Nino Benvenuti, è un giovane pugile istriano. La sua storia è una di quelle segnate dal dramma bellico, in una zona di confine, contesa. Storia di esuli e di Foibe. I fratelli D’Inzeo: nessuno come loro in sella a un cavallo. Poi, il ciclista Sante Gaiardoni, unico azzurro a vincere, nell’occasione, due medaglie d’oro. E tutti gli altri… 280 atleti che fecero, allora, sognare un intero Paese. L’Italia, peraltro, vinse più medaglie di tutti in quelle che sono considerate le prime Paralimpiadi della storia, svoltesi negli impianti dell’Acqua Acetosa. 400 gli atleti provenienti da 21 Nazioni
Nel salto con l’asta c’è pure Don Bragg, al cinema Tarzan. Fa le foto al Colosseo con i mutandoni e il coltello. Faranno il giro del Mondo contribuendo ad esaltare il mito di una Roma in cui tradizione e modernità si fondono. E’ ancora la Roma del Ponentino, di Piazza Navona in cui si vende il pane caldo e non il Colosseo con la neve e i gladiatori in plastica. E’ ancora la Roma delle lambrette, dei foulard delle ragazze sul sedile posteriore, gambe accavallate sullo stesso lato, occhiali da sole a punta. E di bidonville che vanno sparendo lentamente. La guerra ha lasciato ferite e anche povertà. Si riscopre il mare alla domenica, il treno per Ostia è fonte di felicità. C’è voglia di vivere, e lo sport fa parte del quadro. L’Italia delle campagne impara a leggere e scrivere con la trasmissione “Non è mai troppo tardi”, il programma di alfabetizzazione televisivo più importante della storia. Protagonista è un giovane e carismatico maestro di scuola che viene dall’insegnamento nelle carceri e che è vissuto con gli indios Jivari dell’Amazzonia. È Alberto Manzi: insegna alla Fratelli Bandiera, nel quartiere romano di Piazza Bologna, proprio il luogo dove, originariamente, doveva nascere il Foro. Il cinema conosce il Neorealismo. È definitivamente superata l’era dei telefoni, bianchi. Adesso maestri come De Sica e Rossellini raccontano l’Italia della dura quotidianità, divenendo un punto di riferimento per tutto il cinema mondiale. Ed è la Roma dei divi e dei fotografi, con le loro cravatte strette e la borsa quadrata con pellicole e flash all’interno, che si dividono tra Cinecittà, Via Veneto e lo Stadio Olimpico: questo, costruito in marmo e travertino – e consegnato allo sport sette anni prima dell’Olimpiade di Roma – è un’opera gigantesca e di straordinaria bellezza, non solo per le sue linee ma anche per la sua compatibilità ambientale.
E’ il fiore all’occhiello degli impianti dove si consumano i Giochi della XVII Olimpiade e che andremo a raccontare in questo excursus.
Stadio Olimpico
Cerimonie di apertura e chiusura, atletica leggera, calcio, equitazione.Quello che fa bella mostra di sé il 25 agosto è solo l’ultima delle versioni dell’impianto. Il nome attribuito è Stadio dei Cipressi: è progettato nel 1928, compreso nel Piano Regolatore dello stesso anno e parzialmente ultimato nel 1932. L’opera è così chiamata a causa della folta corona di alberi che viene sistemata sopra la scarpata, che fa da perimetro tra lo stadio e le colline di Macchia Madama. L’architetto Del Debbio, progettista del Foro, non pensa a strutture murarie in vista, ma a terrazze erbose. Rispettando la cornice paesaggistica, lo stadio viene appoggiato alla collina, dopo opportuni spostamenti di terreno, senza stravolgere in tal modo l’ambientazione che si offre allo spettatore. Un ulteriore sviluppo dei lavori è già previsto per la costruzione delle gradinate degli anelli superiori ma seguendo sempre la conformazione naturale del terreno, secondo il principio di attuare una compenetrazione dell’opera nell’assetto morfologico dell’area.
