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Mancini e un’Italia diventata grande. Anche grazie alla Nations League

L’infortunio di Zaniolo impedisce la celebrazione piena di una vittoria molto più nitida di quanto si direbbe dal punteggio: senza alcuni eccessi di calligrafia sotto porta, la sofferenza finale per difendere l’1-0 sarebbe stata evitata. Una forma di celebrazione collaterale è comunque lecita: quella per il torneo che sta aiutando la Nazionale a correre spedita verso il suo rinascimento. Raccolta da Mancini sulle macerie del Mondiale mancato, l’Italietta del 2017 è oggi l’Italia a tutti gli effetti, una tra le squadre più compiute d’Europa.

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La ricostruzione e l’edificazione di una tattica inedita, con interpreti che vi aderiscono palesemente coinvolti, è stata possibile anche grazie alla Nations League, ideata dall’Uefa per rendere più appetibili alle televisioni i ritagli di un calendario internazionale vorace. Le partite in cui ci si gioca qualcosa – i punti per un torneo che conta, quelli per la classifica Fifa e per stabilire le teste di serie della qualificazione al Mondiale – sono certamente più utili delle amichevoli. La Nations League è dunque da considerare utilissima, perfino al di là del risultato, perché rappresenta un costante metro di giudizio dello stato dell’arte. Fino al suo varo, al posto della partita in Olanda, con tre sole sostituzioni e la necessità di mantenere la stessa concentrazione per tutto il tempo, ci sarebbe stata qualche amichevole con il secondo tempo costellato di sostituzioni e spesso svuotato di qualsiasi valore tecnico e tattico.

Già della prima edizione del torneo si giovò Mancini per accelerare la riforma tattica e il processo sta proseguendo. Due amichevoli arriveranno adesso: una a ottobre con la Moldova e una a novembre con l’Estonia. Lì il ct potrà fare qualche prova ulteriore, impossibile nelle partite ufficiali. Ma da qui all’Europeo il ct avrà per il resto confronti veri, con tutte le difficoltà che questo comporta, ma anche con le opportunità di crescita che soltanto le difficoltà e gli avversari di alto livello possono offrire: la Nazionale giocherà ancora quattro volte in Nations League (Polonia, Olanda, Polonia, Bosnia) e a marzo comincerà le qualificazioni al Mondiale. Sono tutti appuntamenti in cui le distrazioni non sono ammesse, il che darà a Mancini altri elementi di valutazione oggettivi per la lista dei 23, oltre al rendimento degli azzurri in campionato e nelle coppe.

Alla Cruyff Arena, palcoscenico nobile, il giudizio principale riguardava Immobile, Zaniolo e Locatelli. Della Scarpa d’oro non era ovviamente in discussione il diritto alla convocazione per l’Europeo, ma il fatto che possa sentirsi a suo agio nel gioco d’attacco della Nazionale, diverso da quello della Lazio perché basato sul coinvolgimento nella rete di passaggi e di movimenti continui. Al centravanti è mancato solo il gol, per il resto è stato così abile nel partecipare a tutte le azioni più importanti da trasformarsi addirittura, con l’assist per Barella, nel più consumato dei rifinitori. Locatelli, che sa fare sia il regista sia l’interno, è proprio per queste sue caratteristiche il più adatto a un centrocampo in cui l’eclettismo è particolarmente gradito. Ha superato la prova e s’inserisce nella gara per un posto all’Europeo, con Sensi, Tonali e Cristante. Resta la malinconia per il più prezioso eclettico. Zaniolo il suo esame lo stava superando. La sua rincorsa riprenderà, la Nazionale lo aspetta. E non è solo un modo di dire.
 Fonte www.repubblica.it

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