Andrey Rublev è uno dei giocatori più in forma del momento. Non a caso, l’Elo ranking lo posiziona al numero 7 del mondo. Questo tipo di classifica utilizza un sistema di valutazione dei giocatori che varia costantemente in base alle vittorie e alle sconfitte e in base agli avversari affrontati.
Se il russo è così in alto in questa rilevazione è perché negli ultimi sei mesi ha prodotto un tennis di altissimo livello in numerosi tornei, come peraltro si è già potuto ammirare anche nel 2020. Motivo per cui agli Australian Open sarà da tenere particolarmente d’occhio.
PESANTEZZA DI PALLA E LIMITI TATTICI
Rublev è incredibile per velocità di esecuzione (riesce a tirare quattro accelerazioni una più impressionante dell’altra in cinque secondi), e fluidità, motivo per cui più di una volta riesce a tenere testa anche ai migliori colpitori del mondo.
Nonostante queste indubbie qualità, il russo può andare in difficoltà contro giocatori bravi ad alzare le traiettorie (da ricordare la lezione tattica impartitagli da Nadal nei quarti di finale degli Us Open 2017), così come contro chi è in grado di assorbire la velocità dei suoi colpi e di giocare alla sua stessa intensità fino a indurlo a commettere errori gratuiti.
In tal senso, si pensi alla sfida di quarti di finale di Cincinnati contro Medvedev con l’attuale numero 4 del mondo che ha sostenuto una velocità di crociera superiore a quella del connazionale con entrambi i fondamentali (120 a 117 km/h dalla parte del dritto, 112 a 106 km/h con il rovescio) ma è stato anche molto bravo a far sbagliare l’avversario.
Rublev in quell’occasione aveva commesso ben 26 errori gratuiti e 17 forzati, producendo sì 10 vincenti con il dritto, ma anche 14 errori.
L’OCCHIO TECNICO: ANDREY RUBELV, LE FOTO
Anche se Rublev nello scambio da fondocampo può mettere in difficoltà la maggior parte dei suoi rivali, non riesce mai a trovare soluzioni alternative al pressing estenuante con i propri fondamentali. Ciò emerge anche quando disputa incontri di altissimo livello, come avvenuto sempre in Ohio contro Federer, sconfitto 6-3 6-4 in un’ora di gioco, con Rublev bravissimo a insistere con il suo dritto verso il rovescio dello svizzero senza commettere numerosi errori (solamente sei gratuiti in tutto il match).
Andrey Rublev
Anche in questo caso, però, si è presentato a rete sei volte, utilizzando il backspin di rovescio nel 19% dei casi. La difficoltà nel variare il gioco gli procura grossi problemi quando affronta non solo giocatori con le caratteristiche di cui sopra, ma anche quelli che gli sono superiori dal punto di vista della pesantezza di palla, come accaduto per esempio nei primi due set della sfida di ottavi di finale degli Us Open 2019 contro Berrettini. Ancora, quando a Shanghai si è trovato di fronte il miglior Zverev della stagione, il russo è andato enormemente in difficoltà.
Quel giorno il tedesco ha viaggiato a velocità notevolissime sia con il dritto (126 km/h di media, Andrey si è fermato a 122 km/h) che con il rovescio (110 a 108 km/h).
Nonostante Zverev abbia commesso due gratuiti in più, c’è stata una differenza evidente nella capacità di produrre vincenti, con Alex che ha quasi triplicato il suo numero rispetto a Rublev (32 a 11, 15 a 8 considerando solo i colpi da fondocampo).
In questo match contro Zverev è andato a rete soltanto quattro volte, non variando quasi mai ritmo con il back (giocato solo nel 12% dei casi in cui ha giocato di rovescio).
Dopo aver preso 6-0 nel primo set generando soltanto tre colpi vincenti (Zverev è arrivato a 12), Rublev ha provato a rimanere aggrappato all’avversario senza apportare variazioni significative, trovando il modo di produrre più gioco (non a caso Zverev nel secondo parziale ha commesso due errori forzati in più).
Tuttavia, complessivamente il tedesco ha tenuto in mano le redini del gioco, mettendo a segno 20 vincenti e 18 errori gratuiti e chiudendo la contesa al tie-break.
IL SERVIZIO
Rublev ha ancora notevoli margini di miglioramento al servizio. Nel 2019 è stato 46° per efficienza al servizio (dati ATP). Tra gli aspetti da migliorare c’è sicuramente la percentuale di prime, che mediamente non supera il 59% (66 giocatori hanno registrato numeri migliori). Può progredire anche dal punto di vista dei turni di servizio conquistati, che nel 2019 sono stati l’81% (38esima posizione).
Da destra serve sulla “T” il 46% delle volte vincendo il 77,7% dei punti, mentre prova la soluzione esterna in slice una volta su due (49,3%) conquistando il 68% dei “15”.
Sulla terra la prima soluzione viene tentata ancora più spesso (63%) a discapito di quella esterna (37%), fatto peraltro comprensibile alla luce del fatto che sul rosso lo slice produce meno effetti in quanto tende a “scivolare” di meno sul terreno. In ogni caso, il rendimento rimane di ottimo spessore, conquistando rispettivamente il 76,5% e il 70% dei punti giocati.
