GENOVA – Soffrendo, stringendo i denti e dimostrando un carattere importante la Juventus porta a casa tre punti molto importanti e significativi. Ha giocato bene? Solo nel primo tempo, nel secondo ha sofferto. Ma paradossalmente è questa la buona notizia per Pirlo che sapeva già di avere una squadra frizzante e tecnica, ma non aveva ancora trovato una squadra matura che, in situazioni critiche, sa difendere un gol di vantaggio. Si respira aria allegriana nella ripresa quando la difesa regge all’urto, sapendo soffrire e mantenendo una lucidità vista poco nella primissima parte di stagione, la presenza di Chiellini in campo, in questo senso, non è assolutamente casuale. Il capitano bianconero giganteggia, salva un gol stoppando un tiro a botta sicura di Quagliarella, lotta leonino su ogni tentativo blucerchiato e carica tutto il suo reparto che disputa, forse, i 45′ migliori della stagione. Perché se è vero che la Juventus gioca molti minuti della ripresa nella propria metà campo, è altrettanto vero che Szczesny non deve compiere miracoli: davanti a lui la Juventus si sigilla con ruvida esperienza. Il fatto che poi, all’inizio del recupero, la squadra di Pirlo trovi la zampata di Ramsey è poi ulteriore prova di maturità e cinismo. Partita sporca, vittoria brillante.
La chiave
La chiave, oltre a Chiellini, è la riforma del centrocampo che ormai sembra aver trovato il suo equilibrio intorno ad Arthur e McKennie. Che il terzo sia Bentancur o Rabiot cambia poco: la classe e la visione di gioco del brasiliano e il dinamismo funambolico dell’americano rappresentano la svolta della stagione. Ora tutto gira in modo logico e anche la mancanza di forma da parte di CR7 diventa una annotazione a margine, non un problema cruciale.
La brillantezza
Nel primo tempo il dominio della Juventus è frizzante, ritmato e praticamente totale. Lo zero alla voce “parate di Szczesny” è indicativo dell’andamento dei primi quarantacinque minuti. La squadra di Pirlo corre bene: McKennie e Bentancur sono micidiali, così come Chiesa e il gioco si sviluppa verticale, con una pressione alta che asfissia la Sampdoria nella sua metà campo. Esattamente come vuole Pirlo. Il problema è che un tempo giocato in quel modo non può finire con un solo gol di differenza. L’1-0, firmato da Federico Chiesa, è almeno di due taglie in meno rispetto a quanto accaduto in campo e se Ronaldo può fare un esame di coscienza per due errori inusuali per lui, in generale è la mancanza di concretezza che potrebbe non piacere a Pirlo.
La sofferenza
Di sicuro Pirlo sarà furioso per l’atteggiamento del secondo tempo. Perché il dominio juventino si interrompe e la Sampdoria prende campo in modo preoccupante per la difesa bianconera. Nel frattempo Ronaldo e Morata, che Pirlo ha allargato tantissimo, lasciano spazi interessanti per McKennie spesso in posizione di punta centrale, ma senza creare grossi pericoli per la difesa blucerchiata. La Samp invece è lodevole per la determinazione con la quale cerca il pareggio su un terreno sempre più infame per la pioggia (dopo la finale di Supercoppa giocata sul terrificante manto di Reggio Emilia, un altro prato indegno della Serie A). Poi mentre la Samp cerca in tutti i modi di trovare l’imbucata giusta, un contropiede fulmineo consente a Ronaldo di effettuare la giocata che gli vale, da sola, la sufficienza in una partita davvero opaca: il lancio per Cuadrado è perfezione calcistica, la finta del colombiano sbilancia tutta la difesa e libera Ramsey che calcia solo a porta vuota. E la vittoria pesa, non tanto per la serie che si allunga, quanto perché si solidifica l’anima della squadra di Pirlo.
Fonte tuttosport.com