TRAPANI – C’era una volta, non tanto tempo fa, il Trapani che in pochi anni era arrivato dalla serie D alla finale play-off per la promozione in serie A. Una favola del nostro calcio. Ma questa volta alla favola manca il lieto fine. Anzi, il finale è da incubo. La crisi di risorse finanziarie e tecniche è spaventosa. Se è possibile, lo è ancora di più quella a livello d’immagine. Domenica scorsa, per la prima volta nella sua storia ultracentenaria, il Trapani non si è presentato in campo e ha perso a tavolino la partita contro la Casertana. Domani dovrebbe giocare contro il Brescia in Coppa Italia, ma la squadra potrebbe disertare la trasferta. Sempre domani bisognerà pagare 659mila euro di stipendi arretrati dei calciatori. Senza contare quelli dei tredici dipendenti che hanno presentato istanza di fallimento mentre i calciatori hanno messo in mora il club. Insomma, l’esclusione dal campionato è dietro l’angolo con il triste corollario di personaggi che banchettano sui resti del club e della passione dei suoi tifosi.Tifosi come i componenti del “Comitato c’è chi il Trapani lo ama” che raggruppa una serie di imprenditori cittadini che sta tentando un salvataggio in extremis trattando ad oltranza l’acquisto del club per evitare una fine ingloriosa ai colori granata.
Ma per capire come si è arrivati a questo punto bisogna tornare alla fine dello scorso campionato di serie B. Il Trapani, in quel momento, appartiene ad Alivision, la società del settore dei trasporti che fa capo a Fabio Petroni. Sì, proprio lui. Quello del Pisa e della Juve Stabia, condannato in secondo grado a 9 anni e sei mesi per bancarotta fraudolenta, che questa volta ha deciso di fare un altro giro di giostra scommettendo sul Trapani. Alivision ha comprato il Trapani dalla Fm Service dell’avellinese Maurizio De Simone, arrestato il 6 agosto scorso con l’accusa di aver sottratto 200 mila euro dalle casse del club granata e aver evaso l’Iva per 9 milioni di euro. Vecchia e nuova proprietà sono ora in attesa di una sentenza davanti al tribunale di Roma perché la prima accusa la seconda di non aver pagato quanto pattuito in sede di contratto di cessione. Sul campo la squadra allenata da Castori si sarebbe salvata. Ma nessuno aveva fatto i conti con la negligenza della società che paga in ritardo 70 mila euro di stipendi che le costano due punti di penalizzazione e la conseguente retrocessione.
Da quel momento la situazione precipita. Petroni, strombazza ai quattro venti proclami di rilancio, ma non ci crede nemmeno lui. Tanto che alla fine apre alla possibilità di farsi da parte. Si fa avanti un comitato cittadino, lo stesso che ha riallacciato le trattative in queste ore, che raggruppa imprenditori locali e ha l’appoggio dei tifosi e della città, ma Petroni non trova l’intesa e non se ne fa niente. Nel frattempo arriva un nuovo diesse, Porchia, e un nuovo allenatore Di Donato. Ma il primo non può fare un’operazione di mercato perché la società ha debiti per 4 milioni, il secondo non può fare un allenamento perché manca tutto. La squadra fatica a fare i tamponi perché il laboratorio di analisi attende ancora il pagamento di trentamila euro della vecchia stagione. Non può scendere in campo perché trova i cancelli dello stadio sprangati perché il custode non è stato pagato. La corsetta dei giocatori sulla spiaggia di San Giuliano è l’emblema di come stanno le cose. Alla fine Alivision accetta di vendere, prima il dieci per cento poi l’intero pacchetto azionario, a Gianluca Pellino, imprenditore di origini abruzzesi, titolare della Alba minerale srl, reduce dal fallimento della sua compagnia aerea, la Air Vallée. Pellino, prima del Trapani, ha provato, senza esito, a comprare il Foggia. Riuscendo nell’impresa di mandare in bestia i tifosi foggiani prima ancora di mettere piede in società per essersi fatto aprire lo stadio e aver fatto una foto con la sciarpa rossonera.
Il resto è storia di questi giorni. Pellino caccia Di Donato e Porchia e prende Biagioni e Torma, mai tesserati, e che vista la situazione drammatica, hanno pronte le valigie. Il patron promette di saldare gli arretrati ai dipendenti del club, ma questo avviene solo in parte. Quando arriva a Trapani viene accolto dalla contestazione della piazza. La vigilia della gara con la Casertana è una corsa contro il tempo che, se non fosse sportivamente tragica, farebbe ridere. Le maglie sono nel magazzino di un tifoso, i palloni pare vengano chiesti in prestito al Palermo. Il medico sociale, un galantuomo ottantunenne che da quarantacinque anni a titolo gratuito presta la sua opera, ha gettato la spugna sotto il peso della responsabilità e dell’impossibilità di gestire con serietà la situazione sanitaria della squadra. Ed è a lui che, in un maldestro tentativo di spostare le attenzioni dalle malafatte del club, Pellino ha dato la colpa della mancata presentazione della squadra contro la Casertana. Ma la verità è più probabile che stia nella parole dell’attaccante granata Felice Evacuo che domenica, in un battibecco con Pellino dopo il forfait della squadra, ha detto in faccia al patron: “Il Trapani sta facendo una figura di merda mondiale”.
Fonte www.repubblica.it