Lo Stadio dei Cipressi, un invaso d’erba. E’ il 1928 e le tribune di quello che diventerò l’Olimpico sono di là da venire
Qualche anno più tardi, il Presidente dell’Opera Nazionale Balilla decide di affidare agli ingegneri Angelo Frisa e Arrigo Pintonello lo studio definitivo per la realizzazione dello Stadio Olimpionico che sarà realizzato nel ‘37. La forma è ovoidale, schiacciata ed estremamente allungata. La sua struttura è composta ora da quattro ordini di gradinate in marmo estratto dalle cave di Carrara. Caratteristica principale è quella di essere, contemporaneamente, uno stadio destinato sì al calcio, ma anche all’atletica e al rugby. Sotto la tribuna principale, è prevista una pedana multipla destinata al salto in lungo, al salto triplo e a quello con l’asta. Alle estremità del prato i due ingegneri concepiscono la realizzazione di altre quattro pedane destinate al salto in alto, due pedane riservate al salto con l’asta, due per lo svolgimento del lancio del peso, del martello, del disco e una per il lancio del piattello.
Un anello, quattro ordini di gradinate, Ecco lo Stadio Olimpionico realizzato nel 1937
Nel dopoguerra i lavori del Foro vivono nuove accelerazioni dovute ai XVII Giochi Olimpici del 1960. Il CONI decide di ampliare lo stadio presente nel Foro, aggiungendo due anelli al vecchio impianto del ‘37. Il progetto viene affidato all’Ing. Carlo Roccatelli, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, coadiuvato da Bruno Zauli, dall’Ing. Berti e da Cesare Valle, anch’egli membro dell’alto consesso ministeriale. L’apertura del cantiere avviene nel dicembre del 1950, ma presto i lavori si interrompono a causa della morte del progettista, che viene sostituito da Annibale Vitellozzi, il quale rielabora il progetto, aggiungendo la pensilina per i radiocronisti e progettando il definitivo assetto architettonico interno ed esterno.
L’impianto risulta imponente, dotato di strutture per l’epoca modernissime. La sua caratteristica principale è quella di avere il campo di gioco seminterrato, ossia al di sotto del piano di campagna, per una profondità di 4,5 metri. Le gradinate raggiungono in elevazione un massimo di 12,49 metri, in modo tale da mantenere il tutto alla stessa altezza degli alberi ad alto fusto, attutendo, in tal modo, l’impatto visivo. La struttura portante è in cemento armato, rivestito in travertino della vicina Tivoli, estratto dalla stessa cava che serviva l’antica Roma. L’unico corpo estraneo, rispetto al progetto originario dello stadio, è la Tribuna Stampa realizzata in alluminio al di sopra della Tribuna Monte Mario. I pennoni per i pavesi delle nazioni, dopo l’Olimpiade del ‘60, ospiteranno le bandiere con le squadre di calcio in ordine di classifica. I cancelli di entrata sono 10 e il pubblico può sfollare in 11 minuti, secondo le stime CIO. Un fossato largo due metri divide il campo di gioco e la pista dalle gradinate. Dispone di 11 spogliatoi. 1126 i posti per la stampa. I giornalisti utilizzano 54 cabine telefoniche.
Una centrale elettrica costituita da cinque caldaie, garantisce il riscaldamento e l’acqua calda. La potenza dell’impianto elettrico è di 375.000 watt. Spesa complessiva della costruzione dello stadio: 3 miliardi e 400 milioni di lire. I tabelloni elettrici consentono di fare conoscere al pubblico i risultati delle gare con una tempestività mai raggiunta nelle precedenti Olimpiadi. La pista di atletica non è ancora in tartan, il fondo è in terra rossa. L’inaugurazione è del 17 maggio del 1953, con la partita di calcio Italia-Ungheria e, all’Urbe, sembrò spalancarsi una finestra sul Mondo, dopo le ristrettezze della guerra. L’Olimpiade si profilava all’orizzonte, e questo grande stadio, da oltre ottantamila posti, ne era il prologo. I Giochi di Olimpia avrebbero finalmente toccato Roma, dopo che la città aveva rinunciato all’edizione già assegnatale per il 1908.
La ricostruzione. Sul primo in marmo di Carrara, sono in costruzione altri due anelli: in travertino, estratto dalle cave di Tivoli. Si va verso la versione definitiva del nuovo stadio Olimpico per i Giochi della XVII Olimpiade
Lo Stadio dei Marmi
Hockey su prato
Lo Stadio dei Marmi è a pochi passi dall’Olimpico (collegato tramite un sottopassaggio). Costruito nel 1936, ricorda le strutture greche. Può ospitare fino a 15 mila spettatori. Il campo di gara viene rifatto totalmente: sia le piste per l’atletica sia il manto erboso destinato all’hockey e al riscaldamento degli sportivi prima di entrare in azione all’Olimpico. Diamo qualche numero: il campo di gioco occupa una superficie di 14 mila mq e le dimensioni sono 63X103 m. La pista è a sei corsie e, sotto le gradinate, ci sono 36 spogliatoi.