Da sinistra, invece, cerca la “T” nel 53% dei casi vincendo il 69,4% dei punti, mentre la soluzione esterna viene tentata il 37,8% delle volte con una resa decisamente superiore (78,3%), che sale fino al 91,7% quando deve salvare una palla break sul 30-40.
Con la seconda palla, da questa parte del campo, la medesima scelta paga molto di meno nonostante la provi più delle altre (51,7%), non superando il 43,6% di riuscita. La “T” viene ricercata solamente nel 10,3% dei casi (52,8% di punti vinti), mentre il servizio centrale gli porta solamente il 45,1% (lo ricerca il 38% delle volte).
In generale, Rublev deve migliorare molto con la seconda, con cui l’anno passato ha vinto il 51,2% dei punti (45esima posizione).
Il suo rendimento peggiora quando l’avversario gli crea particolari problemi nel corso dello scambio, come testimoniato dalle difficoltà incontrate nelle partite sopra menzionate. In quel match contro Medvedev, il moscovita è stato perfetto nell’evidenziare i problemi di Andrey, che in queste situazioni ha vinto 6 punti su 21 (28%). Non a caso, in quell’incontro ha ceduto la battuta in 3 turni di servizio su 8. Allo stesso modo, a Shanghai contro Zverev ha conquistato soltanto 13 punti su 36 (36%).
LA RISPOSTA FULMINANTE
Con la risposta può essere travolgente grazie alla rapidità di esecuzione. Non a caso nel 2019 è stato 17° per efficienza in ribattuta (dati ATP), con un rendimento notevolissimo sulla seconda (54,6%, quinto posto assoluto). Grazie alla sua continuità di rendimento, l’anno scorso è stato 15° per game vinti in risposta con un ottimo 25,4%.
In particolare, con il dritto può fare particolarmente male, come dimostra il fatto che quando deve rispondere a una prima di servizio esterna da destra vinca addirittura il 62,4% dei punti (sul duro arriva al 64,1%), trovando grande profondità nella maggior parte dei casi (supera la metà campo l’83,5% delle volte).
Dalla stessa parte, nelle altre due situazioni prevale nel 54,5% e 52,3% degli scambi, facendo un po’ più di fatica a oltrepassare il rettangolo del servizio.
In particolare, dal centro risponde corto quasi una volta su tre (31,8%). Da questa parte soffre anche sulla seconda (51,9% di punti vinti), mentre quando l’avversario cerca la “T” vince il 58.9% dei punti, scendendo al 54,5% quando va esterno.
La differenza tra la risposta di dritto e di rovescio si nota anche da sinistra, dove ha un rendimento eccellente quando risponde a servizi sulla “T” (50,7% sulla prima, 61% sulla seconda), per poi calare quando la prima di servizio è centrale o esterna, guadagnando rispettivamente il 44,4% e il 41,5% dei punti.
Sulla seconda i numeri salgono, perché nel primo caso arriva al 50%, mentre quando fronteggia un servizio esterno conquista il 57,8% dei punti. Nonostante disponga di un ottimo rovescio, con il quale sa accelerare bene anche in lungolinea, sulla terra a volte tende a soffrire il kick esterno, che non gli consente di colpire alla sua altezza preferita, ovvero quella dell’anca. Non a caso, in questi casi da sinistra vince il 50% dei punti.
L’APPROCCIO MENTALE
Per comprendere i motivi della sua ascesa è ancora più importante sottolineare l’aspetto psicologico. Ha ricordato diverse volte che la svolta è arrivata grazie a un cambio di passo dal punto di vista mentale.
A causa di una frattura da stress alla parte inferiore della schiena, infatti, nel 2018 Rublev è rimasto lontano dalle competizioni per tre mesi. Come ha raccontato al blog “Behind the Racquet”, è stato un periodo complicatissimo.
Una volta tornato in campo, Andrey ha avuto difficoltà a ingranare almeno fino a luglio, quando è arrivato in finale ad Amburgo. Come ha raccontato al sito del torneo di Adelaide, la chiave è stata smettere di crearsi alibi e iniziare a concentrarsi totalmente su se stesso, con la consapevolezza che per essere al livello dei migliori il primo aspetto su cui migliorare è proprio quello mentale.
L’inversione di tendenza è stata certificata anche dai numeri, dal momento che ha chiuso il 2019 al 15° posto per rendimento sotto pressione, vincendo il 75% dei match terminati al set decisivo (solo Dzumhur, Nadal e Thiem hanno avuto un rendimento migliore).
Riacquistare tranquillità è decisivo per un giocatore molto istintivo ed eccezionale per rapidità di esecuzione e velocità di braccio.
Se è costretto a pensare, soprattutto nei momenti decisivi, può pagare un prezzo altissimo contro tanti avversari, soprattutto quelli in grado di fargli giocare un colpo in più (e ormai ce ne sono parecchi). D’altra parte, nel momento in cui uno come lui riesce ad imprimere una svolta di questa portata (adesso è 18 del mondo, lo scorso 22 luglio era n.78), a quel punto arginare la sua veemenza diventa un’impresa per pochi.
Se la sua fiducia rimarrà intatta e se non avrà disperso troppe energie in queste due settimane di avvicinamento, a Melbourne un posto tra i migliori otto potrebbe non essergli precluso.