ROMA – Il mercato è ufficialmente appena iniziato, ma c’è già chi si sente in catene. Tutto il mondo segue con ansia le vicende di Lionel Messi, che in questo anomalo settembre sta cercando in ogni modo di lasciare Barcellona, ricalcando la calda estate 1989 di Diego Armando Maradona, quando “el Pibe de Oro” voleva salutare Napoli, forte di una promessa dell’Ingegnere Corrado Ferlaino. Alla fine fu costretto a restare, andando comunque a chiudere la stagione con la vittoria dello storico secondo scudetto partenopeo, e la piega della guerra in salsa catalana sembra poter ricalcare l’epilogo “maradoniano”. Se la vicenda Messi è quella che, inevitabilmente, finisce per rubare buona parte dell’attenzione, sullo sfondo ce ne sono altre che potrebbero indirizzare, in un senso o nell’altro, il mercato di diverse formazioni, italiane e non.
Il paradosso Napoli
Arkadiusz Milik piace a molti, Kalidou Koulibaly praticamente a tutti. Eppure, al momento, sono ancora parte dell’organico del Napoli. È la forza di Aurelio De Laurentiis e di una società che non ha bisogno di vendere: gli azzurri tengono il punto, non si lasciano prendere per il collo, dettano le condizioni. Probabilmente, anche per questa ragione, nel corso degli anni la società ha perso delle occasioni irripetibili di cessione, come quando De Laurentiis disse no all’addio di Allan a stagione in corso. Quell’Allan che oggi va all’Everton a prezzo quasi di saldo, andando a tarare le cifre in base alla trattativa fallita con il PSG nel gennaio 2019. Adesso i casi che tengono banco sono quelli del centravanti polacco e del centrale senegalese. Milik era graditissimo a Sarri, ma quest’ultimo non è più il tecnico della Juventus; piace anche a Pirlo, eppure tutto lascia pensare che la Vecchia Signora non spenderà moneta sonante in quel reparto; infine ha la stima della Roma, che cerca l’erede di Dzeko ma che non ha ancora convinto il Napoli dal punto di vista economico. E così il buon Arek, per dirla alla romana, rischia di fare la fine della “sora Camilla”: tutti lo vogliono, nessuno lo piglia. Si trova in uno stallo simile Koulibaly, la cui valutazione sul mercato pare intatta nonostante una stagione tutt’altro che entusiasmante. “Ormai ho deciso, da ora in poi quando ci saranno offerte importanti cederemo tutti, anche se stanno con noi da un anno”, ha dichiarato De Laurentiis, tra l’arrabbiato e il rassegnato. Consapevole, forse, che i treni migliori sono già passati qualche stagione fa.
rep
Cavani, lo svincolato incatenato
In questo scorcio iniziale di mercato c’è anche il caso quasi surreale di Edinson Cavani, uno che rischia di finire incatenato per sua stessa colpa. L’attaccante uruguaiano, che in Italia fece benissimo con Palermo e Napoli, è in uscita dal Paris Saint-Germain e, di conseguenza, da un contratto faraonico. Di conseguenza, sono altissime le richieste di un attaccante che, con i suoi 33 anni, è ancora integro e presumibilmente pronto per un paio di stagioni in club di livello. La trattativa con il Benfica non è andata in porto, e si vociferava di un ingaggio da 10 milioni netti a stagione: Rui Costa, d.s. dei portoghesi, si è dovuto arrendere all’ennesimo braccio di ferro. Le big in cerca di una punta dal profilo nobile non mancano, bisogna capire quante (e quali) possano accontentare le richieste economiche del “Matador”, un raro caso di svincolato in catene.
Chiesa e Milenkovic, spine viola
Da una parte un talento da diversi anni annunciato in rampa di lancio e non ancora esploso del tutto, dall’altra un difensore solido che non pare intenzionato a rinnovare e rischia di diventare il pezzo pregiato del mercato viola in uscita. Federico Chiesa e Nikola Milenkovic sono le due facce simili eppure leggermente diverse della medaglia che riassume i dubbi della Fiorentina: l’esterno era atteso al definitivo salto di qualità, quel passo in avanti necessario anche per giustificare le esose richieste viola, ma la sua ultima stagione non è stata così brillante. Il difensore si è invece confermato a buoni livelli e ha estimatori in Italia (Milan in prima fila) ed Europa. A tormentare le scelte della dirigenza della Fiorentina, il contratto del gigante serbo in scadenza nel 2022: le indiscrezioni riferiscono di un Milenkovic non intenzionato a prolungare il rapporto con il club viola, condizione che metterebbe spalle al muro la dirigenza, costretta a vendere quest’anno (o a gennaio) per non trovarsi nella prossima estate con il calciatore nell’ultimo anno di contratto.
Dzeko, telenovela infinita
Per la terza volta nel corso della sua esperienza giallorossa, Edin Dzeko sembra ai saluti. Il centravanti bosniaco, che pareva prossimo alla cessione nel gennaio del 2018 – era tutto fatto con il Chelsea – e nell’estate 2019, complice ancora una volta la corte serrata di Antonio Conte passato nel frattempo all’Inter, si ritrova nuovamente con il biglietto dell’aereo già pronto per volare via. Stavolta la destinazione più gettonata sembrerebbe essere Torino, con la Juventus che continua a cercare il profilo giusto per chiudere il gioco degli incastri in attacco con Ronaldo e Dybala. La concorrenza improvvisa rappresentata da Luis Suarez ha però riaperto la questione: quale sarà il futuro di Dzeko? La Roma attende e continua a pesare il contratto monstre siglato dal bosniaco soltanto la scorsa estate: 7,5 milioni netti a stagione per altri due campionati.
Il futuro di Hateboer
Anche nel paradiso atalantino, ogni tanto, qualcosa si incrina. La squadra di Gasperini, che ha appena salutato Castagne, ceduto al Leicester per 25 milioni di buoni motivi, dovrà sciogliere il nodo rappresentato da Hateboer. L’esterno olandese, qualche settimana fa, ha messo i panni sporchi in piazza, senza neanche prendersi la briga di provare a lavarli: “Ho trascorso tre anni fantastici qui, ho uno splendido rapporto con tutti. Ma credo sia l’ora di trovare una via di mezzo insieme. La mia scelta è totalmente personale. Voglio una nuova esperienza”, ha dichiarato a Voetbal International. Una sparata che ha mandato Gasperini su tutte le furie: “Sono state delle dichiarazioni bruttissime”. Il calciatore vuole andare via, l’Atalanta si guarda intorno, ma è già successo qualcosa di simile nel corso dell’era Gasperini: nell’estate del 2017, il tecnico attaccò duramente Leonardo Spinazzola, in odore di ritorno alla Juventus dopo l’esperienza atalantina. “Il dio denaro esiste e prevale sempre purtroppo e su quello si battaglia. L’allenatore può dare suggerimenti e dirgli come la pensa ma poi sono maggiorenni e decidono loro. Io a questo punto penso a come giocare senza Spinazzola”, tuonò Gasp. Alla fine, Spinazzola rimase. Chissà che non accada lo stesso con Hateboer.
Fonte www.repubblica.it