Il perimetro è circondato da 60 sculture alte 4 metri e posizionate su plinti marmorei. Realizzate per pubblica cooptazione e offerte dalle Province italiane (affinché il Foro fosse espressione dell’intero sport nazionale), sono scolpite a partire dal 1929. Le statue rappresentano sportivi impegnati nelle varie discipline. Una curiosità. Ascoli Piceno decide di raffigurare simbolicamente Primo Carnera. Il Campione dei Pesi Massimi, titolo conquistato al Madison Square Garden di New York in un match memorabile contro Jack Sharkey è stato una leggenda a livello nazionale ed internazionale, nonché il primo italiano a conquistare il titolo di Campione dei Pesi Massimi.
Lo Stadio del Nuoto
Nuoto, tuffi, pallanuoto, pentathlon moderno
A due passi dallo Stadio Olimpico, è una delle maggiori opere del Foro Italico. Si trova nel Centro Olimpico nord, vicino alla piscina coperta, ed è diviso in due grandi zone: una con gli impianti per le gare, l’altra dedicata all’insegnamento. Le gradinate possono ospitare otto mila persone ma durante i Giochi ne vengono aggiunte altre per raggiungere una capienza di ventimila posti.
Un cunicolo unisce il nuovo complesso con la piscina coperta, dove, durante le Olimpiadi, gli atleti si riscaldano prima della gara. Per quanto riguarda le vasche, quella olimpica è 25X50 m con profondità da 1 metro e ottanta a 2 e quella per i tuffi 18X20 m con profondità da 4 metri e mezzo a 5. La temperatura dell’acqua è costantemente mantenuta tra i 22 e i 24 centigradi. I lavori dello Stadio del Nuoto iniziano nell’autunno del 1957 e finiscono nella primavera del 1960. A inaugurarlo il triangolare Italia-Inghilterra-Finlandia. I tabelloni elettrici informano il pubblico sui risultati sia del nuoto che dei tuffi.
La zona sportiva dell’Acqua Acetosa
Paralimpiadi, centro di allenamento
Si trova nella parte Nord-est di Roma, sulla riva sinistra del Tevere, a 2 chilometri dal Centro Olimpico del Foro Italico, a 1 da Villaggio Olimpico e Palazzetto dello Sport. È un grande complesso sportivo costruito nel 1954: qui si allenano i protagonisti dell’Olimpiade romana. Un’area di 220 mila mq comprende una piscina, 5 campi da calcio, 3 di rugby, 2 di hockey su prato, 1 di baseball e altri 5 minori. Poi una palestra per la ginnastica, quattro per l’atletica, altre quattro per la teoria e le esercitazioni pratiche. C’è anche un dormitorio, un ostello da 100 posti, e un edificio sede centrale dell’Istituto di medicina sportiva. L’impianto ha ospitato anche le prime Paralimpiadi della storia.
Lo Stadio Flaminio
Calcio
Si trova nel quartiere Flaminio. È destinato al calcio. Dimensioni del campo: 105X70. Progettato dall’architetto Pierluigi Nervi, prende il posto dell’antico Stadio Nazionale del PNF, edificato nel 1911 e poi ricostruito nel 1927 in vista dei Mondiali del 1934: entrambe le versioni erano senza la curva a sud in pieno stile ellenico.
Può raggiungere una capienza di 42mila posti, di cui 8mila coperti. In tutti i settori ci sono bar e servizi. I giocatori entrano in campo attraverso un passaggio sotterraneo. Sotto la tribuna, poi, ci sono numerosi impianti per l’allenamento: una piscina coperta riscaldata, una sala scherma, due più piccole per la teoria, due palestre per il sollevamento pesi, una per il pugilato e un’altra per la ginnastica. 114 sono i posti riservati ai giornalisti, 12 le cabine per i radiocronisti. C’è una sala stampa e una per telescriventi. L’impianto di illuminazione per le gare notturne ha una potenza di 425 kw. E’ dotato di 240 proiettori collocati su quattro torri metalliche. Per l’edificazione del nuovo Flaminio ci sono voluti 900 milioni di lire.
