MONACO DI BAVIERA – Le verità del dottor Schmid: «Dal 2012 ho dopato, manipolando il loro sangue, 150 atleti, per gran parte ciclisti e fondisti». Imputato nel processo scaturito dall’Operazione Aderlass, scattata nel 2019 ai Mondiali di sci nordico di Seefeld e portata avanti dalle polizie tedesca e austriaco, il medico di Erfurt, 42 anni ha fatto leggere ai suoi avvocati una sorta confessione completa. «Perché ho deciso di praticare il doping sanguigno non lo ricordo nemmeno più. Il doping era all’ordine del giorno per sportivi che vogliono avere chance di vincere». Mark Schmidt ha ammesso di aver agito solo «per il fascino che esercitano su di me le grandi prestazioni sportive Il doping sanguigno? Per me è sempre stato importante che gli atleti non subissero danni alla loro salute. E non ho mai fatto tanti soldi con il doping». Non ha comunque svelato nomi di atleti che non fossero già stati menzionati nelle indagini. «Alla fine non guadagnavo, l’ho sempre visto come un hobby». Il tariffario arrivava fino a un massimo di 5.000 euro all’anno per le operazioni di prelievo di sangue e reinfusione dello stesso, trattato. «Talvolta ricevevo bonus quando gli atleti vincevano gare o medaglie».
23 i nomi emersi finora, verdetto a Natale
Il dottor Schmidt è imputato nel processo di Monaco assieme ad altri quattro complici, tra cui suo padre. Le udienze sono previste fino a dicembre e il verdetto dovrebbe essere noto prima di Natale. Il caso era diventato pubblico il 27 febbraio 2019, quando la polizia austriaca mise a segno un blitz ai Mondiali di sci nordico in Tirolo partendo dalle ammissioni di Johannes Dürr. Cinque atleti vennero arrestati in flagranza di reato e Mark Schmidt venne stato arrestato lo stesso giorno dalla polizia tedesca a Erfurt, nell’ambito di un’operazione ribattezzata dagli investigatori “Aderlass” (“salasso” in tedesco). I nomi venuti a galla dall’inchiesta sono finora 23: tra essi otto tra ciclisti ed ex ciclisti: Stefan Denifl, Georg Preidler, Alessandro Petacchi, Danilo Hondo, Kristijan Koren, Borut Bozic, Kristijan Durasek e Pirmin Lang, tutti squalificati. I tentacoli del doping ematico di Mark Schmidt si sarebbero allungati anche sul Tour de France 2016 e 2017. L’Uci sarebbe in possesso di un buon numero di nomi di corridori dai valori sospetti e avrebbe disposto nuovi test sui campioni prelevati allora alla luce delle nuove tecnologie a disposizione.
Fonte www.repubblica.it