Per un’ora, fino al minuto 45 del secondo tempo di Atalanta-Psg, il portiere di riserva Marco Sportiello da Desio, insuperabile per Neymar e per il calciatore più costoso del mondo, il ventiduenne campione del mondo francese Kylian Mbappé, si è illuso di avere incarnato davvero il riscatto di Bergamo contro il coronavirus, lui che per un mese e mezzo, tra marzo e maggio, non era mai uscito dallo stato di prigioniero del Covid 19. Pur in assenza di sintomi, il tampone non si negativizzava. E siccome Sportiello era stato il primo positivo della squadra, la sua vicenda diventava il paradigma dei guai della squadra intera e della città, nel progressivo e sempre più solido processo di identificazione tra l’Atalanta e Bergamo.
Per un’ora, dentro l’Estadio da Luz chiuso per coronavirus, soprattutto la sua voce rimbombava, come quelle di ogni portiere che comanda da dietro i compagni e li incita e ne guida i movimenti. Invece la voce di Mbappé, entrato nell’ultima mezz’ora con una caviglia stabile ma non troppo, giusto per aggiustare le cose e per raddrizzare la traiettoria del pallone che nella porta avversaria proprio non voleva saperne di entrare, si era sentita un paio di volte appena: “Ici, ici”. Qui, passatela qui, a me, diceva dalle zolle di sinistra del prato lisbonese il prodigioso velocista, che il gioco del Psg non riusciva a innescare.
Sportiello era diventato il portiere titolare della formidabile avventura bergamasca, la Final Eight atalantina, appena qualche giorno prima della partenza per Lisbona: colpa dell’infortunio al ginocchio di Gollini, portiere guascone in corsa per andare all’Europeo con la Nazionale di Mancini e molto bravo anche coi piedi, il che per Gasperini, antesignano dell’evoluzione tattica del ruolo, è requisito non secondario. Anche Sportiello coi piedi non è affatto male e la Nazionale l’ha sfiorata a sua volta: prima dell’Europeo 2016 Conte lo aveva convocato per lo stage a Coverciano. Poi non se n’era fatto niente, in Francia erano andati altri e la carriera dell’ex promessa delle giovanili dell’Atalanta – 154 presenze in A tra Atalanta, Fiorentina e Frosinone, con ritorno a Bergamo – sembrava la classica chiusura del cerchio, a 28 anni, da riserva di una piccola grande squadra o di una grande piccola squadre, dipende dai punti di vista e dai gusti letterari.
Ma il destino è spesso circolare e in quello del ventottenne Marco, che aveva festeggiato il 10 maggio il compleanno col regalo più bello, il tampone finalmente negativo 3 giorni prima, c’era ancora la Francia, nel senso del Psg, il club dei ricconi al quale lui stava sbarrando la porta verso la semifinale. Neymar, 222 milioni di cartellino pagato al Barcellona quando sbarcò a Parigi nel 2017, gli era arrivato davanti tre volte e lui lo aveva ipnotizzato oppure il brasiliano aveva pagato la supponenza della ricerca del gol capolavoro, fatto sta che all’Atalanta bastava il gol cesellato da Pasalic nell’angolo alto. Poi era entrato Mbappé, il calciatore più caro del mondo secondo tutte le classifiche, quello che per strapparlo al Psg – ammesso che il Qatar abbia mai l’intenzione di cederlo e il presidente Al Khelaifi dice che non se ne parla proprio – ci vorrebbero 200 milioni di euro. Erano 225 a febbraio, prima della crisi del coronavirus, ma la sostanza rimane: resta il più caro, comunque. L’assatanato Kylian il parigino, al 39′ del secondo tempo, ha verificato, come Neymar, il sortilegio di Sportiello, che gli si è parato davanti in uscita bassa e lo ha fatto sbagliare. Però la predestinazione, nello sport, non è mica un luogo comune. Così al terzo minuto di recupero, tre giri di lancette dopo il pareggio di Marquinhos, Mbappé si è smarcato in area come vuole la sua nobile arte di immarcabile campione e da lì ha recapitato al carneade Choupo-Mouting un assist da spingere semplicemente in porta. Il gregario ha eseguito. Il campione è in semifinale con la sua caviglia un po’ malferma. E il portiere di riserva ha perso un sogno bellissimo.
Fonte www.repubblica.it