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Nazionale, Mancini pensa già al Mondiale: e anche la piccola Moldova diventa importante

FIRENZE – Smettetela di litigare: domani sera c’è Italia-Moldova con mezzo Sassuolo in campo. Berardi, Locatelli e Caputo, il debuttante di 33 anni. L’appello non urlato di Mancini e dei suoi azzurri potrebbe fare sorridere, invece va ascoltato. Nel calcio italiano perfetta metafora del Paese, litigioso e fazioso per definizione anche durante l’emergenza Covid, c’è una nuova stella polare, pacificatrice e unificante: la Nazionale. In teoria non è una novità: non esiste infatti evento, più delle vittorie degli azzurri al Mondiale o all’Europeo, in grado di avvicinare gli opposti, che ovviamente poi tornano subito a dividersi. Solo che questo magico effetto di solito ha cadenza quadriennale o se proprio va bene biennale e se va male come è capitato ultimamente intervalli ben più lunghi. Ma stavolta il druido chiamato commissario tecnico – che non sempre riesce a somministrare la pozione miracolosa agli incorreggibili litiganti – ha trovato la ricetta giusta in tempi insospettabilmente brevi e a prescindere dalle ricorrenze canoniche: la Nazionale di Mancini sta mettendo d’accordo guelfi e ghibellini in perenne baruffa grazie al suo gioco moderno e spettacolare, votato all’attacco e incurante dell’etichetta difensivista, che da decenni perseguita la scuola calcistica italiana sulla base di canoni desueti e ormai accantonati. Come attestano gli ascolti televisivi e i commenti stessi del popolo del web, critico volubile e dall’insulto facile e gratuito, quest’Italia piace e interessa anche adesso che non c’è il Mondiale o l’Europeo, ma semplicemente la Nations League, cioè un loro surrogato, o addirittura un’amichevole come quella di domani con la Moldova, dove giocheranno le seconde linee e dove il laziale Lazzari cercherà di rientrare in corsa per un posto tra i 23 a giugno. Nulla di appassionante, a prima vista.
 

Blindare il ranking Fifa        
Però Mancini già da calciatore era un esteta non privo di pragmatismo, quando sapeva abbinare la concretezza al senso artistico, perciò non si accontenta mai di un successo parziale: ha già la testa al Mondiale 2022, punto di arrivo ideale del suo ciclo da ct e catarsi attesissima da ben 14 anni, perché le eliminazioni al primo turno di Sudafrica 2010 e Brasile 2014 e soprattutto la mancata qualificazione a Russia 2018 hanno reso malinconico il magnifico ricordo di Berlino 2006. Per questo nessuno sorride, quando Mancini spiega che anche una partita amichevole dall’apparenza insignificante è un appuntamento molto importante. Bisogna battere la Moldova per non rischiare di capitare in un girone infido, nel sorteggio delle qualificazioni al Mondiale 2022. Il ct lo ha intimato alla squadra: guai a perdere punti nella classifica Fifa, che assegnerà le teste di serie al sorteggio. Anche la Moldova, che nella classifica è al posto numero 175, va presa terribilmente sul serio. L’arringa l’ha rivelata Florenzi, il veterano che col passaggio al Psg sembra avere ulteriormente superato la concorrenza per il posto da terzino destro titolare tra i 23 per l’Europeo. Mancini ha illustrato chiaramente agli azzurri l’obiettivo da raggiungere nel 2021, prima ancora di affrontare il torneo di giugno, le cui prime tre partite a Roma, contro Turchia, Svizzera e Galles, segneranno il ritorno in Italia di una grande manifestazione per Nazionali A dal Mondiale del 1990.

