La vittoria dei francesi dovrebbe servire come esempio al calcio italiano. Se non vogliamo essere spettatori ai prossimi mondiali in Qatar, dobbiamo cambiare, perchè il nostro non è un campionato per giovani. Qualcuno rifletta
La Francia non ha espresso un gioco rivoluzionario ma messo in mostra un tridente da sogno: Giroud-Mbappé-Griezmann. Francia e Croazia hanno giocato una finale a viso aperto, come due pugili con la guardia bassa, pronti a scambiarsi cazzotti. Il risultato è stato uno spettacolare 4 a 2 che ha smentito alcuni addetti ai lavori che avevano pronosticato una finale tattica. Forse ha sbagliato approccio il tecnico croato Dalic che ha subito provato ad aggredire i francesi, favorendo la loro arma migliore: il contropiede. Si può cambiare tutto nella vita, ma non la propria genetica, i croati sono sempre stati così: battaglieri e fantasiosi, giocolieri e amanti del rischio, non lascerebbero mai una partita in mano all’avversario, anche a costo di perderla e anche se quest’ultimo è più forte e la Francia era più forte, avendo dalla sua dei veri campioni. Mpappé ha prenotato il palcoscenico del calcio mondiale per i prossimi anni, Griezmann è forse l’attaccante più completo in circolazione e Pogba ha dimostrato di valere i 100 milioni che spese il Manchester United per averlo.
I transalpini hanno giocato all’italiana, ma non ditelo ai francesi “se no, s’incazzano”, come scrisse Paolo Conte nella sua bellissima “Bartali”. Deschamps ha costruito le basi del suo successo su una difesa solida e attenta, un centrocampo tostissimo, muscolare ma anche tecnico e un attacco velocissimo e imprevedibile. Il vero valore di un mondiale e dei suoi protagonisti si pesa negli anni, quando i protagonisti della competizione entreranno, in modo naturale, nella storia. Il tridente offensivo della Francia, Giroud-Mpappé-Griezmann, verrà ricordato a lungo e i meriti di ciò vanno, al di là dell’indubbio valore dei singoli, ancora a Deschamps, che ha rinunciato ad una primadonna come il madridista Benzema, lasciato addirittura a casa per non alterare i sacri equilibri dello spogliatoio. Il tecnico francese ha lavorato sulla psicologia dei suoi tre tenori, soprattutto su quella di Giroud, convinto, per il raggiungimento della gloria finale comune, a un oscuro ma fondamentale lavoro di sacrificio che ha permesso di far brillare le stelle dei suoi compagni di reparto Mpappé e Griezmann, ben felici d’infilarsi negli spazi creati per loro dal compagno.
Questo mondiale non ha lanciato novità rivoluzionarie di modulo come avvenne col calcio totale dell’Olanda nel 1974 o il tiki-tika della Spagna nel 2010. Semmai il mondiale di Russia ha celebrato il funerale del tiki-taka, al quale troppi allenatori, anche in casa nostra si sono ispirati. Siamo tornati, e forse è un bene, a un calcio più essenziale, dove con pochi passaggi, vedi la Francia, si arriva in porta. Un calcio indubbiamente più spettacolare e meno tattico, il tiki-taka eccessivo stava rendendo noiosissime troppe partite.
E’ stato anche un mondiale che ha visto l’Italia spettatrice e, probabilmente, è stato un bene. A volte, fermarsi, osservare e pensare sugli errori fatti può essere utile. Ma i nostri dirigenti federali avranno pensato? La vittoria della Francia avrà insegnato qualcosa? Les bleus hanno vinto con una squadra giovane perché loro lanciano i giovani. La stella Mpappé è il secondo under 20, dopo la leggenda Pelé, a segnare in una finale mondiale. Il francese a diciotto anni era titolare nel Monaco in Champions League, che dopo averlo venduto a peso d’oro al Paris Saint Germanin, l’ha rimpiazzato col nostro Pellegri, che, nel Genoa, pur avendo esordito in serie A, segnando, a soli 16 anni, nel nostro campionato rischiava di crescere in panchina.
La differenza tra noi e loro è questa: noi celebriamo l’arrivo nel nostro campionato di un trentaquattrenne, Ronaldo, sicuramente fortissimo ma che non andrà a incidere sulla crescita del nostro calcio, loro lanciano ragazzini in continuazione.
Se non vogliamo essere spettatori ai prossimi mondiali in Qatar, dobbiamo cambiare, perchè il nostro non è un campionato per giovani.