SPEZIA – Claudio Terzi, il capitano, solleva il trofeo mentre dall’esterno dello stadio – proprio sotto la Curva Ferrovia, dove sono assiepati tremila tifosi che nel tardo pomeriggio avevano accompagnato il pullman della squadra – arrivano cori, rumore di petardi, e intanto l’aria si riempie dell’odore acre dei fumogeni: lo Spezia per la prima volta nei suoi 114 anni di storia, raggiunge la serie A insieme a Benevento e Crotone, promosse direttamente al termine del campionato cadetto.
Tre club liguri in serie A
Sarà la terza squadra ligure nella massima serie, con Genoa e Sampdoria. E scenderà in campo – proprio come la Juventus – con uno scudetto cucito sulla maglia: quello vinto nel 1944 dalla squadra dei Vigili del Fuoco della città, in finale sul Grande Torino nel campionato della guerra. Però, che paura. Il Frosinone ha meritatamente vinto al ‘Picco’, ribaltando il risultato della finale di andata dei playoff in Ciociaria: ha sfiorato più volte il raddoppio, approfittando della tensione che fin dal calcio d’inizio ha imprigionato i padroni di casa. Ma a parità di reti, niente supplementari: passa chi si è classificato meglio al termine della stagione regolare, e i liguri avevano chiuso al 3° posto contro l’8° dei loro avversari.
La “maledizione” dei playoff
Quanti scongiuri per gli aquilotti, che nelle ultime 6 stagioni per 5 volte avevano tentato l’avventura dei playoff, ma ne avevano ricavato solo delusioni cocenti. A furia di voler scacciare lo spettro di questa “maledizione”, hanno finito per restare paralizzati dal terrore. Dall’altra parte, per Alessandro Nesta, che sognava di raggiungere in panchina i compagni dell’avventura mondiale del 2006, Pirlo, Gattuso e Pippo Inzaghi, è una delusione terribile: non basta il gol dello svedese Rohden (che replica a quello segnato da Gyasi nell’andata allo Sterpi), non serve il clamoroso palo nel primo tempo di Beghetto e le tante occasioni fallite, non importa – purtroppo per gli ospiti – un finale di gara in cui lo Spezia è stato più volte sul punto di arrendersi, e ha vissuto i 6 minuti di recupero come un autentico incubo. Prima col Cittadella e poi col Pordenone, il Frosinone era riuscito a rimontare clamorosamente, vincendo la sfida. Gli è mancato davvero pochissimo, per un’altra impresa. Sarebbe stata la terza promozione in A in 5 stagioni.
Che festa fuori dallo stadio!
Poco prima della mezzanotte i giocatori spezzini vanno sotto la Curva Ferrovia, lo stadio è deserto – si giocava a porte chiuse naturalmente – ma dall’altra parte ci sono da salutare i tifosi aquilotti. Che meritano, come i protagonisti in campo questa promozione: i ragazzi di Vincenzo Italiano hanno per mesi mostrato forse il miglior gioco della serie B, un 4-3-3 aggressivo, una ragnatela di passaggi ed improvvise verticalizzazioni. Questa sera hanno ceduto all’emozione, sono stati salvati più volte da Scuffet: ma è giusto che facciano festa insieme a tutta la città, e fino a notte fonda.
La promessa di Volpi
Tra un mese comincia la serie A, ma lo Spezia non potrà giocare – non subito, almeno – sul prato del secolare ‘Picco’, lo stadio sul golfo, con le gru del porto alle spalle della tribuna, dove subito dopo il fischio finale è cominciata la festa. Chiederà una deroga alla Figc e nel frattempo adeguerà la struttura agli standard richiesti: ci vorranno 2 mesi circa, e in attesa di tornare nel loro nido gli aquilotti potrebbero essere ospitati a Cesena o Brescia. Gabriele Volpi, che nel 2008 aveva rilevato il club dalla serie D dov’era precipitato, travolto dai debiti, lo aveva promesso: “In 10 anni vi porterò in serie A”. Ci ha impiegato 2 stagioni in più, ma potete scommettere che nessuno a Spezia avrà da ridire.
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Fonte www.repubblica.it