Dopo la gioia per la conquista della vetta, la trappola della nebbia. Una tragedia che si è consumata probabilmente in pochi istanti con una caduta di 200 metri, tra rocce e seracchi: così sono morti sul versante francese del massiccio del
Monte Bianco Giuseppe Lorusso e Marco Coltri, esperti alpinisti genovesi di 67 e 66 anni.
Alle 17 di martedì 14 luglio l’ultima telefonata di Giuseppe alla figlia: “Siamo arrivati in vetta. Adesso iniziamo a scendere, ma arriva la nebbia. Tra tre ore saremo al rifugio”. Ma al rifugio Torino non sono mai arrivati. E proprio da lì, in serata, è partito l’allarme del gestore che li stava aspettando, di ritorno dalla salita al Mont Maudit, vetta di 4.468 metri sulla linea di confine. Migliorata la visibilità in quota, alle prime luci dell’alba è potuto decollare l’elicottero dei soccorritori francesi: i due corpi sono stati recuperati alle 6.30 di oggi, a 4.100 metri di quota. Amici da tempo, Giuseppe Lorusso e Marco Coltri erano grandi appassionati di scalate. Insieme frequentavano il gruppo ‘alta montagna’ del Cai di Sampierdarena.
Lunedì scorso sono arrivati a Courmayeur (Aosta). Dopo una prima giornata passata in quota hanno dormito al rifugio Torino (3.375 metri) e poco dopo le 2 di notte sono partiti per affrontare la cresta Kuffner al Mont Maudit. Una grande classica del massiccio del Monte Bianco, con tratti molto esposti. “A quell’ora sono uscite altre quattro cordate per fare la stessa via ma nessuno li ha più visti, sono tutti rientrati più velocemente”, ricorda Armando Chanoine, gestore del rifugio. Dopo aver raggiunto la vetta, i due alpinisti hanno iniziato la discesa lungo la via normale al Mont Maudit.
“Verso le 17 hanno avvisato che entro tre ore sarebbero rientrati, poi non hanno più dato notizie”, conferma un portavoce dei gendarmi-soccorritori francesi, il Peloton de gendarmerie d’haute montagne di Chamonix. “A metà pomeriggio – aggiunge – la situazione meteorologica è peggiorata, può essere che si siano persi”. Sono precipitati dopo essersi avventurati “appena a lato della via normale”. In quota “le condizioni cominciano a degradarsi, iniziano ad esserci neve dura e ghiaccio”. Ieri, conferma il gestore del rifugio Torino, “la visibilità era quasi nulla, si era chiuso un po’ tutto”.
I due alpinisti, riferiscono i gendarmi francesi, “erano ben legati tra di loro”, quindi “è possibile” che uno sia scivolato, trascinando l’altro con sé”.