ENTRO l’anno la Federazione italiana dI atletica leggera avrà un nuovo presidente. Dopo la difficile parentesi del lockdown si è rimessa in moto la marcia di avvinamento alle elezioni: Stefano Mei, oro sui diecimila ai Campionati europei di Stoccarda del 1986, è tra i candidati al timone della Fidal. In questa intervista spiega il suo programma per il voto con uno sguardo, in particolare, all’attività amatoriale.
Dopo una grande carriera di atleta, ora scende in pista per una gara di ben altro tipo. Perchè?
“Perché l’atletica è una disciplina meritocratica, intendo proprio nella sua componente sportiva: vince chi impiega almeno un centesimo di secondo in meno degli altri a tagliare il traguardo. Bene: ho il sospetto che, ormai da anni, la Federazione non applichi lo stesso elementare principio, secondo il quale si dovrebbero ingaggiare i migliori in ogni settore, dai tecnici ai responsabili del marketing a quelli della comunicazione. Ecco, uno dei punti fondamentali del mio programma, basato appunto sulla qualità e sulla professionalizzazione, mira a un generoso sfoltimento di un organico oggi decisamente eccessivo. Penso ad una selezione, con tanto di bando pubblico, che poggi unicamente sul criterio della valutazione oggettiva dei curricula e delle capacità di ogni singolo candidato. Un sistema che coinvolge i migliori non può fallire, o quanto meno non ci sarebbe un sistema che potrebbe fare meglio. È matematico”.
A cosa pensa per la base, vale a dire società, giovani atleti e master?
“Per quanto riguarda le società, l’idea che mi intriga è una classifica che premi, con gettoni commisurati al piazzamento, le centocinquanta associazioni sportive più virtuose. Tra i parametri di valutazione non dovranno mancare l’attenzione al settore giovanile e la territorialità: daremo cioè maggior valore a chi vince grazie ad atleti della propria zona e non ingaggiati soltanto per aumentare il tasso tecnico. Quanto ai master, cioè quello che ritengo il vero cuore del movimento oltre che l’esempio per i giovani, occorre farli sentire al centro del sistema. Sarà importante ascoltarli e per questo ho pensato a una commissione formata da un certo numero di atleti, il cui rappresentante porti proposte in Consiglio Federale, si faccia insomma portavoce delle decine di migliaia di amatori che ogni giorno praticano l’atletica con la stessa passione dei campioni”.
Stefano Mei durante la finale dei diecimila agli Europei di Stoccarda del 1986
Intende dire che la Fidal dovrà riavvicinarsi ai praticanti?
“Esatto. Con la presenza costante sul territorio, con iniziative che facciano sentire gli amatori non solo come finanziatori del sistema ma anche come protagonisti”.
Come giudica l’esperienza della Runcard?
“È stato detto che io sarei per la sua abolizione: è falso. Però desidero vederci chiaro: come funziona davvero, qual è il suo ambito di applicazione? Quali costi ha? Perché ci sono mille possibilità di ottenerla a prezzi ribassati rispetto al costo ufficiale? Rendiamo anche questo uno strumento chiaro e utile, alla portata di tutti, che avvicini all’atletica, non un meccanismo ambiguo che crei incomprensioni e malcontento”.
Chi sostiene la sua candidatura?
“Io sono il candidato alla presidenza, per la mia visibilità e per la mia disinvoltura in pubblico. Ma mi considero un primus inter pares, in uno staff di persone affiatatissime e ciascuna competente nel proprio ambito. Il gruppo che mi sostiene, ‘Orgoglio del riscatto’, è composto da un numero ragionevole di professionisti capaci, e per come è strutturato rispecchia il mio sogno: quello di riportare la semplicità del gesto dell’atletica nella Federazione. Con questo metro presenteremo la mia squadra. Vedremo come andrà a finire”.
E quando lo sapremo come andrà a finire?
“Al di là di qualche recente polemica o errata interpretazione della legge, le elezioni dovranno tenersi entro il 31 dicembre di quest’anno. Noi siamo pronti”.
Fonte www.repubblica.it