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Nazionale, il medico azzurro Ferretti: “Contro il Covid non c’è ricetta assoluta. La guida sono i protocolli”

FIRENZE. Il professor Andrea Ferretti, medico della Nazionale (200 presenze), spiega il momento difficile del calcio, alle prese con l’emergenza Covid: “Non esiste una ricetta assoluta. La guida sono i protocolli nazionali e internazionali. Noi dobbiamo riuscire, come responsabili della salute dei giocatori, a combinare le esigenze della salute e delle competizioni. I protocolli non potranno coprire tutte le situazioni, ma possono ridurre al massimo i contagi”.

Anche Verratti, che dopo avere visto dalla tribuna la partita con la Moldova a Firenze tornerà leader domenica a Danzica, non nasconde che in questo momento il problema del Covid è sempre più presente anche nei discorsi dei calciatori in ritiro a Coverciano, in vista della partenza per la Polonia. Il centrocampista del Psg ha una doppia prospettiva, quella francese e quella italiana: “È un momento complicato per tutti. In Europa e anche in Francia i contagi sono aumentati molto. Gli stadi aperti? In Francia si è ripartiti da cinquemila, poi nelle città più a rischio si è scesi a mille. Bisogna fare attenzione e sacrifici. Noi siamo più fortunati, perché veniamo controllati più spesso. Abbiamo il compito di dare il sorriso alla gente, che non può venire allo stadio”. Specchio del sorriso è il livello alto del centrocampo, dove la concorrenza è crescente: “La concorrenza è importante, è una cosa utile. Cito per tutti Locatelli: con l’Olanda era all’esordio e ha fatto una partita incredibile”.

 Marco Verratti

Il sogno di Verratti è la conquista dell’Europeo: sarebbe il modo migliore per cancellare la ferita fresca della Champions persa dal Psg col Bayern: “La finale di Champions è stata una bella botta, ci siamo giocati la coppa fino all’ultimo. Da otto anni sono a Parigi, c’eravamo quasi. Il vantaggio è di rigiocare subito. Le vittorie sono il modo migliore per dimenticare le sconfitte. Una vittoria all’Europeo sarebbe il modo migliore, una grande vittoria con la Nazionale è il mio sogno fin da bambino. Questa è una maglia che porto nel cuore”. Il bel gioco del ciclo di Mancini ha colmato in parte il divario tecnico con la Francia, dove la Nazionale viene vista ora con curiosità e con una certa ammirazione: “In effetti, dopo lo spareggio per il Mondiale perso con la Svezia, che è stata una batosta e il grande merito del ct è stato di farci ritrovare l’entusiasmo, il gusto per il gioco, la spensieratezza. Siamo più vicini alla Francia, anche se loro hanno vinto quel Mondiale: abbiamo fatto un percorso di due anni davvero ottimo”. Gli otto anni a Parigi sembrano farlo diventare un “parigino” a tutti gli effetti, lontano dalla serie A, in cui non ha mai giocato nella sua carriera: “A me piace giocare a calcio e ho la fortuna di farlo in una squadra di grandi campioni e con i massimi obiettivi. Per il momento non mi passa per la testa di andare da un’altra parte. In futuro si vedrà”.Fonte www.repubblica.it

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