Il Palazzetto dello Sport
Pallacanestro, sollevamento pesi
Si trova nel quartiere Flaminio. I cantieri aprono nel 1956, il 26 luglio, e chiudono il 15 settembre 1958. Costo totale: 263 milioni di lire, comprese le spese di arredamento e attrezzature sportive. Il palazzetto è dotato di quattro gruppi di spogliatoi per cento atleti con ingresso indipendente, più uno per gli arbitri, di un centro medico-sportivo e una saletta stampa con dodici telefoni. Nel seminterrato ci sono gli impianti di riscaldamento e raffreddamento. Per quanto riguarda la capienza, 3.500 posti per la pallacanestro, 5600 per gli altri sport (es. pugilato e lotta). L’edificio, che copre una superficie di 4.776 mq, è circondato da dei pilastri di ferro che sostengono una cupola.
Il Villaggio Olimpico
L’area scelta per la sua costruzione, chiamata Campo Parioli, si trova nel quartiere Flaminio. I lavori iniziano il 10 maggio 1958 e finiscono nel giugno del 1960. Il 25% dei 30 mila mq della superficie totale è stato edificato, il resto è stato utilizzato per la grande rete autostradale. Le opere permanenti sono costituite da 33 palazzine, di uno, due, tre, quattro o cinque piani, per un totale di 1349 appartamenti. Gli edifici hanno la caratteristica di poggiare su pilastri di cemento armato in modo da lasciare libero il piano terra. L’intero complesso è servito da 13 chilometri di strade asfaltate.
I poligoni di tiro
Tiro, pentathlon moderno
Il poligono di tiro olimpico sorge nella stessa area dell’ex Poligono Umberto I, nella zona di Tor di Quinto. Comprende due impianti distinti grandi 88X56 m. Uno dei due settori è riservato alle gare da 50 metri, per un totale di 40 linee di tiro. Tre muri in cemento armato rivestiti in legno e uno di fondo alto sei metri e mezzo ne assicurano la necessaria protezione. L’altro settore è per il tiro a 25 metri, diviso in due aree: una per la pistola libera e una per il tiro alla pistola del pentathlon. Nei due poligoni i bersagli sono azionati grazie a un dispositivo elettrico. Le gare di tiro con fucile a 300 metri si svolgono fuori Roma, nella Scuola italiana di Fanteria a Cesano. Quelle di tiro al piattello, invece, nel campo di Tiro a volo Lazio, a via Vajana, nel quartiere Parioli, vicino a piazzale delle Muse.
A Piazza di Siena
Equitazione
Nel tradizionale scenario di Piazza di Siena, a Villa Borghese, hanno luogo il Gran Premio di dressage e il Gran Premio di salto a ostacoli individuale. Le tribune sono innalzate con attrezzature provvisorie: 15 mila persone possono assistere alle prestazioni di cavalli e cavalieri. La stampa può avvalersi di 10 cabine telefoniche. I Pratoni del Vivaro, a Rocca di Papa, alle porte di Roma, ospitano il completo di equitazione. Per la manifestazione, oltre a utilizzare strutture già esistenti, ne vengono costruite di nuove, alcune permanenti, altre provvisorie. Ad esempio, alcune scuderie per 120 cavalli, di cui 40 definitive. A Passo Corese, a 35 chilometri dalla Capitale, invece, gareggiano gli atleti del pentathlon nella prova equestre dei 5 chilometri.
La Basilica di Massenzio e le Terme di Caracalla
Lotta libera
Ginnastica
Il CONI sceglie anche dei monumenti che fanno da teatro a due discipline sportive. Nella Basilica di Massenzio, a pochi passi dal Foro Romano, vengono organizzati gli incontri di lotta libera. La Basilica fu iniziata da Massenzio nel 303 d. C e finita da Costantino nel 313, siamo nel IV secolo. Sotto le altissime volte sono sistemate le materassine per il torneo. Di fronte le tribune per il pubblico e la stampa (i giornalisti possono usare 20 cabine telefoniche). I servizi per gli atleti (400 mq con 8 docce, 7 bagni e 5 lavabi) sono disposti in una zona vicina alle materassine.
La ginnastica ha il privilegio di esibirsi nella splendida cornice delle Terme di Caracalla, dove un tempo gli antichi romani si deliziavano con massaggi, piscine calde e fredde, palestre coperte e scoperte, sale di ginnastica. Erano luogo anche di passeggio e di studio. Furono inaugurate nel 217 d.C. da Antonio Caracalla. Tra le bellezze storiche vanno in scena le competizioni ginniche. L’impianto è studiato in modo da non creare danni alle mura dell’antica opera. Il campo di gara, 36X18 metri è allestito tenendo conto di facilitare gli spostamenti degli atleti da un attrezzo all’altro e della posizione dei giudici. I posti delle tribune sono 5.300, più lo spazio riservato alla stampa, 102 postazioni.
