Buongiorno Marchisio, secondo lei come procede il progetto Pirlo?
«È complicato perché il tempo stringe e nel calcio, alla Juventus in particolare, tutti vogliono i risultati subito. E gennaio sarà un mese decisivo perché se la squadra infila il filotto giusto di vittorie, allora rientra in modo netto nella lotta scudetto, altrimenti rischia di esserne tagliata fuori. Io continuo a pensare che la Juventus possa vincere, ma i rischi sono tanti. D’altra parte è stata una scelta coraggiosa quella di cambiare allenatore proprio in questa stagione».
Sbagliata?
«No! Anzi… Dico coraggiosa perché in un’annata nella quale non ci si può allenare bene, nella quale non c’è tempo per svolgere la preparazione estiva, nella quale tutto è più difficile, anche le situazioni più banali, beh in tutto questo cambiare allenatore è un’ulteriore complicazione. Anche se credo che la decisione sia stata dettata dall’impossibilità di continuare con il precedente per via dei rapporti con la squadra. La scelta di Andrea però mi affascina molto».
Cosa in particolare?
«Il suo modo di vedere il calcio, qualcosa di inedito nella Juventus. Ha una visione interessante e intrigante, mi incuriosisce. Credo che lui stia scoprendo la squadra, ma anche se stesso come allenatore. Non lo ha mai fatto e per quanta esperienza si possa avere da giocatore, si passa in un’altra dimensione. La Juventus sta operando un cambio generazionale, il che è un’ottima cosa, e ha cambiato allenatore. Ovvio che sia necessario un periodo, non dico di transizione, ma di assestamento. Se adesso trovasse la continuità nei risultati, tutto potrebbe decollare. Ci vorrà grande unità di intenti nello spogliatoio».
La Juventus ha puntato molto sui giovani. Crede che le difficoltà economiche del dopo Covid possano rilanciare i talenti italiani, magari del vivaio, come accadde nel post Calciopoli con la sua generazione?
«Non so se le due situazioni siano paragonabili, ma la storia della Juventus insegna un fatto ineluttabile: i grandi cicli vincenti si fanno con lo zoccolo duro italiano, spesso creato in casa. Credo che la Juventus abbia ancora dei giocatori di grande spessore caratteriale oltre che tecnico, come Buffon, Bonucci, Chiellini e anche gli altri italiani. Se ne innestasse di giovani e talentuosi da crescere, allora potrebbe gettare nuove basi per un ciclo vincente».
Ma ci sono altri Marchisio?
«Beh, guardate la Nazionale! E sono d’accordo con Mancini: i talenti italiani ci sono sempre stati, ma non gli si dava spazio. Ora qualcuno lo trova e sembra che ci sia un ritorno dei giocatori italiani. Erano sempre lì, bastava dar loro fiducia. E la Juventus dovrebbe essere la prima per tradizione».
Fonte tuttosport.com