PALERMO – Il nome della rosa, l’ultima, quella definitiva, al termine del viaggio Palermo-Milano del Giro uscirà da un lotto di cinque favoriti. Salvo sorprese, s’intende: un anno fa nessuno avrebbe pronosticato Carapaz. E all’ultimo Tour Tadej Pogacar partiva abbastanza indietro in griglia a Nizza, e poi è successo quello che è successo. I cinque, in ordine di pronostico, sono comunque loro: ognuno ha un buon motivo per vincere, la voglia di farlo e la possibilità nelle gambe. Poi, naturalmente, deciderà la strada.
Geraint Thomas (Ineos-Grenadier)
Il gallese, 34 anni, arriva al Giro arrabbiato (in senso buono) dopo l’esclusione al Tour, motivata comunque dallo scarso rendimento al precedente Delfinato. Però alla Tirreno, a metà settembre, Thomas volava. È il vincitore del Tour 2018 e il secondo, dietro Bernal, dell’edizione 2019. Poca fortuna per lui al Giro: l’ha corso tre volte, in modo anonimo nel 2008 e nel 2012, con potenzialità di vittoria nel 2017, quando però cadde a causa di una moto della polizia stradale all’imbocco della salita del Blockhaus e fu costretto, un paio di tappe dopo, al ritiro. Da quella sconfitta nacque poi un nuovo Thomas.
La frase: “Dopo l’esclusione dal Tour potevo mettermi seduto a farmi delle domande. Invece ho lavorato duro e sono qui per vincere”.
I pro: la squadra, probabilmente la più forte del Giro, e la rabbia in corpo dopo aver saltato il Tour. I 64 km a cronometro, soprattutto, gli sorridono.
I contro: le lunghe salite della terza settimana e una disabitudine, sua e della Ineos, a una corsa matta e disordinata come il Giro.
Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo)
Si parte dalla Sicilia, ed è inutile dire quanto Vincenzo ci tenga. Si arriva a Milano, dove mai ha sollevato il trofeo Senza Fine, alzato invece a Brescia (2013) e Torino (2016). Carico, forse all’ultima recita di qualità in una grande corsa a tappe, diventerebbe il più anziano vincitore della corsa rosa, migliorando di oltre un anno il record di Magni. Sarebbe storico. Sarebbe da Nibali.
La frase: “Sarà importante riuscire a fare le grandi salite della terza settimana. Già sull’Etna però non si dovrà perdere terreno”.
I pro: le motivazioni enormi e la grande esperienza nella corsa che più sente sua.
I contro: l’età, una condizione altalenante (ma in ascesa tuttavia), la squadra forse più fragile tra quelle dei favoriti.
Simon Yates (Mitchelton-Scott)
Stava stravincendo, esagerando, maramaldeggiando, il Giro 2018, fino all’epocale cotta sul Colle delle Finestre che spianò la strada all’impresa di Froome. Da allora il gemello di Adam ha vinto una Vuelta e tappe al Tour. Due settimane fa ha battuto tutti alla Tirreno-Adriatico, vero banco di prova dei favoriti del Giro. Ha tutto quello che gli serve: le montagne, una condizione strepitosa (troppo?), il senso di rivalsa.
La frase: “La vera sfida, per me, sarà portare la mia condizione attuale, quella che mi ha permesso di vincere la Tirreno, fino alla terza settimana. Ci spero”.
I pro: l’attitudine alle montagne del Giro, la capacità di vincere e dare allo stesso tempo spettacolo, il bagaglio di esperienza messo assieme dopo la cotta del 2018.
I contro: la troppa generosità a volte è un’arma che si ritorce contro in un grande giro. Squadra così così.
Jakob Fuglsang (Astana)
Anche il danese, 35 anni suonati, batterebbe il record di Magni, vincendo il Giro. Da storico gregario di Nibali e Aru, Fuglsang si è ritagliato sempre più spazio negli ordini d’arrivo prestigiosi. Ha vinto la Liegi 2019 e il Lombardia 2020 e si è messo in testa, con enorme ragione, di poter puntare a un grande giro. Questo.
La frase: “Essere al Giro da leader è una cosa nuova e mentalmente molto impegnativa. Siamo pronti”.
I pro: la condizione e le condizioni mentali che l’hanno portato, dopo una carriera di secondo piano, a diventare capitano.
I contro: la squadra è stata falcidiata dal Covid ed è stata cambiata per il 25% all’ultimo momento.
Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma)
Il lentigginoso olandese è quello che stava stravincendo il Giro 2016 prima di finire nella neve dell’Agnello e perdere tutto. Terzo al Tour 2019, torna al Giro per combinare qualcosa di buono, in testa alla squadra che, come lui nel 2016, stava dominando il Tour e poi… Forte in montagna, meno a cronometro (ce ne sono tre, forse troppe).
La frase: “La tappa dell’Etna mi dirà a che punto sono. Vengo al Giro per fare il massimo possibile”.
I pro: le doti di scalatore e la squadra, la potentissima Jumbo-Visma (ma non ci sono Van Aert e Kuss, purtroppo per lui).
I contro: le crono e la non grande confidenza con la vittoria: l’ultima corsa vinta risale al 2014. Fonte www.repubblica.it