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Sadaf Khadem
Se non avesse avuto una licenza francese, Sadaf Khadem non avrebbe messo un’altra pietra miliare nella ancora lunghissima battaglia per la parità dei diritti della donna. Senza quel passaporto sportivo, la ventiquattrenne non sarebbe diventata la prima pugile donna dell’Iran a combattere in un match ufficiale. Col decisivo aiuto di Mahyar Monshipour, ex campione del mondo dei supergallo, iraniano di nascita, francese d’adozione.
Che racconta: “Nel 2017 sono andato in Iran per fare un po’ di promozione e alla fine ho fatto un allenamento pubblico con circa 35 atleti sui monti che guardano Teheran. Sei di loro erano donne. Una mi ha contattato sui social media chiedendomi di farla combattere. Le ho risposto che era impossibile. Poi, due mesi fa la Federboxe iraniana ha aperto la porta alle donne, abbiamo chiesto di fissare un meeting ma sembrava impossibile perché ci chiedevano un allenatore donna, un arbitro donna, eccetera. Così, con l’aiuto del Ministero dello sport l’abbiamo fatta venire in Francia”.
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Come sarà accolta al rientro in patria, col trionfo o col disastro? Nel dubbio, Monshipour la scorterà. È rimasto troppo impressionato dalla forza di volontà della ragazza che, quattro anni fa, si allenava in privato, perché le palestre erano solo per uomini, nel paese che solo ad ottobre ha concesso alle donne di entrare negli stadi di calcio. “Per lotta e pesi è più facile, sono sport più insiti nella nostra cultura”, ha spiegato la pioniera dello sport al femminile. Che ha evitato di combattere nella più vicina Turchia dove i match delle donne sono concessi ma non è prevista la copertura sanitaria.
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Il primo allenamento insieme ai pugili uomini è stato talmente sconvolgente da portarla alle lacrime, ma da convincere anche i genitori: “Che mi amano e mi supportano nella mia passione. Ho aspettato talmente tanto per quest’occasione e ora vado avanti che è una meraviglia. Spero che il primo match apra la strada a tutti e io possa scrivere il mio nome nella storia della boxe iraniana”.
Sadaf fatto tanti sacrifici per rientrare nel peso, dai 100 chili che era i 68 di oggi: “Nel mio paese ci sono tante donne che tirano di boxe, questo incontro è anche per loro, ogni posto ha i suoi problemi e ti spinge a superare degli ostacoli”. È talmente coinvolgente che anche l’avversaria, Anne Chauvin, che incrocia i guantoni con lei a Royan, si sente parte della storia: “Sono felice di aiutare la causa delle donne”.
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