Una maratona nelle vie di Roma
Per la prima volta nella lunga storia della Olimpiadi, la maratona non ha inizio e fine nello stadio principale della città che ospita i Giochi. Per l’edizione 1960 Roma prepara un percorso tra la storia, un viaggio di 42 chilometri e 192 metri tra le bellezze del nostro patrimonio. Si parte dal Campidoglio, sotto la scalinata, direzione via dei Fori Imperiali, poi via dei Trionfi, via delle Terme di Caracalla, viale Cristoforo Colombo fino a 2 chilometri e mezzo fuori il Raccordo Anulare, ritorno fino al Gra, quindi via Appia Antica, Piazzale Numa Pompilio, via delle Terme di Caracalla, via dei Trionfi, e alla fine Arco di Costantino. Lungo il percorso sono organizzati molti punti ristoro, all’atto pratico in numero maggiore rispetto alle esigenze degli atleti. Nel grande vialone di arrivo sono sistemate le tribune, 12.000 posti in tutto, mentre quelle per la stampa sono sulla linea di traguardo, con 20 cabine telefoniche, sala telescriventi e postazioni Rai. Completano l’allestimento due tende pronto soccorso e servizi igienici.
Il Palazzo dello Sport
Pallacanestro, pugilato
Il Palazzo dello Sport sorge su una collina dalla quale domina il lago artificiale, lungo 900 metri, e tutto il quartiere Eur. Occupa una superficie di 11.680 mq ed è alto 24,50 metri. Nella sottotribuna ci sono 20 spogliatoi per gli atleti, dotati di docce, sale massaggi e mediche. Riservate, inoltre, ai giudici sale riunioni e uffici. I posti riservati alla stampa sono 196: la tribuna dedicata ai giornalisti è direttamente collegata a una sala al piano terra di 500 mq arredata con telefoni, ufficio telegrafico, telescriventi. L’edificio, rivestito da vetrate, è in cemento armato, e ben 1800 lampade illuminano la sala. La cupola, suggestiva quando è illuminata, è in alluminio anodizzato verde chiaro: qui sono sistemati 12 condizionatori che costituiscono uno dei più grandi impianti di condizionamento d’aria fino a quel momento costruiti. Può raggiungere nel caso degli incontri di pugilato una capienza di 15.000 posti a sedere. Il Palazzetto è costato 1 miliardo e 900 mila lire.
Il Palazzo dei congressi
Scherma, pentathlon moderno
Il piano “E.42” viene ripreso dopo il conflitto mondiale dalla Direzione Eur: sorgono palazzi, ville, scalinate, terrazze, parcheggi e fontane. Lo spazio pensato per le “Olimpiadi della Civiltà” viene così messo a disposizione dei Giochi del 1960. Ad esempio, presso il Palazzo dei Congressi, si svolgono le gare di pentathlon moderno e di scherma.
Alle Tre Fontane
E’ un complesso simile a quello dell’Acquacetosa, quindi destinata agli allenamenti degli sportivi. L’area di 170 mila mq è divisa in due lunette dalla Cristoforo Colombo, chiamate zona ovest e la zona est. La zona ovest comprende un campo di hockey, uno di calcio con tribune da 5mila posti, uno di rugby, tre campi da pallacanestro, due di pallavolo e otto per le bocce e uno stadio completo per il pattinaggio a rotelle. Nella zona est, invece, sono ricavati tre campi da tennis, una pista podistica di 400 metri a 6 piste e un rettilineo coperto a 6 corsie, lungo 130 metri, per gli allenamenti quando piove. In più sono allestite pedane per i salti e per i lanci. Il centro Tre Fontane è, inoltre, ricco di zone verdi per la sosta e il riposo.
La piscina delle Rose
Pallanuoto
E’ vicinissima al Palazzo dello Sport. E’ destinata agli allenamenti e alle prime eliminatorie di pallanuoto. E’ lunga 50 metri e larga 25, profonda da 1 metro e ottanta a 2 metri. L’impianto è in cemento armato. Ci sono 64 spogliatoi, che possono contenere 300 atleti, e 13 docce. La piscina è aperta al pubblico quando non ci sono manifestazioni sportive. E’ dotata di un moderno impianto per la depurazione dell’acqua e di quattro torri per l’illuminazione durante le gare notturne. I posti per gli spettatori sono 2000 ma durante i Giochi ne vengono aggiunti altri 1850. Fuori c’è una grande solarium ornato da fiori. La piscina delle rose è costata 90 milioni.
