Uno contro l’altro, per l’undicesima volta. Filippo contro Simone, Inzaghi contro Inzaghi. Per Lazio e Benevento l’estate non è ancora finita: alla prima giornata di campionato avrebbero dovuto affrontare Atalanta e Inter, che però hanno ottenuto il rinvio visti gli impegni europei che hanno tenuto le due squadre nerazzurre occupate fino ad agosto inoltrato. Niente di meglio, per riscaldare i motori, di una partitella in famiglia. Nel senso letterale. Biancocelesti e giallorossi si affrontano oggi in amichevole all’Olimpico (fischio d’inizio alle 18) e anche se non ci sono punti in palio, entrambi gli Inzaghi ci tengono a fare bella figura.
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Fratelli coltelli, recita il detto. Ma per quei due proprio non vale. Troppo stretto il legame che li lega fin da quando, da bambini, giocavano al parco a San Nicolò, frazione del comune di Rottofreno in provincia di Piacenza, e Pippo pretendeva che anche Simo, di tre anni più piccolo, partecipasse alle sfide. Così legati che non potevano che avere lo stesso ruolo, quello di attaccante. Poi, quando si è iniziato a fare sul serio, le loro carriere hanno preso direzioni divergenti. Orgoglio di papà Giancarlo e mamma Marina, i fratelli Inzaghi sono arrivati fino in Serie A, ma pur avendo avuto in comune alcune maglie (Piacenza e Atalanta), le hanno sempre indossate in periodi diversi. Si sono affrontati in otto occasioni, con un bilancio di tre vittorie per Filippo, tre pareggi e due successi per Simone.
Avrebbero voluto giocare almeno una volta nella stessa squadra e ci sono riusciti, ma solo per 11 minuti. In un’occasione che però non si dimentica: con la maglia della Nazionale, nell’amichevole vinta per 1-0 contro l’Inghilterra al Delle Alpi. Era il 15 novembre 2000, esattamente sei mesi dopo la vittoria dello scudetto della Lazio di Simone ai danni della Juventus di Pippo, affondata dal gol di Calori nel diluvio di Perugia.
Chi li ha visti crescere non aveva dubbi: Inzaghino era più tecnico, ma il fratello maggiore aveva una fame di gol rara da trovare. E anche se Simone ha chiuso a 34 anni una carriera di calciatore di tutto rispetto (oltre allo scudetto, tre Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e una Europea), quando Filippo a 38 anni ha appeso le scarpette al chiodo, ha dovuto fare spazio tra i trofei: senza bisogno di fare l’elenco, basti ricordare le due Champions League vinte con il Milan e il Mondiale 2006.
Ma nella nuova veste di allenatore, Simone si sta prendendo la rivincita: con la Lazio, con cui è partito dal basso e ha scalato le categorie – Allievi regionali, Allievi nazionali, Primavera e infine la prima squadra – , ha già vinto una Coppe Italia e due Supercoppe italiane. La carriera di allenatore di Filippo all’inizio sembra ricalcare quella del fratello minore: l’esordio con gli Allievi del Milan, poi la Primavera con la vittoria del torneo di Viareggio e nella stagione 2014/15 la grande occasione in prima squadra. Non sfruttata nel migliore dei modi, con i rossoneri che chiudono decimi in classifica e l’esonero. Con grande umiltà, Pippo riparte dal basso: promozione in Serie B al primo colpo con il Venezia, che l’anno dopo porta in semifinale dei play-off. E’ il momento di riprovarci in Serie A: il Bologna gli dà fiducia ma anche stavolta l’esperienza si conclude con un esonero a metà stagione. Con il Benevento avrà la terza chance: dopo la cavalcata trionfale dei campani in Serie B – eguagliato il record di 86 punti del Palermo 2013/14, che però giocò 4 partite in più – la conferma da parte del presidente Vigorito, che lo stima moltissimo, era d’obbligo.
E magari in questa amichevole, in attesa del confronto ufficiale del prossimo 16 dicembre nella 12esima giornata di campionato, Pippo proverà a togliersi lo sfizio di battere per la prima volta Simo dalla panchina: il bilancio finora è sullo 0-2, in tutto e per tutto. Con questo punteggio sono infatti finite sia Milan-Lazio ai quarti di finale del torneo giovanile di Arco della categoria Allievi nel 2013 che Bologna-Lazio in Serie A nel 2018. I fratelli Inzaghi si sentono più volte al giorno e parlano tantissimo di calcio, ma da allenatori che si rispettino hanno imparato la nobile arte della pretattica e non si saranno lasciati sfuggire dettagli preziosi per l’altro in vista del match. Avversari ancora una volta, l’undicesima, ma nemici proprio mai.
Fonte www.repubblica.it