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La Roma e i tanti errori regolamentari: è in buona compagnia

Già lo 0-0 in casa del Verona non era stato esattamente il miglior modo per presentarsi per la nuova Roma targata Friedkin. Ma i nuovi proprietari americani non potevano certo immaginare che, nel giro di pochi giorni, avrebbero rimpianto quello scialbo ma tutto sommato innocuo pareggio. Non è tanto lo 0-3, che resterà comunque negli annali come il primo risultato ufficiale della Roma di Friedkin, che brucia. Quanto piuttosto il fatto che sia arrivato a tavolino per il pasticcio legato a Diawara, non certo un bel biglietto da visita per chi si appresta a farsi spazio nel gotha del calcio d’Europa.

Come funzionano le liste
Il regolamento, stilato dalla Lega Serie A nel 2014, prevede che le liste siano composte da un massimo di 25 giocatori Over 22, di cui almeno 4 cresciuti nel vivaio del club (almeno un triennio consecutivo tra i 15 e i 21 anni nella società, senza prestiti o cessioni) e altri 4 provenienti dalle Giovanili di qualsiasi squadra italiana (in questo caso non sono necessari i tre anni di fila nello stesso club). Non c’è invece alcun limite per i giocatori Under 22, che per la stagione in corso sono i nati nel 1998. Se una squadra non riesce ad arrivare al numero minimo di 8 giocatori cresciuti nei settori giovanili italiani, è obbligata a lasciare tanti posti liberi nella lista dei 25 quanti sono i giocatori mancanti per arrivare a 8. Di norma, sono il team manager insieme al direttore sportivo e al direttore generale a occuparsi delle liste. L’anno scorso Diawara rientrava negli Under 22, ma il cambio di “status” del guineano è passato inosservato all’interno della Roma. Il tecnico Fonseca ha schierato l’ex Bologna e Napoli al Bentegodi e quindi lo 0-3 è inevitabile. Il paradosso è che i giallorossi allo stato attuale non avevano problemi di liste, avendo ancora 4 posti liberi nei 25. La dimenticanza che ha riguardato Diawara potrà essere corretta perché le liste sono modificabili fino alla chiusura del mercato estivo (5 ottobre), ma resta la figuraccia.

La lista Champions
Un meccanismo di liste regola anche le competizioni Uefa: in questo caso, la lista A, da presentare alla chiusura del mercato estivo, può contenere fino a 25 giocatori, di cui almeno 4 cresciuti nel vivaio del club (tre stagioni nella società dai 15 ai 21 anni, anche non consecutive a differenza delle liste per la Serie A) e altri 4 provenienti da settori giovanili di squadre della stessa Federazione. C’è poi la Lista B, in cui si possono inserire in numero illimitato giocatori Under 21 che hanno avuto l’idoneità a giocare con il club per un periodo consecutivo di due stagioni dai 15 anni in su. Questa seconda lista va consegnata entro la mezzanotte della vigilia di ogni partita di Champions.

Chiellini e gli occhiali di Mancini
Mal comune mezzo gaudio, viene da dire: di errori grossolani non ne ha fatti solo la dirigenza della Roma. Proprio poche settimane fa, alla vigilia di Italia-Bosnia di Nations League, a sorpresa capitan Chiellini partì dalla panchina anche se era dato per titolare. Perché? Per un errore nella compilazione della distinta da consegnare all’Uefa prima del match, di cui il ct Mancini non si è accorto perché, parole sue, non indossava gli occhiali al momento di controllarla. L’unico modo per risolvere le cose sarebbe stato dichiarare Acerbi infortunato, ma ciò avrebbe significato spedire il laziale in tribuna e con Chiellini senza i 90 minuti nelle gambe sarebbe stato un azzardo.