Il Velodromo Olimpico
Ciclismo, hockey su prato
Si trova in viale dell’Oceano Pacifico e occupa una superficie di 65 mila mq. Ospita competizioni di ciclismo e gare di velocità su pista. I lavori iniziano il 10 agosto 1957 e finiscono nella primavera del 1960. I 21 spogliatoi sono fuori l’edificio e possono accogliere fino a 300 corridori. Il legno scelto per la pista è il Doussiè del Camerun, materiale a fibra compatta, resistente agli agenti atmosferici e agli attacchi dei funghi. La capienza è di 20 mila spettatori, di cui 5.000 in piedi. Sotto le tribune sono ricavati i servizi, i bar, dodici cabine per i radiocronisti, per gli speaker e il direttore di gara. I giornalisti hanno a disposizione una sala stampa, una saletta di attesa, 24 cabine telefoniche urbane e interurbane, sala telescriventi, uffici telegrafici, postale e per telefoto. Particolare attenzione all’illuminazione dell’interno dell’anello della pista, con un’intensa maggiore sulla linea del traguardo. L’opera è costata 1 miliardo e 50 milioni. Il percorso della gara a squadre del ciclismo su strada inizia e finisce al velodromo. Quello per la competizione individuale si sviluppa sul circuito di Grottarossa, che forma un triangolo quasi perfetto con l’inizio di via Flaminia e la fine di via Cassia. Le tribune allestite possono contenere 8 mila posti e la stampa può utilizzare 20 cabine telefoniche, 10 sono collegate con l’estero. I tratti più pericolosi sono transennati così come sono recintate le aree di ristoro e di rifornimento.
Il Lago di Albano
Canoa/kayak, canottaggio
Il lago di Albano, dove si specchia Castelgandolfo, è scelto per il canottaggio e la canoa. Dal 1903 le sue acque sono lo scenario di importanti competizioni. Il lago si trova a 293 metri al di sopra del livello del mare, ha una circonferenza di 10 chilometri ed è profondo 170 metri. La sua particolare conformazione a anfiteatro permette a miglia di spettatori di assistere alle gare. Nel 1959 iniziano i lavori. Tra i problemi da affrontare e poi risolti: come segnare le corsie, come e dove costruire le tribune, dove sistemare le giurie e il cronometraggio. Per la prima volta nella storia delle competizioni remiere è adottato un tabellone elettrico che permette anche di dare, per le gare di canottaggio, i risultati parziali ai 500, ai 1000 e ai 1500 metri.
Le regate veliche
Si svolgono nelle acque del Golfo di Napoli per le classi 5,5, Dragone, Flying Dutchman, Star, Finn. In tutto partecipano 138 imbarcazioni di 46 Paesi.
Il calcio itinerante
Allo Stadio Comunale di Firenze, Grosseto, L’Aquila, allo Stadio Ardenza di Livorno e allo Stadio Adriatico di Pescara si svolge il girone eliminatorio di calcio. Allo Stadio Fuorigrotta di Napoli le semifinali e al Flaminio di Roma le semifinali e le finali.
Gli impianti sussidiari
Un nutrito gruppo di impianti sussidiari è messo a disposizione degli sportivi per gli allenamenti.
– Stadio delle Terme, vicinissimo alle Terme di Caracalla, costruito negli anni 1938-39. È a disposizione dell’atletica.
– Stadio della Farnesina, nella zona del Foro Italico, a un chilometro dal Villaggio Olimpico. Dedicato all’atletica.
– Stadio degli Eucalipti, vicino alla Basilica di San Paolo. Per l’atletica e il calcio. Può ospitare 5 mila spettatoti.
– Stadio militare Silvano Abba, allestito alla Cecchignola. E’ destinato all’atletica e al pallone
– Campo vigili del fuoco, nei pressi dell’Ippodromo delle Capannelle, su via Appia Nuova. È attrezzato per l’atletica.
– Stadio Stella Polare, si trova a Ostia, nella pineta di Castelfusano. Qui si allenano i protagonisti dell’atletica e del calcio.
– Campi di Tor di Quinto, a due passi dal Villaggio Olimpico e dal Foro Italico. È ad uso del pallone con due campi completi di spogliatoi e magazzini. Altri campi per la pallacanestro, sale per lotta e pugilato sono dislocate in varie zone di Roma.
Fonte www.repubblica.it