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Sneijder shock: “La vodka era diventata la mia migliore amica”

 

“Avevamo giocatori fantastici a centrocampo ma Sneijder è stato la chiave per noi“. Josè Mourinho ha sempre riconosciuto il ruolo fondamentale ricoperto dall’olandese per la conquista del “Triplete” (scudetto, Champions League e Coppa Italia) nella stagione 2009-10. E nell’estate del 2009 era stato proprio il tecnico portoghese a insistere con il presidente Moratti per acquistare Wesley Sneijder dal Real Madrid, che un “giorno lo voleva vendere e un altro no”. Le merengues in realtà non credevano più nel talento olandese e lo avevano ceduto all’Inter per 15 milioni (dopo averlo pagato nel 2007 circa 27 milioni di euro). Ora è lo stesso Wesley Sneijder a spiegare i difficili momenti vissuti al Real che portarono alla sua “sottovalutazione” da parte dei Blancos e al fortunato passaggio in nerazzurro.

“La bottiglia era diventata la mia migliore amica”

“Non mi rendevo conto che la bottiglia di vodka era diventata la mia migliore amica“, ha scritto Sneijder nella sua autobiografia che uscirà a breve. Il centrocampista orange era arrivato a Madrid a 23 anni, aveva una moglie (Ramona Streekstra sposata nel 2005) e un figlio (Jessey nato nel 2006). Ma la coppia era entrata in crisi (avrebbero divorziato nel 2009) e il calciatore era rimasto solo. “Sono stato lasciato solo e vedevo poco Jessey. Tra l’altro, perché restare soli quando hai abbastanza amici con cui passare il tempo libero?”, ha scritto Sneijder.

“Niente droghe, ma ‘alcol e rock ‘n’ roll'”

“Ero giovane ed affascinato dal successo e dalle attenzioni, ma col passare del tempo qualcosa andò storto. Niente droghe, ma ‘alcol e rock ‘n’ roll’. Mi ci sono abituato in fretta, perché se fai il calciatore lì sei amato davvero. Tutto ciò che mangi, ad esempio, è coperto dal ‘mantello dell’amore'”, ha spiegato.

“Pensavo che nessuno se ne accorgesse”

Lo stile di vita di Sneijder non era passato inosservato al Real. “Mi dicevano che non potevo durare a lungo continuando a vivere così. Giocavo abbastanza bene, ma dicevano che avrei potuto fare ancora meglio – ha scritto l’ex orange -. Ero giovane, quindi fisicamente non me ne accorgevo nemmeno. Il secondo anno giocavo molto ma meno bene, meno concentrato. Il mio comportamento non era degno degli standard del Real Madrid. Mentivo a me stesso dicendomi che stava andando tutto bene, fisicamente stavo affondando. Correvo di meno, però potevo nascondere la cosa grazie alla mia tecnica. Pensavo che nessuno se ne accorgesse“.

Uno dei “Big Four” olandesi

Cresciuto nell’Ajax, Sneijder nella sua carriera ha vestito le maglie di Real Madrid, Inter (dal 2009 al 2013), Galatasaray, Nizza, e ultima quella della qatariota Al Gharafa. Con la nazionale, Sneijder ha collezionato 134 presenze e 31 gol, partecipando a tre Mondiali (terzo posto a Brasile 2014) e tre Europei. Era considerato uno dei cosiddetti “Big Four” del calcio orange, insieme a Van der Vaart, Van Persie e Robben. Ha lasciato il calcio nel 2019.

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