Jannik Sinner va veloce come le voci che corrono sugli spalti. “Questo ragazzo è forte”. “Hai visto che diritto?”. “Eccolo, eccolo lì che arriva”. Il primo boato per il 18enne azzurro arriva ancora prima che possa tirar fuori la racchetta dal borsone, all’ingresso in campo.
La sicurezza con cui l’allievo di Riccardo Piatti ha spazzato via il 21enne Mikael Ymer, di tre anni più grande di lui, è più spiazzante solo della naturalezza con cui si divincola tra domande e risposte, prima sul campo a fine match e poi in sala stampa dove anche i giornalisti, come gli appassionati in tribuna, aspettano tutti lui.
Tre game lasciati in 56 minuti scarsi, una visibile differenza di ritmo, una maggiore attitudine alla superficie. Il tutto, come al solito, riassunto alla perfezione dalle parole del diretto interessato. “È stato un match molto rapido, veloce”. Tanto da permettere di guardare subito più in là, alle semifinali, per le quali Jannik è già qualificato con una partita d’anticipo. “Non importa, anche giovedì scenderò in campo per vincere”.
E sicuramente per imparare, come sa chi gli sta vicino e come vuole la filosofia dello staff tecnico di Riccardo Piatti. Ma c’è un altro motivazione per, come direbbero nel calcio, onorare l’impegno: “I tifosi. Devo ringraziarli perché sono sempre fantastici in questi giorni con me – e giù applausi a dirotto – è molto emozionante giocare qua, quindi… cerchiamo di vincere anche domani”.
Come ha fatto ieri, come ha fatto oggi: “Qui tutto va più veloce e a volte anche un pizzico di fortuna può far andare le partite in modo più rapido. E poi arrivo da un momento in cui la fiducia non manca. Forse non mi aspettavo di essere già in semifinale dopo le prime due partite, soprattutto perché nel girone siamo 4 giocatori del tutto diversi”.
Ma i problemi di adattamento, se ci sono, non si vedono: “Di giorno in giorno migliorano le sensazioni, ci si abitua alle condizioni, si prende confidenza con le palline. Sono felice di come sto giocando, e poi nel secondo set non era così scontata… Mikael ha avuto le sue chance e su un paio di palle tutto poteva complicarsi e allungarsi”.
La differenza però l’ha fatta nei punti che conta, come ormai Sinner ha un po’ abituato tutti (ne ha vinti 4 su 5): “Tutti mettiamo un po’ di extra concentrazione nei punti che contano, è normale”.
E poi con queste regole se ne giocano di più, di cosiddetti Big Points. “Ce ne sono molti, in pratica ogni volta che arriva sul 40 pari ne giochi uno. Però io ho servito bene, come ho fatto anche contro Tiafoe. Adesso c’è un altro match importante da giocare, senza guardare troppo avanti”.
E a chi gli chiede se adesso, dopo questo 2 su 2, si sente il favorito, lui fa quasi spallucce: “No, io sono l’ottavo qui, non sono io il favorito. La pressione è addosso agli altri, soprattutto su De Minaur, che ha avuto una grande stagione”.
Quello di Jannik è comunque un gioco che resta negli occhi di tutti gli appassionati che lasciano l’Allianz Cloud verso la umida notte milanese.
Un gioco raro, che non assomiglia ad alcun italiano che lo ha preceduto. Nemmeno a quello di quell’Andreas Seppi che per il piccolo Jannik era una specie di idolo.
“Andreas è stato il primo giocatore a fare qualcosa di importante in Alto Adige, ricordo di averlo visto giocare per la prima volta nel challenger di Ortisei e mi piaceva molto”. Ma i paragoni no: “Credo che io e Andreas abbiamo due modi di giocare molto differenti”.