CROTONE – Pirlo ha il vantaggio dello stile: indossa il vestito buono e con impeccabile eleganza, è composto, ha il ciuffo sempre in ordine e anche grazie a questi dettagli ha accumulato, presso i tifosi, dei crediti di pazienza che gli consentono di provare, riprovare, assemblare e sbagliare senza il fiato sul collo della pretesa immediata. È tutto ciò che in pratica venne negato a Sarri, che non ebbe né i giocatori di cui aveva bisogno né la tolleranza per adattarli ai suoi sistemi. Si adattò lui, ma non venne mai accettato. “Non c’era alchimia”, ha riassunto Agnelli.
Poche prove per un calcio sofisticato
Pirlo l’alchimia ce l’ha da anni, ora sta cercando la formula per applicarla. Il suo problema è che sta inseguendo un calcio complicato, addirittura sofisticato, basato su moduli scomponibili e posizioni variabili: un tipo di struttura che richiede un’accurata oliatura di meccanismi di precisione sui quali però non ha avuto tempo di lavorare. Ha due alibi lampanti, indiscutibili: il tempo e le assenze, e il primo conta più del secondo. In due mesi scarsi di lavoro, ha potuto dirigere non più di una quindicina di allenamenti a ranghi compatti. Non ha avuto la possibilità del rodaggio e i 55 giorni di apprendistato ha dovuto spezzarli in tre, con due soste internazionali a spolpargli la rosa per una decina di giorni ciascuna. In più, gli infortuni non lo hanno agevolato: tre cardini come De Ligt, Alex Sandro e Dybala non hanno ancora giocato neanche un minuto (ma Dybala è davvero un cardine?), il centravanti l’ha avuto in ritardo e Chiesa solo per un allenamento. Il coronavirus gli ha tolto McKennie e Ronaldo, che non hanno un alter ego negli altri elementi della rosa. A Crotone mancava anche Ramsey, però le sue assenze vanno considerate un’abitudine. In queste condizioni, il progresso tattico della squadra è molto complicato, quasi impossibile. Pirlo ha tuttavia ugualmente scelto di lavorare sul calcio che ha in testa senza prendere scorciatoie né affidarsi a sistemi di gioco più canonici, magari già noti alla maggior parte dei giocatori o comunque più semplici da elaborare e metabolizzare, magari nella convinzione che tanto poi andrà come sempre è andata in questi anni: le partite le Juve le vince con i giocatori, non con il gioco.
Juve, il cantiere è completamente aperto
Il difficile equilibrio
Sta di fatto che l’impostazione tattica delle partite di Roma e Crotone (e che peccato non aver avuto un riscontro con una squadra del livello del Napoli) non ha convinto granché, non tanto nella scelta dei giocatori (“Questi siamo”, commenta Pirlo se gli chiedono di Frabotta o Portanova) quanto nella loro disposizione in campo, senza l’esistenza di un modulo di base: si può dire che la Juve giochi col 3-4-3, il 3-3-4, il 4-2-3-1, il 4-3-3, il, 4-4-2, il 3-5-2 o addirittura il 3-2-5 senza che nessuno abbia veramente torto. L’idea, ormai lo si è capito, è di attaccare sempre con un fronte di almeno quattro elementi in linea ai margini dell’area avversaria. L’intenzione è di arrivare a cinque, ma prima occorre che tutti siano in salute e che gli ultimi arrivati si integrino (Morata, intanto, ha dimostrato di averlo fatto). L’impressione è che però ai sofisticati disequilibri offensivi non corrisponda un più razionale equilibrio generale: ci sono sempre spazi aperti tra i reparti e la fase di pressione funziona solo nella metà campo altrui, mentre nella propria l’avversario viene lasciato palleggiare con una certa tranquillità. Manca un po’ della vecchia tigna (la si è vista solo quando la squadra è rimasta in 10), come se l’aspetto tecnico-tattico contasse più di quello mentale e caratteriale. Inoltre, la manovra scorre fluida solo negli ultimi venti-trenta metri ma in partenza è troppo elaborata, anche per la mancanza di centrocampisti di tocco. A Crotone ha giocato l’unico che in rosa abbia caratteristiche geometriche, Arthur, ma a Pirlo non è piaciuto: “Fa troppi tocchi”. Beh, è quello che sa fare.
L’equivoco Arthur
La sensazione è che il brasiliano non sarà mai centrale nella nuova Juventus, visto che l’allenatore sembra prediligere mediani di nerbo. E allora emerge un’altra contraddizione: Arthur è stato il terzo giocatore più costoso, a livello mondiale, dell’ultimo mercato (72 milioni), ma con il cambio tecnico di agosto non rappresenta più un’esigenza. Piuttosto, a Pirlo manca un centrocampista incursore, quello che nelle prime due partite è stato Ramsey (il quale, come sappiamo, è difficile che sia disponibile con continuità) e che a Crotone è stato il ventenne Portanova (uno che, per inciso, in A è stato fatto debuttare da Allegri): in un ruolo chiave, la Juve ha dunque una carenza evidente. In quel ruolo Paratici ha provato a prendere Aouar o De Paul, che però erano del tutto fuori budget, senza tuttavia rintracciare una soluzione alla portata delle finanze juventine. Con la rosa al completo, però, quella potrebbe essere la posizione di Dybala: l’argentino e Kulusevski possono essere i due rifinitori incursori, con Morata punta centrale, Chiesa ad attaccare lateralmente e Ronaldo a incrociare partendo da sinistra.
Prossima fermata Kiev
Il cantiere è dunque ancora aperto, mentre incombono 16 partite in 64 giorni (e quindi ancora pochissimi allenamenti), con l’esordio in Champions già martedì, a Kiev. Che questo sia davvero un inizio lo conferma l’anagrafe della squadra di Crotone: tolto il 42enne Buffon, l’età media dei giocatori di movimento superava di poco i 24 anni e di almeno la metà dei suoi compagni il portiere potrebbe essere il genitore. Due ragazzi dell’under 23 in una volta sola, la Juve li aveva schierati solamente a fine campionato e titolo già vinto, non adesso che la concorrenza già prova a scappar via. “I giovani devono fare esperienza, solo che noi gliela facciamo fare giocando” spiega Pirlo, che in un certo senso sta disputando adesso il precampionato che non ha avuto: nessuno gli fa fretta e probabilmente Agnelli ha messo in conto un anno di transizione (ma l’altro giorno è stato netto: “Vogliamo il decimo scudetto”). Di sicuro, a Pirlo verranno dati tempo, pazienza e possibilità di sbagliare. È un privilegio che poteva spettare soltanto a lui.
Fonte www.repubblica.it