Il commissario tecnico sa che ogni giudizio benevolo sul suo percorso di successore di Ventura, dopo l’interregno di Di Biagio, verrebbe azzerato da una falsa partenza nelle qualificazioni a Qatar 2022, che cominceranno a marzo 2021. Sa anche che eventuali inciampi guasterebbero il clima sereno di avvicinamento all’Europeo e intaccherebbero la crescente autostima dei giocatori. Conviene dunque vincere tutte le partite che restano prima del sorteggio. Sono sei, nell’ordine. Ora, a ottobre, l’amichevole di domani a Firenze con la Moldova e per la Nations League la trasferta di Danzica con la Polonia (l’11) e il duello di Bergamo con l’Olanda. Poi, a novembre, l’amichevole con l’Estonia sempre a Firenze (l’11), il ritorno di Nations in casa con la Polonia a Reggio Emilia (il 15) e a chiusura del girone di Nations la trasferta di Zenica con la Bosnia (il 18). In un mese e mezzo l’Italia si gioca il ruolo di testa di serie: nel 2016 il sorteggio le destinò il gruppo fatale con la Spagna, che la costrinse allo spareggio perso con la Svezia. Per non ripetere quell’esperienza, la Nazionale deve restare tra le prime 10 europee del ranking Fifa. Completata la faticosa risalita del dopo Ventura fino all’attuale settimo posto europeo (nella classifica mondiale il dodicesimo), sarebbe delittuoso sprecare tutto. Il vantaggio sulle concorrenti non è ancora rassicurante. L’Italia ha 1612 punti, margine lieve su Olanda (1603), Germania (1602) e Svizzera (1600), ma anche sulla Danimarca undicesima europea (1593). E le amichevoli contro avversarie più deboli sono rischiose, perché anche un semplice pareggio può fare perdere punti in classifica.

Il Covid assedia anche i moldavi
Mancini non vuole nemmeno sentire parlare di uno scivolone contro la piccola Moldova. Anzi, vuole che l’ascesa continui e ha già avvistato la sesta europea, la Croazia (1628 punti). Ha veramente il Mondiale in testa. Come sempre in questo 2020 che fino a settembre ha azzerato l’attività delle Nazionali classico vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro (le coppe europee, i grandi club, i campionati), l’ostacolo supplementare si chiama coronavirus. Nessuna squadra ne è immune e lo sa perfettamente l’Uefa, che per tenere in piedi la Nations League ha allestito appositi corridoi sanitari-sportivi per la circolazione dei calciatori tra i Paesi, anche dove le frontiere sono chiuse o dove esiste la quarantena obbligatoria. Le date dell’8 ottobre e del 12 novembre sono destinate, in partita unica, alle semifinali e alle finali dei play-off per l’assegnazione degli ultimi 4 posti all’Europeo: concorrono nella Lega A Islanda-Romania e Bulgaria-Ungheria, nella Lega B Bosnia-Irlanda del Nord e Slovacchia-Irlanda, nella Lega  C Scozia-Israele e Norvegia-Serbia, nella Lega D Georgia-Bielorussia e Macedonia del Nord-Kosovo. Per le altre, Italia inclusa, ci sono le amichevoli, che il ct della Germania Löw non avrebbe voluto giocare: le giudica rischiose per l’accumulo di fatica. La sua federazione, secondo fonti ufficiose, è addirittura contraria alla Nations League: troppo pericolosa, in questi tempi di Covid. La circolare della Fifa, che consente ai club di negare i giocatori alle nazionali in caso di spostamenti complicati e rischiosi, aggiunge difficoltà alle difficoltà per i ct. L’assedio del Covid rimane tale: le partite di novembre, che le federazioni speravano di potere giocare in stadi parzialmente aperti, sono già state distribuite secondo criteri che sembrano confermare la prospettiva delle porte chiuse. In previsione di questo, la Figc stessa ha spostato Italia-Estonia da Benevento a Firenze e Italia-Polonia da Roma a Reggio Emilia. Nemmeno l’amichevole di domani si sottrae al destino. La Moldova, che a settembre al debutto in Nations League giocò in Italia a Parma col Kosovo, stavolta ha più problemi: il suo ventunenne talento Damascan prestato dal Torino al Waalwijk, è rimasto in Olanda perché 8 tra giocatori e membri dello staff del club sono positivi al Covid e la squadra è finita in quarantena. Intanto Mancini, che ha già dovuto rinunciare ai giocatori del Napoli, aspetta di sapere dai tamponi se potrà avere per la Nations il capitano e il vicecapitano, gli juventini Chiellini e Bonucci. Nessuno vuole rinunciare a priori. In questa Nazionale, pacificatrice e unificante, tutti vogliono proprio giocare, magari anche per vivere serate come quella del prossimo 14 ottobre con l’Olanda. Quando gli azzurri abbracceranno Bergamo, il loro sarà davvero un messaggio popolare.
 

Fonte www.repubblica.it

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