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Musetti in Sudafrica, Tartarini: “E’ come un mare in tempesta”

Mentre Indian Wells si cancella, mentre l’Italia diventa zona rossa, mentre la Roma deve rinunciare alla trasferta a Siviglia in Europa League per il blocco dei voli, Lorenzo Musetti è impegnato in Sudafrica. Sì, nel mezzo dell’emergenza coronavirus, il tennis prova a resistere. A Potchefstroom, sede del ritiro della Spagna campione del mondo a Sudafrica 2010, si disputa il primo dei tornei Challenger 50. Distante due ore d’auto da Johannesburg, è la casa dello sport della North West Province. Qui si gioca il primo Challenger sudafricano dal 2013. Musetti è testa di serie numero 8: la 1 è il francese Benjamin Bonzi, la 2 Hugo Grenier. In tabellone anche Dustin Brown. Ma è difficile inseguire concentrazione e normalità, in queste settimane

“La città è bruttina, molta povertà. Giochiamo in un centro universitario carino, ben tenuto, ma l’organizzazione è decisamente molto indietro. Sembra tutto un po’ facoltativo, anche il rispetto delle regole” ci racconta Simone Tartarini. “Si fa molto gruppo, siamo un po’ una grande famiglia. Siamo andati anche a fare qualche gita safari con Lorenzo per distrarci”.

Com’è per te e per Lorenzo preparare e giocare un torneo sapendo quel che sta succedendo in Italia e nel mondo per il coronavirus?
“Lorenzo è molto focalizzato sul tennis, ma le notizie che rimbalzano sull’Italia sono pesantissime. I controlli qui son stati molto severi, noi italiani siamo considerati come la peste: anche lui viene influenzato da tutto questo. Qui si sono verificati i primi casi di positività, di due cittadini sudarficani che erano venuti in vacanza in Italia”.

Avete preso delle precauzioni particolari?
“Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili, anche se non giriamo con le mascherine. Un po’ di paure vengono trasferite, anche involontariamente. Basta un po’ di tosse o un raffreddore e ci spaventiamo tutti”.

In che modo questa situazione influenzerà le vostre scelte nelle prossime settimane?
“Il futuro è molto incerto, stanno cancdellando voli in continuazione. Sicuramente non torneremo in Italia. Tornare vorrebbe dire incontrare restrizioni pesanti per allenarsi e difficoltà a uscire. Il mio club è chiuso, stiamo andando incontro a tanti problemi e Lorenzo comunque queste cose le sente. Forse, dopo questo torneo ci appoggeremo da Mouratoglou. Lì per ora la situazione sembra più tranquilla, per ora. Ma c’è tanta incertezza”.

Siete in contatto con ATP o ITF per capire cosa fare, cosa succederà?
“L’ATP e l’ITF non hanno ancora una linea, c’è veramente tanta confusione su tutto: programmazione, dove allenarsi. Noi siamo fuori da tanto tempo, da Cherbourg siamo partiti per Bergamo, da lì siamo andati a Dubai e poi in Sudafrica. Di sicuro staremo fuori dall’Italia fino al 3 aprile. Qui è come essere in un mare in tempesta, si va dove si può approdare”.

Gli altri giocatori, gli altri tecnici che dicono, che pensano di questa situazione?
“Tecnici e giocatori sono sulla stessa linea, ormai la situazione critica è globale. Abbiamo tutti gli stessi problemi, ci confrontiamo per dove andare o cosa fare, facciamo tavole rotonde ma anche il referee Stephane Cretois, molto esperto, qui non sa che pesci prendere. Secondo lui salteranno molti tornei”
  In una situazione simile, lontani dalle famiglie in Italia, che equilibrio cercate per provare a isolarvi un po’? E si riesce davvero a stare concentrati sul gioco nello stesso modo?
“Cerchiamo di pensare al torneo, ma non è facile non farsi influenzare. I genitori di Lorenzo, siamo d’accordo che verranno a trovarlo in Francia. Per me, che ho figli a casa, il problema è diverso. La mia idea era di stare a casa due settimane, prima di questo casino, ma ora la prospettiva è di stare fuori almeno fino al 3 aprile e poi viaggiare due settimane ancora in giro per tornei. Le problematiche ci sono, ma siamo come dei marinai. L’importante è stare bene”

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