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L’eccezione Pirlo e i tanti ‘Frabotta’ del Borussia Dortmund

Sono scelte di fondo. Abitudini inveterate. In Italia non ci fidiamo dei giovani. C’è poco da fare. Il nostro calcio è rimasto un sistema a trazione (e tradizione) adulta. Forze oscure impediscono ai nostri dirigenti e ai nostri allenatori di emanciparsi e di convincersi che investire sul futuro può, a sorpresa, giovare anche al (loro) presente. Ha stupito che Pirlo abbia lanciato Frabotta? Solo da noi poteva succedere. Stupirsi di Pirlo. Che al contrario ha fatto una cosa normalissima. Nel luogo in cui per qualcuno Tonali non ha ancora i requisiti, non tanto tecnici quanto anagrafici, non può certo sorprendere che un giovane allenatore al debutto venga rimarcato, lodato e in qualche modo “isolato” per la sua stravagante e coraggiosa decisione di credere in un ragazzino o quasi (21 anni). I giovani che esplodono esistono anche da noi. Sono sempre esistiti. Pensate a Totti buttato da Boskov nella mischia. A Rivera che passa dall’Alessandria al Milan mentre Fausto Coppi in persona stava facendo il diavolo a quattro per portarlo al Torino. A Cassano che Fascetti lancia con la madre ancora attaccata alla maglietta. Quello che manca, sempre da noi, è una cultura capace di accogliere la gioventù, in qualunque ruolo e nella sua globalità, con tutto ciò che essa rappresenta.

Darle spazio, ascoltarla e scoprire che magari, oltre a suonare bene la chitarra, sa anche giocare bene a pallone, non è una priorità, soprattutto presso le grandi squadre. Il nostro non sembra un calcio disposto alla rivoluzione. Dà l’impressione di non aver mai ha mai capito il rock’n’roll e pertanto non si configura come uno sport in grado, con le sue forze storiche e le sue incrostazioni gerarchiche, di trasformare un blues in un boogie woogie o un crooner in Elvis Presley, di trasformare un baby in Messi. E’ vero: anche noi abbiamo trovato per strada delle star con la bocca che ancora sapeva di latte: ma per lo più si trattava di solisti che come tali non hanno mai generato un modello di riferimento vero e proprio, una scuola. Non sono mai stati sufficienti a creare un movimento “verde” che fosse concettualmente verde e come tale venisse lasciato in mano ai verdi. E il motivo sta lì, sotto gli occhi di tutti: per creare un calcio dei giovani i giovani non bastano. Serve chi crede in loro, servono gli insegnanti, serve un sistema nuovo. Da ridisegnare a questo punto.

Mentre applaudiamo il “coraggio” di Pirlo, amplificato dall’eco prodotta in un territorio disavvezzo a tanto ardire, è dunque inevitabile ricordare che il Borussia Dortmund, la prima rivale del Bayern Monaco in Bundesliga, è proprio con i giovani che sta impostando la sua caccia al Moby Dick bavarese. I Frabotta a disposizione di Lucien Favre, il tecnico svizzero dei gialloneri, sono innumerevoli. E tutti già capaci, anche se più giovani dello stesso Frabotta, che peraltro non è nemmeno un “millennial”, di costruire una storia intorno alla loro esperienza agonistica. Tra i titolari del Dortmund, oltre a Sancho, che è il più noto (20 anni) e che potrebbe essere ceduto, c’è Haaland (20) che è stato l’attaccante più “in” dell’ultimo anno e continuerà ad esserlo. Il Borussia ha un portiere, Unbehaum (19), che viene già dato per il successore di Bürki. E Unbehaum è anche una figura di tramite culturale, considerato che i suoi miti sono Kahn e Donnarumma. A destra, in difesa, c’è lo spagnolo Morey in rampa di lancio (20). Tra difesa e centrocampo, il Borussia ha sentito il bisogno di spendere bene. E cos’ha comprato? Van Dijk? Sergio Ramos? Marquinhos? Macché. Ha acquistato un 17enne inglese proveniente da Birmingham, Jude Bellingham, che aveva debuttato in Premier appena 13 mesi fa. Costo apparentemente esagerato: 27,5 milioni. Ma li vale tutti. Ve ne accorgerete. E ha già segnato in Coppa di Germania. E non è finita qui. Favre ha altri tre Frabotta: Giovanni Reyna, anglo-portoghese figlio d’arte, che ha appena debuttato da titolare (17), Reinier, trequartista brasiliano in prestito dal Real Madrid (18) e a centrocampo, nella speranza che faccia tutto ciò che Waigl aveva promesso e non del tutto mantenuto prima di lui, Tobias Raschl (20). Alla faccia della temuta “teenage depression”, questo è calcio punk! Che la seconda più forte della Bundesliga possa schierare sei Frabotta in campo, per i tedeschi, che non batterono ciglio quando Guardiola spiegò che il suo Bayern sarebbe stato presto guidato da un infante, un certo Kimmich (lo stesso ha fatto al City parlando di Foden), non è un problema. Anzi non se ne accorgono proprio.
 Fonte www.repubblica.it

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