Ragusa e il mistero dell’e-mail
L’ultimo precedente di 0-3 a tavolino in Serie A per questioni legate alle liste risale al 2016: alla seconda giornata, il Sassuolo schierò contro il Pescara Antonino Ragusa, appena arrivato dal Cesena. In quel caso però il problema fu un altro: la società neroverde avrebbe dovuto inviare una pec con la modifica della lista e l’inserimento del neoacquisto, ma la Lega sostenne di non averla mai ricevuta. Il Sassuolo dichiarò di aver fatto tutto seguendo le regole, ma in tutti i gradi di giudizio la giustizia sportiva ha confermato lo 0-3: la versione più accreditata sostiene che il club emiliano comunicò sì alla Lega l’aggiunzione di Ragusa, ma lo fece tramite una mail tradizionale anziché con la posta elettronica certificata. Un errore in “buona fede”
che però non bastò a evitare la sconfitta a tavolino, e per questo sono in pochi a credere che la Roma, nonostante lo sbaglio più formale che sostanziale, se la caverà con una semplice ammenda.

I pasticci di Real e Barça
Incredibile ma vero, anche uno dei club più grandi al mondo nel 2015 si rese protagonista di una clamorosa topica: nella sfida di Coppa del Re tra Real Madrid e Cadiz, i Blancos allenati da Rafa Benitez schierarono titolare Denis Cheryshev, che aprì anche le marcature nel 3-1 agli andalusi. Ma il centrocampista russo, nella stagione precedente in prestito al Villarreal, era squalificato e il Real fu punito con l’esclusione dal torneo. A poco servì la difesa del presidente Florentino Perez, che spiegò che in assenza di notifica della squalifica al calciatore, la sanzione andasse considerata nulla. Tra l’altro, già nel 2001 Benitez si era visto estromesso dalla Coppa del Re, quando durante Valencia-Novelda fece entrare in campo al 90′ il rumeno Serban, pur avendo già schierato il numero massimo di tre extracomunitari consentito dal regolamento. Nel 2019, invece, a rischiare grosso fu il Barcellona: sempre in Coppa del Re, contro il Levante i blaugrana schierarono il giovane difensore Chumi del Barça B, che però qualche giorno prima era stato squalificato in Segunda Division. Il caso era abbastanza spinoso, ma si risolse senza conseguenze per i catalani perché il Levante non presentò in tempo utile il ricorso e il risultato venne omologato.

Il caso Catania
Il 2003 fu un anno molto turbolento per il calcio italiano: i verdetti del campionato di Serie B vennero decisi dai tribunali anziché dal campo, con il Catania che si rivolse al Tar per fare valere i propri diritti e ottenere la vittoria a tavolino contro il Siena, che avrebbe evitato la retrocessione dei rossoazzurri in Serie C. Nella sfida contro gli etnei, i toscani avevano schierato Luigi Martinelli, che la settimana prima essendo squalificato aveva saltato la partita con il Napoli ma era sceso in campo con la Primavera. La vicenda ebbe pesanti strascichi giudiziari che coinvolsero numerose squadre per tutta l’estate, con continui ribaltamenti e l’intervento della politica, che con la legge 280 stabilì i rapporti tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria. In pieno agosto, con i calendari di B e C già stilati, la Figc decise di congelare le retrocessioni dalla serie cadetta e di allargare la Serie B a 24 squadre, anticipando al 2004-05 la riforma dei campionati che portò la Serie A a 20 squadre e la B a 22. Un allargamento delle squadre partecipanti alla massima serie che, è opinione diffusa tra gli addetti ai lavori, ha abbassato il livello del campionato: e c’è chi vede il ritorno alla Serie A a 18 come la panacea di tutti i mali del calcio italiano.

La distrazione dell’Olimpia
Anche nel basket c’è stato un caso recente che ha fatto rumore: nel 2019, Milano si vide ribaltare dalla giustizia sportiva il 91-81 ottenuto contro Pistoia. I toscani vinsero 20-0 a tavolino perché l’Olimpia, il club più ricco della Serie A, aveva schierato James Nunnally, che doveva scontare una giornata di squalifica comminatagli nel 2016: ai tempi di Avellino, l’americano aveva criticato gli arbitri sui social network. Poi però aveva lasciato l’Italia per trasferirsi al Fenerbahce e dunque al rientro in Serie A avrebbe dovuto saltare un turno alla prima occasione utile. Ma non l’ha fatto e per questo Milano è stata penalizzata con la sconfitta a tavolino. Con un’unica, magrissima consolazione: con quel patatrac, il giudice sportivo decise che l’ala piccola poteva ritenere scontata la giornata di stop.

Fonte www.repubblica.it

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