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Pugilato, una vittoria per la leggenda: la storia aspetta Cecilia

Una donna nella storia della boxe. Fino ad un paio di decenni fa era complicato da prevedere, persino quando Laila Ali iniziò a danzare sul ring e qualcuno sognava di rivedere in lei le gesta di papà Muhammad. Eppure, almeno a livello statistico, l’evento si potrebbe compiere nella notte di Ferragosto a Tulsa, in Oklahoma. Cecilia Braekhus, in caso di successo contro Jessica McCaskill, porterà a 26 le difese del suo titolo mondiale dei pesi welter, distanziando nei numeri una leggenda del ring come Joe Louis. “The Brown bomber”, il bombardiere nero per la sua devastante potenza, da molti ritenuto il più grande di tutti, persino di Ray “Sugar” Robinson e Muhammad Ali, conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi nel 1937, a Chicago, contro James Braddock (il “Cinderella man” più forte della crisi del 1929, tornato in auge con il film diretto da Ron Howard e interpretato da Russel Crowe). Poi lo difese 25 volte, fino al giugno del 1948, quando battè Jersey Joe Walcott. Il suo ultimo match per il titolo mondiale, contro Ezzard Charles, risale al 1950, ma il fisco statunitense, impietoso anche con i propri eroi e un fisico in declino, avevano già parzialmente sgretolato una corazza che sembrava inattaccabile.

Louis e Braekhus, è ovvio che ci siano differenze impossibili da colmare. Louis ha affrontato e battuto parecchia gente entrata nella hall of fame. Altra epoca, come non può essere sottovalutata la differenza di categoria. Lo statunitense inoltre è sempre stato il campione del mondo unico, mentre Cecilia lo è “solo” da sei anni: prima infatti, pur detenendo il titolo dal 2009, è stata campionessa per le pur prestigiose Wbc e Wba (alle quali solo in seguito ha aggiunto Ibf e Wbo), in un rincorrersi di sigle che non fa onore alla boxe attuale. Molti puristi del ring quindi, volendo, potrebbero legittimamente attaccarsi a queste considerazioni per parlare di “record non record”.

Ma il numero c’è, resta e fa impressione. Ventisei difese consecutive del titolo in caso di vittoria sul ring di Tulsa. Non c’è mai riuscito nessuno. Tra gli alias dei tre grandi della boxe sopra citati, quello istintivamente calzante per Cecilia è Cinderella. Questo perché, nata nel settembre del 1981 in Colombia, a Cartagena, non conosce mai i genitori. La madre, single, muore quando lei ha sette mesi ed un parente la affida ad un orfanotrofio. Un disegno di vita difficile, poi la sorte decide la virata al bello. Un bello appare sotto le sembianze di Jorunn e Martin Breakhus, una coppia norvegese che quando ha appena due anni la adotta. Cecilia ora ha una famiglia ed un’altra patria. La cultura sportiva dei paesi scandinavi è all’avanguardia. Tante possibilità, ma lei ne sceglie una invisa ai genitori, la kickboxing. E’ una adolescenza caratterizzata di fughe dalla scala antiincendio della casa di Bergen per allenamenti furtivi, prima dell’agognato sì di papà Martin che sblocca la situazione. Quindi il flirt con la boxe, quella amatoriale. Ottiene qualcosa anche in Italia, a Riccione, quando conquista tra i dilettanti una medaglia d’argento europea.

Chi vede lungo è Wilfried Sauerland, boss dei ring tedeschi (dove le donne sono tradizionalmente molto considerate), che gli offre l’opportunità di passare a quel professionismo all’epoca vietato in Norvegia per le donne con i guantoni. Da allora è una scalata continua, per il mondo diventa la “First Lady”. Per il titolo mondiale, per una fama tanto ampia al punto tale da legalizzare il professionismo femminile in patria e le scommesse sui relativi eventi.

“First Lady” nel palmares: non un pugno irresistibile, ma grande presenza sul ring e sole vittorie (36, di cui 9 prima del limite). First Lady per il coraggio: nella difesa del titolo contro la tedesca Jennifer Retzke finisce il match con una tripla frattura ad una gamba, tanto da dover interrompere per 15 mesi l’attività per l’operazione di ricostruzione. First Lady in tv: la Hbo la inserisce nel sottoclou di una riunione incentrata sul kazako Gennady Golovkin, per la pay per view americana è tanta roba. First Lady nella provocazione: fanno il giro del mondo le immagini del bacio sulla bocca che le dà Mikaela Lauren in sede di presentazione di una delle tante difese mondiali. La svedese non sarà ripagata con la stessa dolcezza, spedita nel mondo dei sogni al settimo round. ‘Quasi First Lady’ quando si impadronisce di tutte le cinture di campione del mondo. Quasi, perché le fanno compagnia Bernard Hopkins, Jermain Taylor, Oleksandr Usyk, Terence Crawford, Claressa Shields e Katie Taylor. Proprio quest’ultima, irlandese, altra star della boxe mondiale, dovrebbe essere uno dei prossimi obiettivi, in un match che avrebbe contorni economici da grande evento della boxe maschile. Prima però c’è da battere Jessica McCaskill e distanziare Joe Louis. Da First Lady.

 

 

 

Fonte www.repubblica.it

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