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Schick, il giocatore senza ruolo ancora in semifinale. E la Roma…

Va da un estremo all’altro. Fa sognare e poi scompare. Promettere e deludere sono per lui, non tanto sinonimi, quanto verbi complementari, in rigorosa sequenza. Patrik Schick, 24 anni, talento da vendere ma poco animus pugnandi, è appena approdato alla seconda semifinale di Champions League in carriera. La prima con la Roma, la seconda con il Lipsia. Da lupetto giallorosso a toro rosso. Un primato personale di tutto rispetto, al netto di quanto possa il giovanotto ceco aver realmente contribuito alla realizzazione dei due eventi. Patrik ha una particolarità: se gioca o non gioca fa notizia quasi allo stesso modo. Se gioca è perché qualcuno ha deciso di fidarsi di lui e allora tutti lì a chiedersi: cosa nascondeva? Se non gioca è perché sembra che di colpo tornino ad aver ragione coloro i quali erano convinti che si trattasse di una mezza bufala o che, come minimo, le sue qualità tecniche non siano mai state sostenute da un’adeguata impalcatura caratteriale.

C’è in po’ di vero in tutto ciò che avete letto. Tranne che Schick sia una mezza bufala. E’ uno splendido giocatore offensivo: senza ruolo però. Quando cresci e scopri di saper fare quasi tutto, la prima cosa da fare, per un aspirante “crac”, è selezionare. Più si sale, di livello, e più diventa indispensabile la specializzazione. Poi magari resti capace di giocare a destra, a sinistra, al centro, da punta, da esterno, da trequartista. Ma la tua strada, lentamente, deve metterti nella condizione di poter dire: preferisco giocare qui, dove che sia. Schick questo non l’ha fatto. E non l’hanno aiutato. Tre anni fa, alla fine di agosto del 2017, passava alla Roma per una cifra record: i 42 milioni di euro complessivi dell’affare tra Roma e Sampdoria superavano infatti i 70 miliardi di lire spesi da Sensi per Batistuta. La piccola differenza è che Batistuta ha fatto vincere lo scudetto, Schick decisamente no. Alla fine della Champions, del resto, tornerà a Roma perché un accordo con il Lipsia, che non ha nessuna intenzione di pagare 25 milioni di euro, sembra la cosa più distante dopo Alpha Centauri.

La Roma intende monetizzare e aspetta che prendano consistenza gli interessamenti di alcune squadre, alcune tedesche, come l’Hertha Berlino o il Leverkusen, altre italiane, come il Torino. Ma Schick, come figura di mercato, rimane pesante per tutti. La sua carriera è perennemente condizionata dalla discontinuità e nessuno ha la forza economica per puntare su di lui a scatola chiusa. Troppi lati oscuri. Avesse fatto una bella figura alla Roma forse non sarebbe stato necessario farlo traslocare in Germania, perché la Roma avrebbe investito sul suo talento. Ma non è andata così. Schick in giallorosso ha segnato poco, brillato poco, entusiasmato poco: 58 presenze, alcune delle quali davvero evanescenti, e 8 reti, alcune delle quali davvero belle. Alcune sue memorabili azioni, alcuni suoi gesti, sono rimasti isolati e forse hanno peggiorato la valutazione su di lui, aggiungendo il rammarico definitivo, la classica domanda senza risposta: sembra forte forte o lo è? Una cosa è certa: Schick è alla sua seconda semifinale di Champions nell’arco di tre edizioni. Con la Roma fu titolare nel ritorno all’Olimpico col Liverpool, mentre nell’andata era in campo nel secondo tempo quando la Roma prima s’inabissò sino al 5-0 e poi segnò le due reti della speranza. Con il Lipsia ha giocato un quarto d’ora nei quarti contro l’Atletico, ma era in campo quando i suoi si sono riportati avanti. Ora c’è da capire se avrà una chance da titolare nel Lipsia che non ha più Werner (già al Chelsea da giorni).

Quando arrivò in Germania sembrava anche peggio: sino all’undicesima giornata collezionò appena 27 minuti contro il Leverkusen, causa un infortunio alla caviglia. Fermo per necessità o per scelta tecnica, già si gridava al fallimento. Poi la svolta, che lo ha portato in un ambiente critico ma non ossessionato (“qui c’è meno pressione, si può anche restare anonimi…”) a segnare 10 reti in 22 partite, pur partendo ogni tanto dalla panchina (si è alternato a Poulsen). Forse Nagelsmann ha lavorato sul vero limite di Schick: non conoscersi ancora abbastanza. Forse il 33enne tecnico ha lasciato che fosse il ragazzo a ragionarci sopra: sarà meglio fare la seconda punta accanto a Werner? Forse. Sicuramente non può fare la prima punta, ragione per cui la Roma lo acquistò (salvo poi ricordarsi che con la maglia della Sampdoria, proprio contro la Roma, giocò a destra) e ragione per cui la Roma lo ha mandato in prestito. Tra l’essere l’alternativa di Dzeko e l’immaginarsi esterno d’attacco, alla Roma Schick è praticamente svanito, implodendo. Al Lipsia ha ritrovato quello che a Roma gli era negato: lo spazio, che è il vero giocatore in più di una squadra che sa muoversi in armonia. Il che pone adesso il problema: Nagelsmann vorrebbe tenerlo (“lo volevo già all’Hoffenheim, per me è un giocatore da sogno…”), ma i soldi non ci sarebbero. Chi vincerà? Magari Schick segna in semifinale al Psg e allenta i cordoni della borsa della Red Bull. Magari la Roma ci ripensa. Magari non resta neppure Nagelsmann…

Fonte www.repubblica.it

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